Il mostro
17 Gennaio 2020
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Il mostro

“Eco-socialismo o barbarie”, questa l’affermazione del sito Climate&Capitalism, parole che ricordano quelle di Rosa Luxemberg, quando nel 1915 dal carcere scriveva: “socialismo o barbarie”. Quasi cinquanta anni fa mi trovai a ragionare sullo stesso dilemma, quando furono pubblicate le tesi del gruppo del Manifesto scritte da Lucio Magri: “Per il Comunismo”, uno dei testi più belli della rivista mensile di allora. Un interrogativo che oggi ha una attualità e una pregnanza straordinaria. La barbarie moderna è una mala pianta che cresce in molti luoghi del vivere sociale e dei comportamenti individuali, e la decadenza della Politica è uno dei luoghi dove le cose vanno peggio.

Brevemente su tre episodi che hanno segnato la cronaca di questi ultimi giorni: la vittoria di Johnson in Gran Bretagna, il movimento delle sardine e la conferenza a Madrid sui cambiamenti climatici.

La quasi totalità dei commentatori politici ha raccontato le elezioni in Gran Bretagna come una marcia trionfale di “re Boris”, come un calvario per Corbyn e come una rovinosa sconfitta di quanti erano contro la Brexit. Le cose non stanno così. Il Partito Conservatore ha preso il 43% e grazie al meccanismo della legge elettorale la maggioranza relativa dei suoi voti è diventata un’ampia maggioranza parlamentare. Cor- byn ha perso le elezioni, né il settantenne leader, non solo per ragioni anagrafiche, può essere il leader del futuro; pur tuttavia è bene ricordare che il Labour di Corbyn ha preso il 32,2% e che il 60% dei voti dei giovani vanno a lui. Nessuno dei partiti della sinistra nei grandi paesi europei ha ottenuto tanto nelle ultime elezioni politiche. Infine, il grande broglio delle elezioni inglesi. Se leggiamo e ragioniamo sui dati reali del voto appare evidente che se si fosse avuto un referendum sulla Brexit, il “re Boris” l’avrebbe perso. Con un abile raggiro, grazie al sistema elettorale maggioritario il leader conservatore ha vinto la sfida del governo e della Brexit. Ma la società inglese, questa è la cosa che intendo sottolineare, malgrado la crisi economico-finanziaria di questi ultimi dieci anni, malgrado la manipolazione del senso comune delle classi povere, continua ad essere una società multietnica, aperta e civile. Si è persa, anche per responsabilità della sinistra, una battaglia, ma la partita decisiva in quel paese che è stata la “culla della democrazia” e che per Marx doveva essere l’origine del socialismo, è del tutto aperta.

A piazza San Giovanni ho cercato di comprendere il senso delle mobilitazioni che stanno riempendo le piazze italiane. Ho fatto fatica a capire, ho ritrovato poco o nulla dei codici della sinistra che conosco: non bandiere, non striscioni, non comizi, non analisi, né ragionamenti compiuti, nulla del passato salvo “Bella ciao”. San Giovanni sembrava essere più un luogo di appuntamenti privati che una manifestazione della Politica. Proprio questa, forse, è la debolezza e la forza delle sardine. Questi incontri di massa rappresentano la testimonianza più evidente del vuoto della cultura politica della sinistra, al pari tempo ci dicono quanto sia profondamente radicata nella società italiana la resistenza alla prospettiva plumbea del salvinismo. Vi è un’Italia silenziosa, rassegnata, quasi paralizzata dalla violenza e dalla ferocia del linguaggio della destra: questo mondo le sardine scuotono e forse svegliano. Non so, e francamente poco mi interessa l’evoluzione o l’involuzione politica di questo anomalo movimento, sono però certo che questi giovani hanno immesso nel circuito sociale una energia positiva e hanno ridato significato a valori elementari come inclusione, solidarietà, eguaglianza. La partita fra “barbarie e civiltà” è ancora aperta, purché la si giochi.

Infine, il fallimento della conferenza sul clima a Madrid. Greta, gli scienziati e i tantissimi ragazzi del Friday for Future hanno fatto la loro parte, ma il conflitto sul destino del pianeta è il crocevia più complicato nell’alternativa fra “barbarie e civiltà”. Qui lo scontro non è con la destra becera, ma con il sistema, con i poteri che governano il mondo e dietro questi poteri ci sono classi sociali ricche, ma anche operai, contadini, ceti medi, produttori e consumatori. Quella che dovremmo fare è una vera e inedita rivoluzione, un cambiamento radicale del sistema economico-sociale e della relazione decisiva fra uomo e natura. Non è “un pranzo di gala”, ma un aspro conflitto. Per questo è giusto parlare di eco-socialismo, per questo guardiamo con speranza all’enciclica di Papa Francesco Laudato sì.

Gramsci scriveva: “il vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda a comparire. In questo chiaroscuro nascono i mostri”. Questi mostri da tempo girano per le nostre strade, basti pensare che le nostre banche negli ultimi anni hanno fatto dieci miliardi di utili e hanno licenziato 30mila lavoratori. Il problema primo che abbiamo è la latitanza di chi doveva e dovrebbe combattere “il mostro”.☺

 

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