il noce
24 Febbraio 2010 Share

il noce

            Per l’aspetto maestoso e per la bontà dei frutti, solo questa pianta, detta Juglans regia, ha meritato, fra le tante appartenenti alla famiglia delle Juglandacee, di essere chiamata regia, cioè “regale”. Il nome del genere, Juglans, secondo l’interpretazione popolare, deriverebbe dalla contrazione di Iovis glans, “ghianda di Giove”. Il noce è una pianta di origine antichissima e più volte viene citato nella Bibbia: «Io discesi nell’orto delle noci…» (Cantico dei Cantici cap. VI). Secondo Plinio, i Romani videro l’albero in Grecia e lo portarono a Roma. Il suo frutto infatti era ben noto nell’antica Roma, poiché Ovidio nel suo poemetto Le noci parla di un gioco assai diffuso fra i ragazzi, in cui le noci venivano usate come palline. Il gioco delle noci era quasi il simbolo della spensierata gioventù e di qui derivava l’usanza di gettare questi frutti in occasione di matrimoni, poiché con tale gesto si considerava simbolicamente chiusa l’età dei giochi.

Molti sono i detti, i proverbi e i modi di dire evocati dalla noce. «Lasciarsi schiacciare una noce in capo» significa subire prepotenze. «Una noce in sacco non fa rumore» ricorda che le proteste di una sola persona hanno poca eco e non impensieriscono i potenti. Le noci sono così saporite che i contadini una volta dicevano: «Pane e noci, pasto da sposi». È diventato poi proverbiale il miracolo che racconta fra’ Galdino ne I Promessi Sposi.

            Ma il noce è sempre stato una pianta legata anche a leggende di maghi e di streghe. Infatti, sotto il noce, che non viene mai colpito dal fulmine, si riunivano le streghe e il centro più importante di tali incontri era il famoso noce di Benevento, citato anche da Shakespeare. Questo albero ha finito per evocare un simbolismo funesto che si è riflettuto in alcune superstizioni. Nelle campagne si dice ancora oggi che non conviene riposare e tanto meno dormire all’ombra di un noce perché è facile svegliarsi con una forte emicrania se non addirittura con la febbre. La credenza è probabilmente legata al fatto che sotto la sua ombra la vegetazione è difficile e scarsa, perché le radici e le foglie della pianta contengono una sostanza tossica, la iuglandina, capace di provocare la morte di molte piante che crescono nelle sue vicinanze.

            Tuttavia ogni parte della pianta del noce può essere utilizzata: il legno, la cui importanza nell’industria del mobile è ben nota; la corteccia, ricca di tannino, per conciare le pelli; il mallo, per tingere in nero o in marrone; le foglie, usate in erboristeria, ed infine il frutto, più precisamente il gheriglio, che è una vera risorsa per il suo alto valore nutritivo e per la sua serbevolezza. Le sostanze proteiche contenute nei gherigli hanno un elevato potere biologico che le rendono simili alle sostanze proteiche di origine animale (carne, uova, latte). I gherigli contengono inoltre una notevole quantità di fosforo, ferro e buone quantità di vitamina B1.

            Il noce figura inoltre tra le piante medicinali e, se giustamente usato, può alleviare le nostre sofferenze. L’infuso, che si prepara con 15-30 grammi di foglie spezzettate in un litro di acqua bollente, è consigliato nei casi di dispepsie, infiammazioni catarrali del tubo gastro-enterico, anemia. Il decotto, ottenuto con 50 grammi di foglie fresche per ogni litro di acqua, trova applicazione per gargarismi astringenti, bagni e impacchi in varie forme di dermatosi. Dalla spremitura dei gherigli si ottiene un ottimo olio, un tempo assai apprezzato nell’alimentazione, e che ora trova largo impiego contro arrossamenti ed eritemi da prolungata esposizione al sole. È infine noto da tempo che il consumo moderato e regolare di noci è associato a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari. Effettivamente, i grassi abbondantemente contenuti in questo seme sono per l’80% di tipo insaturo e totalmente privi di colesterolo. Le noci, per il loro  elevatissimo potere nutritivo, devono però essere consumate con moderazione e conservate con cura per impedirne le alterazioni (irrancidimento).

            Purtroppo, nel nostro territorio, negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un vero e proprio scempio: l’abbattimento di maestosi e secolari alberi di noci per ricavarne legno pregiato. Ancora una volta la sete del denaro ha prevalso sulla bellezza e sulla bontà di questa pianta, che si può gustare anche in semplici liquori come quelli che seguono.

Nocino

            È un liquore di antichissima tradizione, forse di origine celtica, da prepararsi con le noci verdi colte il 24 giugno, giorno di San Giovanni, comunque non oltre la fine di giugno.

Mettere in un vaso di vetro 30 noci verdi tagliate in quattro parti, un litro di alcol, 4-5 chiodi di garofano, la buccia sottile di mezzo limone e 30 petali di rosa rossa profumata. Chiudere il vaso e scuoterlo più volte per mescolare gli ingredienti. Conservarlo in un luogo buio per 40 giorni e agitarlo ogni 8 giorni. Colare ed unire ad uno sciroppo preparato con 200 grammi di acqua e 400 grammi di zucchero. Imbottigliare e lasciare invecchiare per 2-3 mesi.

Grappa alle noci

            In alternativa al nocino, sempre nello stesso periodo, si può preparare una grappa alle noci che ha caratteristiche e proprietà toniche.

            Dividere 15 noci verdi e piccole in quattro spicchi e sistemarle sul fondo di un vaso di vetro. Aggiungere 2 litri di grappa e lasciare in infusione per circa 40 giorni in un luogo caldo, avendo cura di agitare ogni 2-3 giorni. Trascorso il periodo stabilito, filtrare con cura, aggiungere 250 grammi di zucchero sciolto a bagnomaria con ½ bicchiere d’acqua. Lasciare raffreddare e imbottigliare. Dopo un mese di stagionatura la grappa sarà pronta per essere gustata. Una variante della ricetta prevede, al momento dell’infusione, l’aggiunta di qualche pezzetto di corteccia di cannella e 5 chiodi di garofano. ☺

giannotti.gildo@gmail.com

 

 

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