Il petrolio del 21° secolo
4 Aprile 2019
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Il petrolio del 21° secolo

Col termine coltan si indica una miscela complessa di due minerali, columbite-tantalite, che si trovano molto di rado come termini puri.

A vederlo, il coltan, appare come una sorta di sabbia nera, leggermente radioattiva, da cui si estrae il tantalio, metallo raro usato massicciamente nelle tecnologie di punta, dai cellulari ai computer passando per l’industria aerospaziale e quella degli armamenti. Si tratta di un superconduttore capace di sopportare elevate temperature e fortemente resistente alla corrosione, oltre a possedere una grande capacità di immagazzinare cariche elettriche. Tali caratteristiche ne hanno, nel tempo, determinato un suo sempre più massiccio utilizzo, tanto che gli esperti prevedono, a breve, un’impennata della richiesta globale e la possibilità che la stessa possa triplicare già entro il 2025.

I maggiori giacimenti di columbo-tantalite sono localizzati nei Paesi dell’Africa centro-orientale, in particolare nella zona dei grandi laghi (Congo, Ruanda, Burundi), in Australia e in Brasile. La novità degli ultimi anni, nel settore, è quella della scoperta di riserve di coltan, di non trascurabile importanza quantitativa e, dunque, commerciale e strategica nello scenario geopolitico mondiale nello Stato di Amazonas in Venezuela.

In un mondo orientato all’abbandono dei combustibili fossili e del petrolio, in particolare, come fonte primaria di energia, di cui lo stesso Stato sud-americano è forte detentore, materiali come il coltan sono destinati a costituire, per i decenni a venire, la nuova ricchezza per gli Stati in cui tali riserve sono cospicuamente custodite. Le guerre commerciali, in atto, tra i colossi mondiali dell’economia, per la conquista di posizioni di predominio nelle diverse fasi delle filiere produttive, non si sono fatte attendere. A cominciare, infatti, dall’ estrazione dei minerali, per proseguire con gli impianti di lavorazione dei metalli in essi contenuti, fino alla produzione delle batterie per le auto e per le reti elettriche e quant’altro, per concludere con la commercializzazione dei veicoli a zero emissioni, è evidente che la posta in gioco è alta, molto alta!

 

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