«E’ il potere che ancora una volta sbaglia diagnosi, che non vuol vedere le ragioni degli altri, perché non vuole misurarsi con i disastri che esso stesso ha creato» (Raniero La Valle).
Mentre il percorso dei diritti umani progettava una umanità solidale, capace di concertare diagnosi condivise, scambio di mezzi, aiuto reciproco in vista di rimozioni di schiavitù, liberazioni da oppressioni e ingiustizie, e soprattutto per la promozione di un futuro basato su uno sviluppo pacifico, dignitoso e solidale, una diagnosi errata, una terapia ancora più disastrosa, addirittura criminale è precipitata su tutti dall’ultimo trentennio del secolo scorso ad oggi. Si chiedeva mesi addietro Raniero La Valle: «Dopo aver deposto dittatori assoluti e sistemi opprimenti, per affermare percorsi di diritti e di legalità democratiche, siamo sicuri che, ancor oggi, la posta in gioco non sia precisamente la deposizione di un sovrano? Il sovrano è quel potere che non riconosce alcun potere su di sé, che giudica tutti e non è giudicato da nessuno. Tale è il potere del mercato, da quando si è deciso che l’unica legge è la sua e che ad esso devono piegarsi e soccombere tutte le altre leggi, comprese quelle dei diritti umani fondamentali, frutto di lotte e di fatiche e che senza la presa della Bastiglia, non si sarebbero mai potute fare».
Riprendiamo il discorso a partire dall’Europa, uscita disastrata dalla seconda guerra mondiale. La prima forma comunitaria a sei nazioni (CECA) ebbe il coraggio di un cammino solidale al di là del fatto che vi partecipassero, per la guerra vissuta, vincitori e vinti. Una spinta unitaria, per un futuro condiviso, portò a sottoscrivere la Carta europea dei diritti fondamentali, firmata a Roma nel 1950 (detta anche trattato di Roma), e la Carta sociale europea, firmata a Torino nel 1961, rivisitata e aggiornata sempre a Torino nel 1991. L’Europa faceva propria la dichiarazione dell’ONU del 1948 sui diritti fondamentali e formulava una carta dei diritti sociali prima ancora che in sede ONU si formulassero e si sottoscrivessero i due trattati applicativi: il Patto sui diritti civili e politici e, il secondo, il Patto di diritti economici sociali e culturali entrambi redatti del 1966 ed entrati in vigore del 1973.
La Carta sociale di Torino formula nella prima parte un elenco di 19 principi/diritti ispiratori (arrivati a 31 nella successiva revisione del 1991). Nella seconda parte tali principi sono promulgati in diritti articolati nei corrispondenti art. 1-19. La terza parte, del solo art.20, propone agli stati la sottoscrizione progressiva di tutti i 19 diritti riconosciuti e formulati, richiedendo, alla firma iniziale la sottoscrizione vincolante di almeno sette di essi per poter far parte del trattato: art. 1 diritto al lavoro; art. 5 diritto sindacale; art.6 diritto alla negoziazione collettiva; art. 12 diritto alla sicurezza sociale; art.13 diritto all’assistenza sociale e medica; art. 16 diritto della famiglia ad una posizione sociale ed economica; art. 19 diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla protezione e alla assistenza. Si ebbe sagacia encomiabile. Infatti per i diritti civili e politici (Carta dei diritti fondamentali del 1950) si richiedeva l’assunzione totale della Carta, prevedendo solo dei protocolli facoltativi circa la pena di morte, il ricorso di ogni singolo cittadino alla corte di giustizia europea in modo da accompagnare il passaggio dalle dittature alle democrazie politiche del dopo guerra. Per la Carta sociale, che richiedeva grande impegno economico agli stati e uno sviluppo che consentisse il reale godimento delle tutele sociali, si richiese la concordia sull’essenziale per un progetto condiviso (i sette articoli citati) aperto allo sviluppo progressivo di tutto l’impianto.
Il progetto rivisitato nel 1991 (ed ampliato da 19 a 31 principi/diritti) sottoscritto dall’Europa dei quindici, oggi offerto ai 25 partner conosce un processo di involuzione e di immensa fatica. Purtroppo, per dirla con La Valle, i governi si sono ripresi la Bastiglia. A prima vista così apparirebbe, ma è ben più tragica la realtà: i governi assistono, quali spettatori plaudenti, compiaciuti e correi, all’occupazione del potere da parte dei potentati economici in nome di un mercato senza vincoli. Non si dà più una politica economica e sociale, ma una politica a servizio degli interessi delle lobby economiche. Settori sempre più ampi della società, vengono – si dice – “affidati” al mercato ma non si dice che i soggetti coinvolti vengono abbandonati a se stessi. Mentre prima ogni sviluppo o piano industriale prevedeva nuova occupazione, oggi ogni piano industriale comporta vendite e tagli di occupazione e “delocalizzazione” ovvero trasferimento in luoghi in cui i diritti sociali possono essere manipolati, baypassati o conculcati. Invece di impegnarsi in diagnosi e terapie che affrontino i problemi, l’operato della politica spinge verso un’ansia sempre maggiore, una paura verso il futuro e, se ben si nota, proprio i sette principi base vincolanti rappresentano oggi i temi su cui si è instaurata una crisi che non trova soluzione. ☺
Carta Sociale Europea (Torino 1961 – 1991) – Parte I
Le Parti riconoscono come obiettivo di una politica che perseguiranno con tutti i mezzi utili, a livello nazionale ed internazionale, la realizzazione di condizioni atte a garantire l’esercizio effettivo dei seguenti diritti e principi:
Primo testo del 1961
1. Ogni persona deve avere la possibilità di guadagnarsi la vita con un lavoro liberamente intrapreso.
2. Tutti i lavoratori hanno diritto ad eque condizioni di lavoro.
3. Tutti i lavoratori hanno diritto alla sicurezza ed all’igiene sul lavoro.
4. Tutti i lavoratori hanno diritto ad un’equa retribuzione che assicuri a loro ed alle loro famiglie un livello di vita soddisfacente.
5. Tutti i lavoratori e datori di lavoro hanno diritto di associarsi liberamente in seno ad organizzazioni nazionali o internazionali per la tutela dei loro interessi economici e sociali.
6. Tutti i lavoratori e datori di lavoro hanno diritto di stipulare contratti collettivi.
7. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad una speciale tutela contro i pericoli fisici e morali cui sono esposti.
8. Le lavoratrici, in caso di maternità, hanno diritto ad una speciale protezione.
9. Ogni persona ha diritto ad adeguati mezzi di orientamento professionale, per aiutarla a scegliere una professione in conformità con le sue attitudini personali ed i suoi interessi.
10. Ogni persona ha diritto ad adeguati mezzi di formazione professionale.
11. Ogni persona ha diritto di usufruire di tutte le misure che le consentano di godere del miglior stato di salute ottenibile.
12. Tutti i lavoratori ed i loro aventi diritto hanno diritto alla sicurezza sociale.
13. Ogni persona sprovvista di risorse sufficienti ha diritto all’assistenza sociale e medica.
14. Ogni persona ha diritto di beneficiare di servizi sociali qualificati.
15. Ogni persona portatrice di handicap ha diritto all’autonomia, all’integrazione sociale ed alla partecipazione alla vita della comunità.
16. La famiglia, in quanto cellula fondamentale della società, ha diritto ad un’adeguata tutela sociale, giuridica ed economica per garantire il suo pieno sviluppo.
17. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad un’adeguata protezione sociale, giuridica ed economica.
18. I cittadini di una delle Parti hanno diritto di esercitare sul territorio di un’altra Parte ogni attività a fini di lucro a parità di condizioni con i cittadini di quest’ultima parte, con riserva di ogni limitazione fondata su seri motivi di natura economica o sociale.
19. I lavoratori migranti cittadini di una delle Parti e le loro famiglie hanno diritto alla protezione ed all’assistenza sul territorio di ogni altra Parte.
Integrazioni del 1991
20. Tutti i lavoratori hanno diritto alla parità di opportunità e di trattamento in materia di lavoro e di
professione senza discriminazioni fondate sul sesso.
21. I lavoratori hanno diritto all’informazione ed alla consultazione in seno all’impresa.
22. I lavoratori hanno diritto di partecipare alla determinazione ed al miglioramento delle condizioni di lavoro e dell’ambiente di lavoro nell’impresa.
23. Ogni persona anziana ha diritto ad una protezione sociale.
24. Tutti i lavoratori hanno diritto ad una tutela in caso di licenziamento.
25. Tutti i lavoratori hanno diritto alla tutela dei loro crediti in caso d’insolvenza del datore di lavoro.
26. Tutti i lavoratori hanno diritto alla dignità sul lavoro.
27. Tutte le persone che hanno responsabilità di famiglia e che esercitano o desiderano esercitare un’attività lavorativa hanno diritto di farlo senza essere soggette a discriminazioni e per quanto possibile senza che vi siano conflitti tra il loro lavoro e gli impegni familiari.
28. I rappresentanti dei lavoratori nell’impresa hanno diritto ad una tutela contro gli atti suscettibili di recare loro pregiudizio e devono poter avvalersi di adeguate strutture per esercitare le loro funzioni.
29. Tutti i lavoratori hanno diritto di essere informati e consultati nelle procedure di licenziamenti collettivi.
30. Ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e dall’emarginazione sociale.
31. Tutte le persone hanno diritto all’abitazione.
«E’ il potere che ancora una volta sbaglia diagnosi, che non vuol vedere le ragioni degli altri, perché non vuole misurarsi con i disastri che esso stesso ha creato» (Raniero La Valle).
Mentre il percorso dei diritti umani progettava una umanità solidale, capace di concertare diagnosi condivise, scambio di mezzi, aiuto reciproco in vista di rimozioni di schiavitù, liberazioni da oppressioni e ingiustizie, e soprattutto per la promozione di un futuro basato su uno sviluppo pacifico, dignitoso e solidale, una diagnosi errata, una terapia ancora più disastrosa, addirittura criminale è precipitata su tutti dall’ultimo trentennio del secolo scorso ad oggi. Si chiedeva mesi addietro Raniero La Valle: «Dopo aver deposto dittatori assoluti e sistemi opprimenti, per affermare percorsi di diritti e di legalità democratiche, siamo sicuri che, ancor oggi, la posta in gioco non sia precisamente la deposizione di un sovrano? Il sovrano è quel potere che non riconosce alcun potere su di sé, che giudica tutti e non è giudicato da nessuno. Tale è il potere del mercato, da quando si è deciso che l’unica legge è la sua e che ad esso devono piegarsi e soccombere tutte le altre leggi, comprese quelle dei diritti umani fondamentali, frutto di lotte e di fatiche e che senza la presa della Bastiglia, non si sarebbero mai potute fare».
Riprendiamo il discorso a partire dall’Europa, uscita disastrata dalla seconda guerra mondiale. La prima forma comunitaria a sei nazioni (CECA) ebbe il coraggio di un cammino solidale al di là del fatto che vi partecipassero, per la guerra vissuta, vincitori e vinti. Una spinta unitaria, per un futuro condiviso, portò a sottoscrivere la Carta europea dei diritti fondamentali, firmata a Roma nel 1950 (detta anche trattato di Roma), e la Carta sociale europea, firmata a Torino nel 1961, rivisitata e aggiornata sempre a Torino nel 1991. L’Europa faceva propria la dichiarazione dell’ONU del 1948 sui diritti fondamentali e formulava una carta dei diritti sociali prima ancora che in sede ONU si formulassero e si sottoscrivessero i due trattati applicativi: il Patto sui diritti civili e politici e, il secondo, il Patto di diritti economici sociali e culturali entrambi redatti del 1966 ed entrati in vigore del 1973.
La Carta sociale di Torino formula nella prima parte un elenco di 19 principi/diritti ispiratori (arrivati a 31 nella successiva revisione del 1991). Nella seconda parte tali principi sono promulgati in diritti articolati nei corrispondenti art. 1-19. La terza parte, del solo art.20, propone agli stati la sottoscrizione progressiva di tutti i 19 diritti riconosciuti e formulati, richiedendo, alla firma iniziale la sottoscrizione vincolante di almeno sette di essi per poter far parte del trattato: art. 1 diritto al lavoro; art. 5 diritto sindacale; art.6 diritto alla negoziazione collettiva; art. 12 diritto alla sicurezza sociale; art.13 diritto all’assistenza sociale e medica; art. 16 diritto della famiglia ad una posizione sociale ed economica; art. 19 diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla protezione e alla assistenza. Si ebbe sagacia encomiabile. Infatti per i diritti civili e politici (Carta dei diritti fondamentali del 1950) si richiedeva l’assunzione totale della Carta, prevedendo solo dei protocolli facoltativi circa la pena di morte, il ricorso di ogni singolo cittadino alla corte di giustizia europea in modo da accompagnare il passaggio dalle dittature alle democrazie politiche del dopo guerra. Per la Carta sociale, che richiedeva grande impegno economico agli stati e uno sviluppo che consentisse il reale godimento delle tutele sociali, si richiese la concordia sull’essenziale per un progetto condiviso (i sette articoli citati) aperto allo sviluppo progressivo di tutto l’impianto.
Il progetto rivisitato nel 1991 (ed ampliato da 19 a 31 principi/diritti) sottoscritto dall’Europa dei quindici, oggi offerto ai 25 partner conosce un processo di involuzione e di immensa fatica. Purtroppo, per dirla con La Valle, i governi si sono ripresi la Bastiglia. A prima vista così apparirebbe, ma è ben più tragica la realtà: i governi assistono, quali spettatori plaudenti, compiaciuti e correi, all’occupazione del potere da parte dei potentati economici in nome di un mercato senza vincoli. Non si dà più una politica economica e sociale, ma una politica a servizio degli interessi delle lobby economiche. Settori sempre più ampi della società, vengono – si dice – “affidati” al mercato ma non si dice che i soggetti coinvolti vengono abbandonati a se stessi. Mentre prima ogni sviluppo o piano industriale prevedeva nuova occupazione, oggi ogni piano industriale comporta vendite e tagli di occupazione e “delocalizzazione” ovvero trasferimento in luoghi in cui i diritti sociali possono essere manipolati, baypassati o conculcati. Invece di impegnarsi in diagnosi e terapie che affrontino i problemi, l’operato della politica spinge verso un’ansia sempre maggiore, una paura verso il futuro e, se ben si nota, proprio i sette principi base vincolanti rappresentano oggi i temi su cui si è instaurata una crisi che non trova soluzione. ☺
Carta Sociale Europea (Torino 1961 – 1991) – Parte I
Le Parti riconoscono come obiettivo di una politica che perseguiranno con tutti i mezzi utili, a livello nazionale ed internazionale, la realizzazione di condizioni atte a garantire l’esercizio effettivo dei seguenti diritti e principi:
Primo testo del 1961
1. Ogni persona deve avere la possibilità di guadagnarsi la vita con un lavoro liberamente intrapreso.
2. Tutti i lavoratori hanno diritto ad eque condizioni di lavoro.
3. Tutti i lavoratori hanno diritto alla sicurezza ed all’igiene sul lavoro.
4. Tutti i lavoratori hanno diritto ad un’equa retribuzione che assicuri a loro ed alle loro famiglie un livello di vita soddisfacente.
5. Tutti i lavoratori e datori di lavoro hanno diritto di associarsi liberamente in seno ad organizzazioni nazionali o internazionali per la tutela dei loro interessi economici e sociali.
6. Tutti i lavoratori e datori di lavoro hanno diritto di stipulare contratti collettivi.
7. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad una speciale tutela contro i pericoli fisici e morali cui sono esposti.
8. Le lavoratrici, in caso di maternità, hanno diritto ad una speciale protezione.
9. Ogni persona ha diritto ad adeguati mezzi di orientamento professionale, per aiutarla a scegliere una professione in conformità con le sue attitudini personali ed i suoi interessi.
10. Ogni persona ha diritto ad adeguati mezzi di formazione professionale.
11. Ogni persona ha diritto di usufruire di tutte le misure che le consentano di godere del miglior stato di salute ottenibile.
12. Tutti i lavoratori ed i loro aventi diritto hanno diritto alla sicurezza sociale.
13. Ogni persona sprovvista di risorse sufficienti ha diritto all’assistenza sociale e medica.
14. Ogni persona ha diritto di beneficiare di servizi sociali qualificati.
15. Ogni persona portatrice di handicap ha diritto all’autonomia, all’integrazione sociale ed alla partecipazione alla vita della comunità.
16. La famiglia, in quanto cellula fondamentale della società, ha diritto ad un’adeguata tutela sociale, giuridica ed economica per garantire il suo pieno sviluppo.
17. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad un’adeguata protezione sociale, giuridica ed economica.
18. I cittadini di una delle Parti hanno diritto di esercitare sul territorio di un’altra Parte ogni attività a fini di lucro a parità di condizioni con i cittadini di quest’ultima parte, con riserva di ogni limitazione fondata su seri motivi di natura economica o sociale.
19. I lavoratori migranti cittadini di una delle Parti e le loro famiglie hanno diritto alla protezione ed all’assistenza sul territorio di ogni altra Parte.
Integrazioni del 1991
20. Tutti i lavoratori hanno diritto alla parità di opportunità e di trattamento in materia di lavoro e di
professione senza discriminazioni fondate sul sesso.
21. I lavoratori hanno diritto all’informazione ed alla consultazione in seno all’impresa.
22. I lavoratori hanno diritto di partecipare alla determinazione ed al miglioramento delle condizioni di lavoro e dell’ambiente di lavoro nell’impresa.
23. Ogni persona anziana ha diritto ad una protezione sociale.
24. Tutti i lavoratori hanno diritto ad una tutela in caso di licenziamento.
25. Tutti i lavoratori hanno diritto alla tutela dei loro crediti in caso d’insolvenza del datore di lavoro.
26. Tutti i lavoratori hanno diritto alla dignità sul lavoro.
27. Tutte le persone che hanno responsabilità di famiglia e che esercitano o desiderano esercitare un’attività lavorativa hanno diritto di farlo senza essere soggette a discriminazioni e per quanto possibile senza che vi siano conflitti tra il loro lavoro e gli impegni familiari.
28. I rappresentanti dei lavoratori nell’impresa hanno diritto ad una tutela contro gli atti suscettibili di recare loro pregiudizio e devono poter avvalersi di adeguate strutture per esercitare le loro funzioni.
29. Tutti i lavoratori hanno diritto di essere informati e consultati nelle procedure di licenziamenti collettivi.
30. Ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e dall’emarginazione sociale.
31. Tutte le persone hanno diritto all’abitazione.
«E’ il potere che ancora una volta sbaglia diagnosi, che non vuol vedere le ragioni degli altri, perché non vuole misurarsi con i disastri che esso stesso ha creato» (Raniero La Valle).
Mentre il percorso dei diritti umani progettava una umanità solidale, capace di concertare diagnosi condivise, scambio di mezzi, aiuto reciproco in vista di rimozioni di schiavitù, liberazioni da oppressioni e ingiustizie, e soprattutto per la promozione di un futuro basato su uno sviluppo pacifico, dignitoso e solidale, una diagnosi errata, una terapia ancora più disastrosa, addirittura criminale è precipitata su tutti dall’ultimo trentennio del secolo scorso ad oggi. Si chiedeva mesi addietro Raniero La Valle: «Dopo aver deposto dittatori assoluti e sistemi opprimenti, per affermare percorsi di diritti e di legalità democratiche, siamo sicuri che, ancor oggi, la posta in gioco non sia precisamente la deposizione di un sovrano? Il sovrano è quel potere che non riconosce alcun potere su di sé, che giudica tutti e non è giudicato da nessuno. Tale è il potere del mercato, da quando si è deciso che l’unica legge è la sua e che ad esso devono piegarsi e soccombere tutte le altre leggi, comprese quelle dei diritti umani fondamentali, frutto di lotte e di fatiche e che senza la presa della Bastiglia, non si sarebbero mai potute fare».
Riprendiamo il discorso a partire dall’Europa, uscita disastrata dalla seconda guerra mondiale. La prima forma comunitaria a sei nazioni (CECA) ebbe il coraggio di un cammino solidale al di là del fatto che vi partecipassero, per la guerra vissuta, vincitori e vinti. Una spinta unitaria, per un futuro condiviso, portò a sottoscrivere la Carta europea dei diritti fondamentali, firmata a Roma nel 1950 (detta anche trattato di Roma), e la Carta sociale europea, firmata a Torino nel 1961, rivisitata e aggiornata sempre a Torino nel 1991. L’Europa faceva propria la dichiarazione dell’ONU del 1948 sui diritti fondamentali e formulava una carta dei diritti sociali prima ancora che in sede ONU si formulassero e si sottoscrivessero i due trattati applicativi: il Patto sui diritti civili e politici e, il secondo, il Patto di diritti economici sociali e culturali entrambi redatti del 1966 ed entrati in vigore del 1973.
La Carta sociale di Torino formula nella prima parte un elenco di 19 principi/diritti ispiratori (arrivati a 31 nella successiva revisione del 1991). Nella seconda parte tali principi sono promulgati in diritti articolati nei corrispondenti art. 1-19. La terza parte, del solo art.20, propone agli stati la sottoscrizione progressiva di tutti i 19 diritti riconosciuti e formulati, richiedendo, alla firma iniziale la sottoscrizione vincolante di almeno sette di essi per poter far parte del trattato: art. 1 diritto al lavoro; art. 5 diritto sindacale; art.6 diritto alla negoziazione collettiva; art. 12 diritto alla sicurezza sociale; art.13 diritto all’assistenza sociale e medica; art. 16 diritto della famiglia ad una posizione sociale ed economica; art. 19 diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla protezione e alla assistenza. Si ebbe sagacia encomiabile. Infatti per i diritti civili e politici (Carta dei diritti fondamentali del 1950) si richiedeva l’assunzione totale della Carta, prevedendo solo dei protocolli facoltativi circa la pena di morte, il ricorso di ogni singolo cittadino alla corte di giustizia europea in modo da accompagnare il passaggio dalle dittature alle democrazie politiche del dopo guerra. Per la Carta sociale, che richiedeva grande impegno economico agli stati e uno sviluppo che consentisse il reale godimento delle tutele sociali, si richiese la concordia sull’essenziale per un progetto condiviso (i sette articoli citati) aperto allo sviluppo progressivo di tutto l’impianto.
Il progetto rivisitato nel 1991 (ed ampliato da 19 a 31 principi/diritti) sottoscritto dall’Europa dei quindici, oggi offerto ai 25 partner conosce un processo di involuzione e di immensa fatica. Purtroppo, per dirla con La Valle, i governi si sono ripresi la Bastiglia. A prima vista così apparirebbe, ma è ben più tragica la realtà: i governi assistono, quali spettatori plaudenti, compiaciuti e correi, all’occupazione del potere da parte dei potentati economici in nome di un mercato senza vincoli. Non si dà più una politica economica e sociale, ma una politica a servizio degli interessi delle lobby economiche. Settori sempre più ampi della società, vengono – si dice – “affidati” al mercato ma non si dice che i soggetti coinvolti vengono abbandonati a se stessi. Mentre prima ogni sviluppo o piano industriale prevedeva nuova occupazione, oggi ogni piano industriale comporta vendite e tagli di occupazione e “delocalizzazione” ovvero trasferimento in luoghi in cui i diritti sociali possono essere manipolati, baypassati o conculcati. Invece di impegnarsi in diagnosi e terapie che affrontino i problemi, l’operato della politica spinge verso un’ansia sempre maggiore, una paura verso il futuro e, se ben si nota, proprio i sette principi base vincolanti rappresentano oggi i temi su cui si è instaurata una crisi che non trova soluzione. ☺
Carta Sociale Europea (Torino 1961 – 1991) – Parte I
Le Parti riconoscono come obiettivo di una politica che perseguiranno con tutti i mezzi utili, a livello nazionale ed internazionale, la realizzazione di condizioni atte a garantire l’esercizio effettivo dei seguenti diritti e principi:
Primo testo del 1961
1. Ogni persona deve avere la possibilità di guadagnarsi la vita con un lavoro liberamente intrapreso.
2. Tutti i lavoratori hanno diritto ad eque condizioni di lavoro.
3. Tutti i lavoratori hanno diritto alla sicurezza ed all’igiene sul lavoro.
4. Tutti i lavoratori hanno diritto ad un’equa retribuzione che assicuri a loro ed alle loro famiglie un livello di vita soddisfacente.
5. Tutti i lavoratori e datori di lavoro hanno diritto di associarsi liberamente in seno ad organizzazioni nazionali o internazionali per la tutela dei loro interessi economici e sociali.
6. Tutti i lavoratori e datori di lavoro hanno diritto di stipulare contratti collettivi.
7. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad una speciale tutela contro i pericoli fisici e morali cui sono esposti.
8. Le lavoratrici, in caso di maternità, hanno diritto ad una speciale protezione.
9. Ogni persona ha diritto ad adeguati mezzi di orientamento professionale, per aiutarla a scegliere una professione in conformità con le sue attitudini personali ed i suoi interessi.
10. Ogni persona ha diritto ad adeguati mezzi di formazione professionale.
11. Ogni persona ha diritto di usufruire di tutte le misure che le consentano di godere del miglior stato di salute ottenibile.
12. Tutti i lavoratori ed i loro aventi diritto hanno diritto alla sicurezza sociale.
13. Ogni persona sprovvista di risorse sufficienti ha diritto all’assistenza sociale e medica.
14. Ogni persona ha diritto di beneficiare di servizi sociali qualificati.
15. Ogni persona portatrice di handicap ha diritto all’autonomia, all’integrazione sociale ed alla partecipazione alla vita della comunità.
16. La famiglia, in quanto cellula fondamentale della società, ha diritto ad un’adeguata tutela sociale, giuridica ed economica per garantire il suo pieno sviluppo.
17. I bambini e gli adolescenti hanno diritto ad un’adeguata protezione sociale, giuridica ed economica.
18. I cittadini di una delle Parti hanno diritto di esercitare sul territorio di un’altra Parte ogni attività a fini di lucro a parità di condizioni con i cittadini di quest’ultima parte, con riserva di ogni limitazione fondata su seri motivi di natura economica o sociale.
19. I lavoratori migranti cittadini di una delle Parti e le loro famiglie hanno diritto alla protezione ed all’assistenza sul territorio di ogni altra Parte.
Integrazioni del 1991
20. Tutti i lavoratori hanno diritto alla parità di opportunità e di trattamento in materia di lavoro e di
professione senza discriminazioni fondate sul sesso.
21. I lavoratori hanno diritto all’informazione ed alla consultazione in seno all’impresa.
22. I lavoratori hanno diritto di partecipare alla determinazione ed al miglioramento delle condizioni di lavoro e dell’ambiente di lavoro nell’impresa.
23. Ogni persona anziana ha diritto ad una protezione sociale.
24. Tutti i lavoratori hanno diritto ad una tutela in caso di licenziamento.
25. Tutti i lavoratori hanno diritto alla tutela dei loro crediti in caso d’insolvenza del datore di lavoro.
26. Tutti i lavoratori hanno diritto alla dignità sul lavoro.
27. Tutte le persone che hanno responsabilità di famiglia e che esercitano o desiderano esercitare un’attività lavorativa hanno diritto di farlo senza essere soggette a discriminazioni e per quanto possibile senza che vi siano conflitti tra il loro lavoro e gli impegni familiari.
28. I rappresentanti dei lavoratori nell’impresa hanno diritto ad una tutela contro gli atti suscettibili di recare loro pregiudizio e devono poter avvalersi di adeguate strutture per esercitare le loro funzioni.
29. Tutti i lavoratori hanno diritto di essere informati e consultati nelle procedure di licenziamenti collettivi.
30. Ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e dall’emarginazione sociale.
31. Tutte le persone hanno diritto all’abitazione.
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