Il ricino è una pianta monoica, cioè con fiori maschili con stami di colore giallo-verde e fiori femminili con stigmi rossi (la cui fioritura avviene in estate), separati ma portati da un stessa infiorescenza, la pannocchia. I frutti sono delle capsule spinose che, a maturazione, si aprono, lasciando cadere tre semi appiattiti, che si presentano molto grandi (circa 1 cm di diametro), marmorizzati, lucidi e di una colorazione rosso-bruna, e molto simili ai fagioli borlotti. La disseminazione avviene ad opera di insetti, in particolar modo tramite le formiche, ma il ricino è molto resistente agli insetti nocivi – oltre che alle malattie -, e allontana le talpe e le zanzare.
Il nome generico Ricinus in latino significa “zecca”, per la somiglianza dei semi con il noto parassita. Anche nel nostro dialetto questo artropode, parassita degli animali, e in particolare del cane e dell’uomo, era indicato col nome ’u ric’ne, oggi caduto in disuso.
I semi contengono dal 49 all’85% di olio e il 20% di proteine, ma sono ricchi anche di una fitotossina molto velenosa, la ricina, che li rende pericolosissimi: 3 o 4 semi, se ingeriti, possono uccidere un bambino, e purtroppo non esiste alcun antidoto specifico per questi gravissimi casi di intossicazione. La ricina, tuttavia, è insolubile nell’olio, per cui, quando questo viene estratto dai semi mediante spremitura a freddo, essa rimane nel panello di pressatura e non si mischia con l’olio, che, infatti, non la contiene.
L’olio di ri- cino è da sempre utilizzato in cosmesi come brillantina, perché, pare, favorisca la crescita dei capelli, e in medicina come moderato lassativo. Qualche lettore certamente ricorderà l’esecrabile uso che ne fecero le camicie nere fasciste come mezzo di intimidazione e strumento di tortura. Veniva infatti somministrato, forzatamente e in massicce dosi, agli avversari politici e ai dissidenti, provocando forti diarree. Oltre alla umiliazione derivante dagli effetti lassativi, le vittime potevano andare incontro a grave disidratazione. Sembra che l’uso sia stato ideato da Gabriele D’Annunzio ai tempi della occupazione di Fiume e successivamente ripreso dai fascisti. La Spagna franchista per emulazione del fascismo applicò gli stessi sistemi sui repubblicani.
In passato l’olio veniva utilizzato nelle lampade e, durante la guerra, essendo molto fluido, come lubrificante nei motori degli aerei e delle macchine da corsa. Ma, andando a ritroso nel tempo, semi di ricino sono stati ritrovati in tombe egiziane del 4000 a.C., e anche autori dell’antica Roma ne attestano l’uso come pianta magica associata alla magia nera.☺
" />
Il ricino | La Fonte TV
Il ricino (Ricinus communis), della famiglia delle Euforbiacee, è una superba pianta tropicale, originaria dell’Africa e dell’India, che si è diffusa un po’ ovunque nel mondo; spesso è coltivata a scopo ornamentale soprattutto nei giardini delle regioni del sud Italia. È una pianta, infatti, di incredibile bellezza, che, in condizioni favorevoli di clima e di terreno, da erbacea o arbustiva perenne, può diventare un vero e proprio albero, alto fino a 10 metri. Le foglie sono palmato-lobate, alterne, larghe anche 60 cm, di un bel colore verde-rossastro. Alcune varietà ornamentali hanno foglie con la pagina inferiore e il picciolo colorati di rosso.
Il ricino è una pianta monoica, cioè con fiori maschili con stami di colore giallo-verde e fiori femminili con stigmi rossi (la cui fioritura avviene in estate), separati ma portati da un stessa infiorescenza, la pannocchia. I frutti sono delle capsule spinose che, a maturazione, si aprono, lasciando cadere tre semi appiattiti, che si presentano molto grandi (circa 1 cm di diametro), marmorizzati, lucidi e di una colorazione rosso-bruna, e molto simili ai fagioli borlotti. La disseminazione avviene ad opera di insetti, in particolar modo tramite le formiche, ma il ricino è molto resistente agli insetti nocivi – oltre che alle malattie -, e allontana le talpe e le zanzare.
Il nome generico Ricinus in latino significa “zecca”, per la somiglianza dei semi con il noto parassita. Anche nel nostro dialetto questo artropode, parassita degli animali, e in particolare del cane e dell’uomo, era indicato col nome ’u ric’ne, oggi caduto in disuso.
I semi contengono dal 49 all’85% di olio e il 20% di proteine, ma sono ricchi anche di una fitotossina molto velenosa, la ricina, che li rende pericolosissimi: 3 o 4 semi, se ingeriti, possono uccidere un bambino, e purtroppo non esiste alcun antidoto specifico per questi gravissimi casi di intossicazione. La ricina, tuttavia, è insolubile nell’olio, per cui, quando questo viene estratto dai semi mediante spremitura a freddo, essa rimane nel panello di pressatura e non si mischia con l’olio, che, infatti, non la contiene.
L’olio di ri- cino è da sempre utilizzato in cosmesi come brillantina, perché, pare, favorisca la crescita dei capelli, e in medicina come moderato lassativo. Qualche lettore certamente ricorderà l’esecrabile uso che ne fecero le camicie nere fasciste come mezzo di intimidazione e strumento di tortura. Veniva infatti somministrato, forzatamente e in massicce dosi, agli avversari politici e ai dissidenti, provocando forti diarree. Oltre alla umiliazione derivante dagli effetti lassativi, le vittime potevano andare incontro a grave disidratazione. Sembra che l’uso sia stato ideato da Gabriele D’Annunzio ai tempi della occupazione di Fiume e successivamente ripreso dai fascisti. La Spagna franchista per emulazione del fascismo applicò gli stessi sistemi sui repubblicani.
In passato l’olio veniva utilizzato nelle lampade e, durante la guerra, essendo molto fluido, come lubrificante nei motori degli aerei e delle macchine da corsa. Ma, andando a ritroso nel tempo, semi di ricino sono stati ritrovati in tombe egiziane del 4000 a.C., e anche autori dell’antica Roma ne attestano l’uso come pianta magica associata alla magia nera.☺
Il ricino (Ricinus communis), della famiglia delle Euforbiacee, è una superba pianta tropicale, originaria dell’Africa e dell’India, che si è diffusa un po’ ovunque nel mondo; spesso è coltivata a scopo ornamentale soprattutto nei giardini delle regioni del sud Italia. È una pianta, infatti, di incredibile bellezza, che, in condizioni favorevoli di clima e di terreno, da erbacea o arbustiva perenne, può diventare un vero e proprio albero, alto fino a 10 metri. Le foglie sono palmato-lobate, alterne, larghe anche 60 cm, di un bel colore verde-rossastro. Alcune varietà ornamentali hanno foglie con la pagina inferiore e il picciolo colorati di rosso.
Il ricino è una pianta monoica, cioè con fiori maschili con stami di colore giallo-verde e fiori femminili con stigmi rossi (la cui fioritura avviene in estate), separati ma portati da un stessa infiorescenza, la pannocchia. I frutti sono delle capsule spinose che, a maturazione, si aprono, lasciando cadere tre semi appiattiti, che si presentano molto grandi (circa 1 cm di diametro), marmorizzati, lucidi e di una colorazione rosso-bruna, e molto simili ai fagioli borlotti. La disseminazione avviene ad opera di insetti, in particolar modo tramite le formiche, ma il ricino è molto resistente agli insetti nocivi – oltre che alle malattie -, e allontana le talpe e le zanzare.
Il nome generico Ricinus in latino significa “zecca”, per la somiglianza dei semi con il noto parassita. Anche nel nostro dialetto questo artropode, parassita degli animali, e in particolare del cane e dell’uomo, era indicato col nome ’u ric’ne, oggi caduto in disuso.
I semi contengono dal 49 all’85% di olio e il 20% di proteine, ma sono ricchi anche di una fitotossina molto velenosa, la ricina, che li rende pericolosissimi: 3 o 4 semi, se ingeriti, possono uccidere un bambino, e purtroppo non esiste alcun antidoto specifico per questi gravissimi casi di intossicazione. La ricina, tuttavia, è insolubile nell’olio, per cui, quando questo viene estratto dai semi mediante spremitura a freddo, essa rimane nel panello di pressatura e non si mischia con l’olio, che, infatti, non la contiene.
L’olio di ri- cino è da sempre utilizzato in cosmesi come brillantina, perché, pare, favorisca la crescita dei capelli, e in medicina come moderato lassativo. Qualche lettore certamente ricorderà l’esecrabile uso che ne fecero le camicie nere fasciste come mezzo di intimidazione e strumento di tortura. Veniva infatti somministrato, forzatamente e in massicce dosi, agli avversari politici e ai dissidenti, provocando forti diarree. Oltre alla umiliazione derivante dagli effetti lassativi, le vittime potevano andare incontro a grave disidratazione. Sembra che l’uso sia stato ideato da Gabriele D’Annunzio ai tempi della occupazione di Fiume e successivamente ripreso dai fascisti. La Spagna franchista per emulazione del fascismo applicò gli stessi sistemi sui repubblicani.
In passato l’olio veniva utilizzato nelle lampade e, durante la guerra, essendo molto fluido, come lubrificante nei motori degli aerei e delle macchine da corsa. Ma, andando a ritroso nel tempo, semi di ricino sono stati ritrovati in tombe egiziane del 4000 a.C., e anche autori dell’antica Roma ne attestano l’uso come pianta magica associata alla magia nera.☺
Il ricino (Ricinus communis), della famiglia delle Euforbiacee, è una superba pianta tropicale, originaria dell’Africa e dell’India, che si è diffusa un po’ ovunque nel mondo; spesso è coltivata a scopo ornamentale soprattutto nei giardini delle regioni del sud Italia. È una pianta, infatti, di incredibile bellezza, che, in condizioni favorevoli di clima e di terreno, da erbacea o arbustiva perenne, può diventare un vero e proprio albero, alto fino a 10 metri. Le foglie sono palmato-lobate, alterne, larghe anche 60 cm, di un bel colore verde-rossastro. Alcune varietà ornamentali hanno foglie con la pagina inferiore e il picciolo colorati di rosso.
Il ricino è una pianta monoica, cioè con fiori maschili con stami di colore giallo-verde e fiori femminili con stigmi rossi (la cui fioritura avviene in estate), separati ma portati da un stessa infiorescenza, la pannocchia. I frutti sono delle capsule spinose che, a maturazione, si aprono, lasciando cadere tre semi appiattiti, che si presentano molto grandi (circa 1 cm di diametro), marmorizzati, lucidi e di una colorazione rosso-bruna, e molto simili ai fagioli borlotti. La disseminazione avviene ad opera di insetti, in particolar modo tramite le formiche, ma il ricino è molto resistente agli insetti nocivi – oltre che alle malattie -, e allontana le talpe e le zanzare.
Il nome generico Ricinus in latino significa “zecca”, per la somiglianza dei semi con il noto parassita. Anche nel nostro dialetto questo artropode, parassita degli animali, e in particolare del cane e dell’uomo, era indicato col nome ’u ric’ne, oggi caduto in disuso.
I semi contengono dal 49 all’85% di olio e il 20% di proteine, ma sono ricchi anche di una fitotossina molto velenosa, la ricina, che li rende pericolosissimi: 3 o 4 semi, se ingeriti, possono uccidere un bambino, e purtroppo non esiste alcun antidoto specifico per questi gravissimi casi di intossicazione. La ricina, tuttavia, è insolubile nell’olio, per cui, quando questo viene estratto dai semi mediante spremitura a freddo, essa rimane nel panello di pressatura e non si mischia con l’olio, che, infatti, non la contiene.
L’olio di ri- cino è da sempre utilizzato in cosmesi come brillantina, perché, pare, favorisca la crescita dei capelli, e in medicina come moderato lassativo. Qualche lettore certamente ricorderà l’esecrabile uso che ne fecero le camicie nere fasciste come mezzo di intimidazione e strumento di tortura. Veniva infatti somministrato, forzatamente e in massicce dosi, agli avversari politici e ai dissidenti, provocando forti diarree. Oltre alla umiliazione derivante dagli effetti lassativi, le vittime potevano andare incontro a grave disidratazione. Sembra che l’uso sia stato ideato da Gabriele D’Annunzio ai tempi della occupazione di Fiume e successivamente ripreso dai fascisti. La Spagna franchista per emulazione del fascismo applicò gli stessi sistemi sui repubblicani.
In passato l’olio veniva utilizzato nelle lampade e, durante la guerra, essendo molto fluido, come lubrificante nei motori degli aerei e delle macchine da corsa. Ma, andando a ritroso nel tempo, semi di ricino sono stati ritrovati in tombe egiziane del 4000 a.C., e anche autori dell’antica Roma ne attestano l’uso come pianta magica associata alla magia nera.☺
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.