Il sanguinello cresce fino a 1.300 metri s.l.m. ed è considerata una pianta pioniera, perché è tra le prime a comparire nei terreni abbandonati, ai margini dei boschi misti di latifoglie, o lungo i bordi delle strade, formando facilmente associazioni con altre specie autoctone. Nei terreni freschi e fertili può raggiungere anche i 4 metri di altezza ed è assai evidente sia in corso di fioritura che di fruttificazione. I suoi piccoli fiori bianchi, riuniti in infiorescenze a corimbo, sono eleganti e caratteristici; i frutti sono delle bacche di 5-6 mm di diametro, di colore nero a maturità. Le bacche non sono velenose ma neanche commestibili, perché di sapore decisamente amaro e sgradevole. Contengono un nocciolo con due semi oleosi, da cui, un tempo, veniva estratto un olio, che, oltre ad alimentare le lampade, era impiegato per tingere di grigio o di azzurro le pelli e per fabbricare sapone. Dei frutti del sanguinello sono ghiotti in particolare i merli, le cesene e i tordi.
Mentre in passato la corteccia, i semi e il midollo dei rami di questa pianta venivano adoperati dagli “stregoni” nei riti magici e per la preparazione di pozioni velenose, oggi, dai suoi rami – oltre ai vari costituenti, quali tannini, polifenoli, acido malico, vitamina C, sali e pectina -, viene estratta la “Dimetilglicina”, che trova utilizzo nella preparazione di farmaci anticoagulanti e antitrombotici. I rami giovani, inoltre, per la loro flessibilità, possono essere impiegati per confezionare ceste e canestri, al pari del salice da vimini, e in alcune regioni vengono utilizzati per preparare spiedini, perché pare che conferiscano un buon aroma alla carne.
L’intera pianta può essere poi utilizzata per ricavare un ottimo carbone e, data la durezza del legno, nella fabbricazione di ingranaggi per mulini, raggi di ruote e pestelli per mortai, o di manici per attrezzi da lavoro e di bastoni da passeggio. Sempre in passato, ma purtroppo anche tuttora, i rami venivano impiegati dai bracconieri per la costruzione del gancio di chiusura degli “archetti”, strumenti di morte (e di tortura) per i piccoli uccelli.☺
" />
Il sanguinello | La Fonte TV
Il nome del genere deriva dalla radice indoeuropea Kar, che ha il significato di “essere duro”, e che è poi passata al latino cornus, “corno”, a sottolineare la durezza e robustezza del suo legno. Per quanto riguarda il nome della specie, sanguinea, esso si riferisce invece al colore rossiccio inconfondibile dei suoi rametti, che risaltano soprattutto d’inverno, quando sono privi di foglie. Anche queste si distinguono per il bel colore rosso marcato che assumono in autunno e che è ancora visibile in questo periodo. Proprio per la bella colorazione autunnale delle foglie, questa pianta viene coltivata nei vivai forestali a scopo ornamentale.
Il sanguinello cresce fino a 1.300 metri s.l.m. ed è considerata una pianta pioniera, perché è tra le prime a comparire nei terreni abbandonati, ai margini dei boschi misti di latifoglie, o lungo i bordi delle strade, formando facilmente associazioni con altre specie autoctone. Nei terreni freschi e fertili può raggiungere anche i 4 metri di altezza ed è assai evidente sia in corso di fioritura che di fruttificazione. I suoi piccoli fiori bianchi, riuniti in infiorescenze a corimbo, sono eleganti e caratteristici; i frutti sono delle bacche di 5-6 mm di diametro, di colore nero a maturità. Le bacche non sono velenose ma neanche commestibili, perché di sapore decisamente amaro e sgradevole. Contengono un nocciolo con due semi oleosi, da cui, un tempo, veniva estratto un olio, che, oltre ad alimentare le lampade, era impiegato per tingere di grigio o di azzurro le pelli e per fabbricare sapone. Dei frutti del sanguinello sono ghiotti in particolare i merli, le cesene e i tordi.
Mentre in passato la corteccia, i semi e il midollo dei rami di questa pianta venivano adoperati dagli “stregoni” nei riti magici e per la preparazione di pozioni velenose, oggi, dai suoi rami – oltre ai vari costituenti, quali tannini, polifenoli, acido malico, vitamina C, sali e pectina -, viene estratta la “Dimetilglicina”, che trova utilizzo nella preparazione di farmaci anticoagulanti e antitrombotici. I rami giovani, inoltre, per la loro flessibilità, possono essere impiegati per confezionare ceste e canestri, al pari del salice da vimini, e in alcune regioni vengono utilizzati per preparare spiedini, perché pare che conferiscano un buon aroma alla carne.
L’intera pianta può essere poi utilizzata per ricavare un ottimo carbone e, data la durezza del legno, nella fabbricazione di ingranaggi per mulini, raggi di ruote e pestelli per mortai, o di manici per attrezzi da lavoro e di bastoni da passeggio. Sempre in passato, ma purtroppo anche tuttora, i rami venivano impiegati dai bracconieri per la costruzione del gancio di chiusura degli “archetti”, strumenti di morte (e di tortura) per i piccoli uccelli.☺
Il nome del genere deriva dalla radice indoeuropea Kar, che ha il significato di “essere duro”, e che è poi passata al latino cornus, “corno”, a sottolineare la durezza e robustezza del suo legno. Per quanto riguarda il nome della specie, sanguinea, esso si riferisce invece al colore rossiccio inconfondibile dei suoi rametti, che risaltano soprattutto d’inverno, quando sono privi di foglie. Anche queste si distinguono per il bel colore rosso marcato che assumono in autunno e che è ancora visibile in questo periodo. Proprio per la bella colorazione autunnale delle foglie, questa pianta viene coltivata nei vivai forestali a scopo ornamentale.
Il sanguinello cresce fino a 1.300 metri s.l.m. ed è considerata una pianta pioniera, perché è tra le prime a comparire nei terreni abbandonati, ai margini dei boschi misti di latifoglie, o lungo i bordi delle strade, formando facilmente associazioni con altre specie autoctone. Nei terreni freschi e fertili può raggiungere anche i 4 metri di altezza ed è assai evidente sia in corso di fioritura che di fruttificazione. I suoi piccoli fiori bianchi, riuniti in infiorescenze a corimbo, sono eleganti e caratteristici; i frutti sono delle bacche di 5-6 mm di diametro, di colore nero a maturità. Le bacche non sono velenose ma neanche commestibili, perché di sapore decisamente amaro e sgradevole. Contengono un nocciolo con due semi oleosi, da cui, un tempo, veniva estratto un olio, che, oltre ad alimentare le lampade, era impiegato per tingere di grigio o di azzurro le pelli e per fabbricare sapone. Dei frutti del sanguinello sono ghiotti in particolare i merli, le cesene e i tordi.
Mentre in passato la corteccia, i semi e il midollo dei rami di questa pianta venivano adoperati dagli “stregoni” nei riti magici e per la preparazione di pozioni velenose, oggi, dai suoi rami – oltre ai vari costituenti, quali tannini, polifenoli, acido malico, vitamina C, sali e pectina -, viene estratta la “Dimetilglicina”, che trova utilizzo nella preparazione di farmaci anticoagulanti e antitrombotici. I rami giovani, inoltre, per la loro flessibilità, possono essere impiegati per confezionare ceste e canestri, al pari del salice da vimini, e in alcune regioni vengono utilizzati per preparare spiedini, perché pare che conferiscano un buon aroma alla carne.
L’intera pianta può essere poi utilizzata per ricavare un ottimo carbone e, data la durezza del legno, nella fabbricazione di ingranaggi per mulini, raggi di ruote e pestelli per mortai, o di manici per attrezzi da lavoro e di bastoni da passeggio. Sempre in passato, ma purtroppo anche tuttora, i rami venivano impiegati dai bracconieri per la costruzione del gancio di chiusura degli “archetti”, strumenti di morte (e di tortura) per i piccoli uccelli.☺
Il sanguinello (Cornus sanguinea) è un arbusto molto comune in tutto il territorio italiano. Conosciuto anche col nome di corniolo sanguigno, appartiene alla famiglia delle Cornacee, la stessa di cui fa parte il corniolo (Cornus mas), per il quale si rimanda al n. 8 de la fonte del mese di ottobre 2006.
Il nome del genere deriva dalla radice indoeuropea Kar, che ha il significato di “essere duro”, e che è poi passata al latino cornus, “corno”, a sottolineare la durezza e robustezza del suo legno. Per quanto riguarda il nome della specie, sanguinea, esso si riferisce invece al colore rossiccio inconfondibile dei suoi rametti, che risaltano soprattutto d’inverno, quando sono privi di foglie. Anche queste si distinguono per il bel colore rosso marcato che assumono in autunno e che è ancora visibile in questo periodo. Proprio per la bella colorazione autunnale delle foglie, questa pianta viene coltivata nei vivai forestali a scopo ornamentale.
Il sanguinello cresce fino a 1.300 metri s.l.m. ed è considerata una pianta pioniera, perché è tra le prime a comparire nei terreni abbandonati, ai margini dei boschi misti di latifoglie, o lungo i bordi delle strade, formando facilmente associazioni con altre specie autoctone. Nei terreni freschi e fertili può raggiungere anche i 4 metri di altezza ed è assai evidente sia in corso di fioritura che di fruttificazione. I suoi piccoli fiori bianchi, riuniti in infiorescenze a corimbo, sono eleganti e caratteristici; i frutti sono delle bacche di 5-6 mm di diametro, di colore nero a maturità. Le bacche non sono velenose ma neanche commestibili, perché di sapore decisamente amaro e sgradevole. Contengono un nocciolo con due semi oleosi, da cui, un tempo, veniva estratto un olio, che, oltre ad alimentare le lampade, era impiegato per tingere di grigio o di azzurro le pelli e per fabbricare sapone. Dei frutti del sanguinello sono ghiotti in particolare i merli, le cesene e i tordi.
Mentre in passato la corteccia, i semi e il midollo dei rami di questa pianta venivano adoperati dagli “stregoni” nei riti magici e per la preparazione di pozioni velenose, oggi, dai suoi rami – oltre ai vari costituenti, quali tannini, polifenoli, acido malico, vitamina C, sali e pectina -, viene estratta la “Dimetilglicina”, che trova utilizzo nella preparazione di farmaci anticoagulanti e antitrombotici. I rami giovani, inoltre, per la loro flessibilità, possono essere impiegati per confezionare ceste e canestri, al pari del salice da vimini, e in alcune regioni vengono utilizzati per preparare spiedini, perché pare che conferiscano un buon aroma alla carne.
L’intera pianta può essere poi utilizzata per ricavare un ottimo carbone e, data la durezza del legno, nella fabbricazione di ingranaggi per mulini, raggi di ruote e pestelli per mortai, o di manici per attrezzi da lavoro e di bastoni da passeggio. Sempre in passato, ma purtroppo anche tuttora, i rami venivano impiegati dai bracconieri per la costruzione del gancio di chiusura degli “archetti”, strumenti di morte (e di tortura) per i piccoli uccelli.☺
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.