Nuovo senso di partenza
bruciava dentro
e non era compiuto ancora l’abito della morte.
Al viso scarno degli ultimi istanti
(viso senza benda agli occhi)
al colare freddo del sudore addosso
il sordo fruscio della lama,
s’avvicendarono sul ceppo d’Abramo
in processione sparsa-
tortore in tributo d’onda
l’omaggio di usignoli afoni
il grido alto dell’aquila in picchiata
la faccia di Giordano Bruno a Campo de’ fiori
la voce roca ma insistente di Abele,
Buonarroti e lo scalpello sul Mosè
e – altri – coperti d’un saio e braccia tese.
Ultima sui gradini la tunica bianca di Yeshua.
Né fossa né terra rimossa pronte alla pietà
vegliavano l’ara del ripudiato amore.
Un senso d’inquietudine conquistò la sala.
Sul boccascena irruppe il “capocomico”
la tela chiuse gli orli prima del gesto estremo.
E se fosse stato Isacco a suggerire il finale?
Tragedia o farsa, nessuna fronda tra i banchi.
“Triste y solitario, final” o senso d’incompiuto.
Oppure il carnevale della vita.
