La lega del Filo d’oro nasce ad Osimo nel 1964 per iniziativa di Sabina Santilli, sordocieca dall’ infanzia, e grazie all’aiuto di un gruppo di volontari. La grande intuizione della Santilli, che ancora oggi anima lo spirito degli operatori, dei volontari e dei ricercatori che lavorano ad Osimo, è quello di valorizzare il “filo d’oro”, ossia il legame, apparentemente fragile ma prezioso, che lega le persone sordocieche o con minorazioni plurisensoriali al mondo esterno. Un’ottica quindi che supera l’assistenzialismo fine a se stesso, unica modalità di aiuto per lo più utilizzata per le persone con disabilità, per perseguire uno scopo molto più ambizioso, vale a dire l’ inserimento sociale della persona perseguito attraverso la valorizzazione delle sue capacità. Dopotutto, i grandi successi sono riservati alle persone che hanno saputo osare e vedere la realtà con gli occhi di chi sa che l’orizzonte è solo un traguardo.
Da allora sono passati anni e l’esperienza, il progresso e la ricerca hanno perseguito lo scopo di permettere alle persone sordocieche di comunicare, perché la comunicazione consente ad ognuno di esprimere la propria personalità e dare un contributo all’esistenza di tutti. La grandezza degli operatori del Filo d’oro è quella di credere in ogni persona, individualizzando e personalizzando il più possibile l’approccio terapeutico, nella ferma convinzione che ognuno possa e debba comunicare. Così la modalità di comunicazione tra gli individui può divenire pittografica, oggettuale, tattile… in modo tale che nessuno sia isolato dal resto del mondo.
Prima di arrivare in Osimo non capivo quale fosse il segreto della Lega, dato che nel resto d’Italia le strutture riabilitative chiudono o sono in enorme difficoltà economiche mentre la Lega è in continua espansione, tanto da aprire un nuovo centro nazionale, un progetto ambiziosissimo, che sarà in grado di raddoppiare l’accoglienza dimezzando i tempi di attesa. Dopo tre settimane trascorse alla Lega, mi rendo conto che l’idea vincente è quella di aver puntato sul futuro di ogni bambino e di ogni persona con disabilità, senza fermarsi alla pietà e alla mera assistenza. Dove il resto del mondo vede la compassione, ad Osimo si guarda alla sfida. Il sorriso dei bimbi della Lega è un sorriso che vale oro, perché rafforza quel filo che li lega al resto del mondo. Un altro punto di forza è quello di aver reso il loro bagaglio di esperienza e professionalità accessibile a tutti, dagli insegnanti di sostegno ai veri e propri sostenitori, ai quali è reso possibile toccare con mano il frutto e la speranza che viene alimentato dalle loro donazioni, attraverso le visite all’istituto che ospita adulti e bambini sordociechi o con minorazioni sensoriali.
Questo è quanto rende la lega un microcosmo culturale assolutamente unico non soltanto in Italia, ma per tutta l’Europa. La sensazione che accomuna ospiti, famiglie, insegnanti, operatori è proprio quella di condividere un sogno che è una sfida quotidiana appagante, privo del sapore amaro dell’ abbandono che spesso le istituzioni e la società civile riservano alle persone con disabilità. Ad Osimo si acquista un senso di umanità pieno e completo, di una fratellanza e comunanza di scopi che rende quel filo d’oro impossibile da spezzare. Negli ampi corridoi dell’istituto di Osimo si cammina con una leggerezza che raramente ho potuto provare… la leggerezza di poter camminare con la consapevolezza di non avere più alcuna barriera culturale, e vedere gli uomini per quello che sono, tutti uguali nelle loro diversità. ☺
La lega del Filo d’oro nasce ad Osimo nel 1964 per iniziativa di Sabina Santilli, sordocieca dall’ infanzia, e grazie all’aiuto di un gruppo di volontari. La grande intuizione della Santilli, che ancora oggi anima lo spirito degli operatori, dei volontari e dei ricercatori che lavorano ad Osimo, è quello di valorizzare il “filo d’oro”, ossia il legame, apparentemente fragile ma prezioso, che lega le persone sordocieche o con minorazioni plurisensoriali al mondo esterno. Un’ottica quindi che supera l’assistenzialismo fine a se stesso, unica modalità di aiuto per lo più utilizzata per le persone con disabilità, per perseguire uno scopo molto più ambizioso, vale a dire l’ inserimento sociale della persona perseguito attraverso la valorizzazione delle sue capacità. Dopotutto, i grandi successi sono riservati alle persone che hanno saputo osare e vedere la realtà con gli occhi di chi sa che l’orizzonte è solo un traguardo.
Da allora sono passati anni e l’esperienza, il progresso e la ricerca hanno perseguito lo scopo di permettere alle persone sordocieche di comunicare, perché la comunicazione consente ad ognuno di esprimere la propria personalità e dare un contributo all’esistenza di tutti. La grandezza degli operatori del Filo d’oro è quella di credere in ogni persona, individualizzando e personalizzando il più possibile l’approccio terapeutico, nella ferma convinzione che ognuno possa e debba comunicare. Così la modalità di comunicazione tra gli individui può divenire pittografica, oggettuale, tattile… in modo tale che nessuno sia isolato dal resto del mondo.
Prima di arrivare in Osimo non capivo quale fosse il segreto della Lega, dato che nel resto d’Italia le strutture riabilitative chiudono o sono in enorme difficoltà economiche mentre la Lega è in continua espansione, tanto da aprire un nuovo centro nazionale, un progetto ambiziosissimo, che sarà in grado di raddoppiare l’accoglienza dimezzando i tempi di attesa. Dopo tre settimane trascorse alla Lega, mi rendo conto che l’idea vincente è quella di aver puntato sul futuro di ogni bambino e di ogni persona con disabilità, senza fermarsi alla pietà e alla mera assistenza. Dove il resto del mondo vede la compassione, ad Osimo si guarda alla sfida. Il sorriso dei bimbi della Lega è un sorriso che vale oro, perché rafforza quel filo che li lega al resto del mondo. Un altro punto di forza è quello di aver reso il loro bagaglio di esperienza e professionalità accessibile a tutti, dagli insegnanti di sostegno ai veri e propri sostenitori, ai quali è reso possibile toccare con mano il frutto e la speranza che viene alimentato dalle loro donazioni, attraverso le visite all’istituto che ospita adulti e bambini sordociechi o con minorazioni sensoriali.
Questo è quanto rende la lega un microcosmo culturale assolutamente unico non soltanto in Italia, ma per tutta l’Europa. La sensazione che accomuna ospiti, famiglie, insegnanti, operatori è proprio quella di condividere un sogno che è una sfida quotidiana appagante, privo del sapore amaro dell’ abbandono che spesso le istituzioni e la società civile riservano alle persone con disabilità. Ad Osimo si acquista un senso di umanità pieno e completo, di una fratellanza e comunanza di scopi che rende quel filo d’oro impossibile da spezzare. Negli ampi corridoi dell’istituto di Osimo si cammina con una leggerezza che raramente ho potuto provare… la leggerezza di poter camminare con la consapevolezza di non avere più alcuna barriera culturale, e vedere gli uomini per quello che sono, tutti uguali nelle loro diversità. ☺
Un altro mondo è possibile. Un luogo in cui le persone con disabilità sono soprattutto persone, un posto in cui i bambini ed i ragazzi con minorazioni plurisensoriali imparano a comunicare. È quello che semplicemente accade ad Osimo presso la Lega del Filo d’oro, tutti i giorni, con costanza da oltre 50 anni. Nei corridoi dell’istituto si cammina con una leggerezza che raramente ho potuto provare: poter camminare senza alcuna barriera culturale..
La lega del Filo d’oro nasce ad Osimo nel 1964 per iniziativa di Sabina Santilli, sordocieca dall’ infanzia, e grazie all’aiuto di un gruppo di volontari. La grande intuizione della Santilli, che ancora oggi anima lo spirito degli operatori, dei volontari e dei ricercatori che lavorano ad Osimo, è quello di valorizzare il “filo d’oro”, ossia il legame, apparentemente fragile ma prezioso, che lega le persone sordocieche o con minorazioni plurisensoriali al mondo esterno. Un’ottica quindi che supera l’assistenzialismo fine a se stesso, unica modalità di aiuto per lo più utilizzata per le persone con disabilità, per perseguire uno scopo molto più ambizioso, vale a dire l’ inserimento sociale della persona perseguito attraverso la valorizzazione delle sue capacità. Dopotutto, i grandi successi sono riservati alle persone che hanno saputo osare e vedere la realtà con gli occhi di chi sa che l’orizzonte è solo un traguardo.
Da allora sono passati anni e l’esperienza, il progresso e la ricerca hanno perseguito lo scopo di permettere alle persone sordocieche di comunicare, perché la comunicazione consente ad ognuno di esprimere la propria personalità e dare un contributo all’esistenza di tutti. La grandezza degli operatori del Filo d’oro è quella di credere in ogni persona, individualizzando e personalizzando il più possibile l’approccio terapeutico, nella ferma convinzione che ognuno possa e debba comunicare. Così la modalità di comunicazione tra gli individui può divenire pittografica, oggettuale, tattile… in modo tale che nessuno sia isolato dal resto del mondo.
Prima di arrivare in Osimo non capivo quale fosse il segreto della Lega, dato che nel resto d’Italia le strutture riabilitative chiudono o sono in enorme difficoltà economiche mentre la Lega è in continua espansione, tanto da aprire un nuovo centro nazionale, un progetto ambiziosissimo, che sarà in grado di raddoppiare l’accoglienza dimezzando i tempi di attesa. Dopo tre settimane trascorse alla Lega, mi rendo conto che l’idea vincente è quella di aver puntato sul futuro di ogni bambino e di ogni persona con disabilità, senza fermarsi alla pietà e alla mera assistenza. Dove il resto del mondo vede la compassione, ad Osimo si guarda alla sfida. Il sorriso dei bimbi della Lega è un sorriso che vale oro, perché rafforza quel filo che li lega al resto del mondo. Un altro punto di forza è quello di aver reso il loro bagaglio di esperienza e professionalità accessibile a tutti, dagli insegnanti di sostegno ai veri e propri sostenitori, ai quali è reso possibile toccare con mano il frutto e la speranza che viene alimentato dalle loro donazioni, attraverso le visite all’istituto che ospita adulti e bambini sordociechi o con minorazioni sensoriali.
Questo è quanto rende la lega un microcosmo culturale assolutamente unico non soltanto in Italia, ma per tutta l’Europa. La sensazione che accomuna ospiti, famiglie, insegnanti, operatori è proprio quella di condividere un sogno che è una sfida quotidiana appagante, privo del sapore amaro dell’ abbandono che spesso le istituzioni e la società civile riservano alle persone con disabilità. Ad Osimo si acquista un senso di umanità pieno e completo, di una fratellanza e comunanza di scopi che rende quel filo d’oro impossibile da spezzare. Negli ampi corridoi dell’istituto di Osimo si cammina con una leggerezza che raramente ho potuto provare… la leggerezza di poter camminare con la consapevolezza di non avere più alcuna barriera culturale, e vedere gli uomini per quello che sono, tutti uguali nelle loro diversità. ☺
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