il teatrino politico
20 Febbraio 2010 Share

il teatrino politico

La democristianizzazione della politica italiana ha raggiunto livelli inaccettabili per chi ha ancora una testa per pensare e non è di una parte politica che pareva avesse fatto il suo tempo. Ci furono anni in cui nessuno si proclamava più democristiano o socialista. Quei partiti furono sciolti e i loro rappresentanti, pescati con le mani nella marmellata, finirono nelle patrie galere e qualcuno, per scamparle, è persino fuggito all’estero. L’onda di indignazione contro i ladri che occupavano il potere da decenni raggiunse livelli che non avevano eguali nella pur lunga storia della nostra gloriosa repubblica. Nella Caporetto della politica tanti si ritirarono col malloppo a tranquilla vita privata, ma molti si sono riciclati e ora, dal sempre privilegiato pulpito ad oltre diecimila euro al mese più varie ed eventuali che è il parlamento italiano, impartiscono a tanti smemorati italioti, lezioni di democrazia, politica e buon governo. Ricordate quando persino il berlusca nazionale voleva come ministro dell’interno del suo governo il “manettaro” Di Pietro? Acqua passata! Ora il “manettaro” è diventato il rappresentante dell’opposizione estrema al governo di Silvio, l’intransigente, quello da isolare in un angolo e lasciare sbraitare alla luna.

Da quasi un ventennio è di moda la corsa verso il centro, dimenticando che il centro non esiste, è solo un punto immaginario, un grande calderone che raccoglie tagli e ritagli, ma soprattutto frattaglie, di tanti transfughi desiderosi solo di mantenere i loro pidocchiosi privilegi. Da quasi vent’anni mandrie di transumanti occupano il teatrino politico, ci propinano quotidiane dissertazioni sul nulla assoluto, passando da un pascolo ad un altro più rigoglioso, con tanta naturalezza da far invidia agli gnu dell’Africa sub-sahariana. Nullapensanti di destra, battilocchi di sinistra e cerchiobottisti centristi, tutti sovrapponibili tra loro e tutti teatranti del tragicomico palcoscenico politico nazionale. Recitano a soggetto la parte assegnatagli dal burattinaio, nessuno a braccio, tutti seguono fedelmente il gobbo. Seppelliti gli ideali, la passione politica che faceva vibrare mente e cuore di milioni di persone, assistiamo ora alla democristianizzazione di quasi tutti i pantani partitici dell’arco costituzionale.

Pochissimi, sempre meno, i portatori di idee nuove, o semplicemente gli oppositori del regime. Tutti sono d’accordo quasi su tutto, correttori solo di piccole virgole. I democristiani, ora che la democrazia cristiana non c’è più, sono diventati il valore aggiunto alla “presentabilità” dei  “candidati”, sia destri che sinistri. Per la cosiddetta sinistra avere un Governatore che si proclama di quella appartenenza politica e che, a giudizio di tanti, ha governato bene la sua regione, diventa un disvalore, da sostituire con un democristiano presentabile all’elettorato cosiddetto moderato. Perché meravigliarsi allora se la rappresentanza dei partiti di sinistra nel parlamento nazionale non c’è più? Come possono sentirsi rappresentati gli elettori di sinistra da un partito che decide, per non fare uno sgarbo a tanti ex democristiani, di rimanere persino fuori dal Partito Socialista Europeo? Gli elettori di un centro che non esiste neanche geograficamente avranno sempre i loro “presentabili” candidati per cui votare. All’elettore di sinistra che non vorrà continuare a turarsi il naso nel segreto della cabina elettorale converrà andarsene per mari e monti. Oppure dare un urlo per sentirsi vivo e cercare con l’orecchio le urla di altri suoi simili. ☺

terraecolle@gmail.co

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