incarnazione
19 Febbraio 2010 Share

incarnazione

Va di moda la rissa, soprattutto in televisione. Si fa di tutto per incrementarla. L’effetto voluto è il depistaggio dai veri problemi o la loro banalizzazione. E ci riescono benissimo. Come sempre.

Accadeva già ai tempi di un bambino deposto in una mangiatoia con il quale cristiani e diversamente credenti sono chiamati a confrontarsi, a condizione che si sia disposti ad entrare in relazione. Che sia il Cristo o un povero cristo è una prospettiva di fede. Di certo è indifeso, non innocuo. Porta pace ma intorno i potenti del tempo, si chiamino sacerdoti, re o romani, si agitano. Le persone sagge lo cercano, gli stolti lo ricercano. Testimonia amore, però intorno si scatena la strage degli innocenti. È costretto all’emigrazione, giammai alla rassegnazione. Rifiuta la violenza a tal punto che preferisce subirla piuttosto che farla. Tre chiodi sigillano una vita d’amore senza limiti di un uomo che aveva messo in crisi le istituzioni senza odiarle.

Scambiato per anestetico, nel suo nome si cercò di addormentare le coscienze; usato come talismano servì per scacciare le paure e non solo; ridotto a simbolo divenne strumento di persecuzione; frullato in salsa melensa fu servito come una bella fiaba per i bambini.

Tutta qui l’incarnazione? Per fortuna no. Nel suo nome donne e uomini si sono giocati la vita in tutti i secoli, anche oggi. Il sovversivo di Nazareth non sopporta omologazioni e compromissioni; ai suoi seguaci chiede di essere sale che dà sapore alla vita, sale che brucia sulle ferite della storia, sale che conserva dalla putrefazione ogni cuore palpitante amore a tempo pieno.

La farsa di un governo che difende il crocifisso nelle scuole, mentre crocifigge immigrati clandestini sarebbe comica se non fosse tragica. I danni sono incalcolabili e irreversibili per le vittime. Più in generale, ogni qual volta le istituzioni impugnano il crocifisso ne fanno uno strumento di oppressione e repressione: dalle crociate alla conquista delle Americhe, dall’inquisi- zione alle dittature militari. Ci si affanna oggi a mostrare le radici cristiane dell’Italia o dell’Europa dimenticando che queste dovrebbero rimanere nascoste, come in ogni pianta;  semmai i frutti dovrebbero essere ben visibili.

Giù le mani dal crocifisso! Che siano i poveri, i disperati, coloro che lottano per un mondo a misura d’uomo a disporne come meglio credono. Tacciano per una volta anche le chiese. E allora tornerà ad essere quello che è sempre stato: testimonianza di un amore senza limiti, un invito al rischio, a mettere in gioco la propria vita, non a giocare con quella degli altri.

  “Andate da quel volpone e ditegli…” rispose un giorno il nazareno, parlando del re Erode.    È ai volponi di oggi, per non rischiare che un maleodorante incenso impregni vestiti per troppo tempo custoditi nelle sacrestie, che osiamo rivolgerci.

Possibile che si scateni un putiferio per neutralizzare virus che le stesse industrie farmaceutiche tengono in vita e poi inaliamo il berlusconismo con il piacere masochista di chi è felice di essere infettato? Che aspettiamo a rimandare a casa, con un calcio nel sedere, un plurinquisito che teme una giustizia fin troppo addomesticata? Il rispetto delle tante vittime che aspettano giustizia non può lasciarci indifferenti di fronte al massacro del diritto.

In questo mese scade per la settima volta l’incarico di commissario per il terremoto a Michele Iorio. Se finora non ha normalizzato e pianificato la ricostruzione,  che si occupi di altro, lui e il suo fido sub (e già il termine è tutto un programma!).

Il sindaco di Santa Croce di Magliano, si è già impantanato, appena eletto, sul nucleare, restituendo così un brandello di dignità a una sinistra perennemente in ritardo, se non in letargo. Ognuno dovrebbe fare il suo mestiere! Ma i farmacisti non hanno in dotazione il bilancino per pesare il valore delle cazzate che sparano?

Il sindaco di Larino dovrebbe dirci fino a quando vuole assistere inerte e incurante alla distruzione dell’ospedale. Insieme a quelle volpi della parlamentare e del governatore hanno deciso di divorare uva, grappolo e la stessa vigna!

Il sindaco di Casacalenda delibera di lucrare sugli anziani e di fregare lavoratori illusi per anni con delibere che si è rimangiato con la complicità della giunta, vedremo a breve a vantaggio di chi. Il tempo è galantuomo e l’oro di Bologna non resiste a lungo lucido.

A Bonefro con il commissario si è caduti, come prevedibile, nel più totale immobilismo e l’orgoglio del popolo si è atrofizzato. L’impegno e il riscatto dovrebbero sprizzare da ogni angolo, sotto ogni albero, e invece le formazioni sono come quelle dei calciatori: si formano in segreto e si rivelano all’ultimo momento, se non sfumano prima.

Incarnazione è lottare perché ci sia più giustizia sociale, più equità fiscale, perché i beni dei mafiosi non siano venduti (cioè restituiti), perché l’acqua resti un bene pubblico. È il momento di costruire il dopo Berlusconi. Siamo in tanti a non volere che il grigio oscuri tutti i colori dell’arcobaleno. Non lasciamoci scippare il futuro. Ce lo insegna il natale.☺

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