insulti all’intelligenza
25 Febbraio 2010 Share

insulti all’intelligenza

Dice il grande imbonitore, quello che ha il controllo su quasi tutte le tv e gran parte dei giornali, che con questi “midia” (a proposito Cavaliere, si pronuncia media e non “midia”, perché pare derivi dal latino; uno come Lei tanto addentro all’argomento dovrebbe saperlo!) siamo in una “povera Italia”. Si può non essere d’accordo con una tale affermazione? Forse dobbiamo preoccuparci se cominciamo ad essere d’accordo con “Il Migliore”. Scriviamo da tempo di non voler vivere in una democrazia a libertà vigilata, di temere derive autoritarie, di essere sottoposti a lavaggi di cervelli quotidiani da parte di media assoggettati e servili alla causa del Capo. Ora anche Egli ammette di vivere in una piccola nazione a causa dei mezzi di comunicazione che abbiamo. Allora non ci resta che urlarlo a chiare lettere: siamo d’accordo col Capo; anche se per motivi diametralmente opposti. Diceva Joseph Pulitzer, un grande giornalista americano: “una stampa cinica e mercenaria, prima o poi, creerà un pubblico ignobile”.

Ecco Cavalier Berlusconi, più che per i tanti megafoni che magnificano la grandiosità del “Migliore”, siamo preoccupati per la creazione di un pubblico ignobile. Siamo preoccupati di un’Italia sempre più intollerante verso gli stranieri, i “diversi”, i portatori di altre culture e di altre religioni. Preoccupati per la divisione degli Italiani in ricchi e poveri, nordisti e sudisti, operai fannulloni-ladri di salario e detentori di Capitale-benefattori. Preoccupati della imperante cultura capital-leghista, secondo la quale al nord tutti lavorano e pagano le tasse e al sud siamo tutti seduti al fresco del sombrero a divorare risorse pubbliche. La stessa cultura che crea, in nome del libero mercato, milioni di precari e disoccupati nel pubblico impiego e dice di non voler abbandonare nessuno. Dà miliardi di euro pubblici alle banche per salvare loro il culo dai loro allegri sperperii ma poi si lamenta, forse solo per scusarsi dello spreco di tanto foraggio, che queste non danno soldi alle imprese e alle famiglie. È la politica del disgregare, del dividere, dell’inasprimento della conflittualità sociale e territoriale che mai si rivolgerà contro  le grandi lobby, le caste e i detentori del potere, spesso occulto.

Ha raccontato il Grande Comunicatore, in una delle tante e logorroiche interviste, che “il 90% della stampa italiana è di cultura comunista o catto-comunista”. Noi vorremmo credergli, ma da “resistenti” quali la nostra coscienza ci impone di essere e non conoscendo le provenienze culturali dei tanti direttori e giornalisti delle tantissime testate nazionali, diamo giornalmente uno sguardo, spesso molto annoiato, ai gloriosi giornali regionali. Ebbene due tra i più diffusi quotidiani (anche se regalati con l’acquisto di un quotidiano nazionale, come l’orsetto per chi compra le pile), che rappresentano oltre il 50% della stampa regionale, sono così strutturati: uno attacca giornalmente il Presidente Iorio, però è di proprietà del berlusconiano e mai pentito fascista Ciarrapico, e nei suoi corsivi in prima pagina elogia a spada tratta l’operato del ventennio; il secondo magnifica un giorno sì è l’altro pure il nostro Governatore Iorio e tutta la sua giunta, tanto che hanno ideato una rubrica in prima pagina, paradiso e inferno, in cui collocano tutta la Giunta Regionale in paradiso e tutti i suoi oppositori all’inferno. In paradiso Iorio perché promette di dare più facilmente soldi alle imprese; in paradiso Vitagliano perché, anche se spende tanti soldi pubblici, fa la questua tra Roma e Bruxelles per portare soldi al Molise (omettendo di elencarci i risultati); in paradiso Picciano perché vuole rivedere il regolamento del Consiglio Regionale; in paradiso Muccilli perché dice di voler costruire una nuova classe politica (perché, se va così bene quella attuale?); in paradiso Arco, perché nel fondo di un barile ha trovato 500 mila euro; sfidiamo chiunque ad essere capace di tanto, anche a costo di dover raschiare molto. Dopo otto anni di amministrazione collocano tutti gli artefici del nostro “benessere” in paradiso perché promettono di voler fare. Prima di beatificarli, non sarebbe il caso di aspettare almeno che “facciano”? Quali sono gli atti e i fatti compiuti in tanti anni di governo per cui potrebbero meritare la vita eterna? Se le buone intenzioni rimangono tali, il paradiso può attendere. Un vecchio barbone e filosofo tedesco diceva che “la via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”. E non era Nostradamus. Ancora peggiore è quella che, eufemisticamente, viene definita informazione televisiva. Replicanti, palafrenieri e giullari di corte imperversano da mattina a sera e i cosiddetti notiziari sono nient’altro che i pulpiti dei “portavoce”. Le notizie bisogna prenderle con ampio beneficio di inventario e i giornalisti seri cercarli col lanternino. A quando il risveglio delle menti narcotizzate, in poltrona e pantofole con paperella, davanti al tubo catodico? Quando, i portatori di tali menti, si accorgeranno che la televisione non abbronza? ☺

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