Istantanee d’estate
20 Settembre 2019
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Istantanee d’estate

Riprendere a scrivere per la fonte è uno dei riti irrinunciabili che marcano la fine dell’estate e il ritorno ad una quotidianità in qualche modo diversa; e come sempre davanti al foglio bianco, mentre si cerca di mettere in fila i contenuti, si affollano nella mente le immagini dei giorni trascorsi: fotogrammi di un film appena vissuto nel Molise che resiste, ma sempre più faticosamente, e in un’Italia sempre più confusa e sbandata.

Rivedo i volti delle mamme che manifestavano a luglio davanti al San Timoteo di Termoli rivendicando il diritto di far nascere i loro bimbi qui e non altrove: immagine rumorosa e colorata del crack della nostra sanità, segno forse di una nuova reattività, fin qui troppo debole, davanti alla distruzione scientifica del sistema sanitario, ma soprattutto rappresentazione plastica di ciò che accade quando i diritti non vengono difesi in tempo.

E diventa lampante, dinanzi a questa istantanea, che tutto è cominciato quando abbiamo lasciato che la parola azienda entrasse nel lessico di un bene comune essenziale, e che sostantivi come profitto, debito, pareggio inquinassero il vocabolario del diritto alle cure. Perché le parole danno vita alle cose, e le cambiano, come abbiamo tante volte scritto su questo giornale.

Ritrovo con gioia i volti sorridenti dei ragazzi (e dei “grandi”) che il 20 luglio sono arrivati dal mare con due lunghissimi striscioni a urlare che i combustibili fossili e la plastica sono il passato e la morte, tra applausi, domande e congratulazioni.

E si animano davanti a me le foto dei bellissimi quadri dipinti en plein air sempre il 20 luglio in piazza Monumento da artisti molisani e non, per il concorso di pittura organizzato da noi della Rete della Sinistra nella prima Festa dei Beni Comuni; una bella e intensa giornata durante la quale si è parlato di sanità, territorio, acqua pubblica. Una goccia d’acqua nel diluvio del liberismo trionfante, ma pur sempre una voce che ha parlato di un altro mondo possibile.

Ecco comparire poi i tanti striscioni che il nove agosto hanno accolto sul muraglione del castello di Termoli il nostro ormai (e speriamo per sempre) ex Ministro della Paura arrivato in veste di dj; e dietro gli striscioni i visi belli e determinati di chi non vuole e non può stare in silenzio davanti agli attacchi alla democrazia: persone indignate che per ore hanno sfidato il sole martellante decise a mostrare che nessuno può permettersi di parlare nel nostro nome se parla di razzismo, violenza e dittatura, chiedendo “pieni poteri” come già fecero in un passato buio altri due folli… Il lungo striscione che è stato calato dal muraglione resta la foto più bella della conferma che la barbarie non ha ancora spento tutti i cuori.

Vedo di nuovo la chiazza marrone nell’acqua vicino al porto, ennesimo insulto ad un mare un tempo bellissimo e oggi soffocato dalla plastica e dall’incuria di chi, privato, gestisce il bene comune più archetipico e simbolico nel nome di un profitto insensato. Il depuratore è stato anche quest’ estate il convitato di pietra onnipresente, con i suoi mefitici odori, le rotture ripetute e le perenni rassicurazioni su riparazioni e qualità delle acque. Mentre l’acquedotto Molisano Centrale, che avrebbe dovuto finalmente portare anche nel Basso Molise l’acqua sorgiva del Matese, resta purtroppo un vago disegno sfocato, e non fotografia di realtà; anche perché sembra proprio che quest’acqua, se arriverà, non sarà sufficiente per tutti, e dovrà essere mescolata a quella, tutt’altro che limpida, del Liscione.

A queste immagini locali si sovrappongono inquietanti quelle nazionali, fino all’epilogo tragicomico della caduta del governo: e si somigliano purtroppo tutte, viste e riviste troppe volte con lo stesso dolore nell’anima. Hanno i volti sgomenti e gli occhi sbarrati dei migranti sequestrati sulle navi che li hanno salvati; hanno le voci dolenti e i corpi martoriati delle donne e degli uomini che fuggono dall’inferno libico; hanno, grazie a Dio, anche il bel viso aperto e i capelli rasta di Carola, capitana coraggiosa che ha avuto il coraggio di guardare la Medusa e non ne è rimasta pietrificata, ma ha al contrario saputo frantumare il bluff tracotante del potere.

Da questo album immaginario voglio cancellare le foto indecenti dei baci al Rosario, delle cubiste che insultano l’inno di Mameli, dei rivoltanti comizi in spiaggia. Porto con me invece il volto del comandante del peschereccio siciliano che spiega con semplicità lineare perché al dovere di soccorso in mare non ci si può sottrarre, mai. E quello dei ragazzi di Fridays for Future che lavorano insieme agli attivisti di Trivelle Zero Molise per scrivere su metri di stoffa che il Molise è troppo bello e non vuole né gasdotti né trivelle.

Ecco, con la fine dell’estate ripartiamo da qui: dall’impegno civico, dal coraggio di tanti in mare e in terra, dalla voglia di fare uno sberleffo al razzismo imperante e di salvare ospedali, territorio, acqua e democrazia. Qui e altrove.☺

 

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