la bardona
19 Aprile 2010 Share

la bardona

 

             La bardana (Arctium lappa L.), nota anche col nome di lappa in riferimento agli uncini che ricoprono il frutto, cresce nei luoghi abbandonati, sulle macerie, lungo le strade di campagna o lungo gli argini di fiumi e torrenti.

             Questa pianta, che può superare i due metri di altezza, è caratterizzata da villosità in tutte le sue parti e proprio per il suo aspetto irsuto, le è stato attribuito il nome greco arktos (orso).

             La specie è presente tutto l’anno in tutt’Italia tranne Sicilia e Sardegna. Ha fiori di colore violetto, che assomigliano a quelli dei cardi, ma gli aculei che ricoprono il calice terminano con un minuscolo uncino, così da non essere pungenti ma con una formidabile presa sui vestiti o sul vello degli animali per assicurarsi la diffusione. Ricordo che da ragazzi, sfruttando questa caratteristica, ingaggiavamo delle vere e proprie battaglie nel tirarci addosso, queste infiorescenze, l’un l’altro. I ragazzi più creativi riuscivano ad assemblarvi anche modesti oggetti, in particolare piccole ceste.

I periodi di raccolta variano a seconda delle parti della pianta che si intendono utilizzare.

Da un punto di vista culinario il prodotto tipico della bardana è rappresentato dalle radici carnose. Queste sono molto profonde e per estrarle dal terreno bisogna munirsi di zappette o vanghe. È importante raccoglierle quando esse sono ancora giovani, prima che si sviluppi lo scapo fiorifero (altrimenti diventano dure e fibrose). Il periodo migliore per la raccolta coincide con il tardo autunno-fine inverno, prima della ripresa vegetativa.

Le radici della bardana sono un prezioso ortaggio disponibile per un lungo periodo, soprattutto durante l’inverno quando altre piante non crescono. Una volta estratte le radici dal terreno, esse vanno separate dal resto della pianta, vanno lavate accuratamente e sono pronte per essere usate o per essere riposte nel frigorifero. Le radici più fresche possono essere impiegate crude in insalate o in altre pietanze, tagliate a fettine o a dadini. Si consiglia di immergere sempre le parti tagliate in acqua acidulata con limone o aceto per evitare l’imbrunimento dei tessuti. Se le radici si preferiscono cotte si fanno bollire per 15-20 minuti aggiungendo all’acqua di cottura un cucchiaino di bicarbonato che le rende più tenere. A cottura ultimata si passano in padella con olio e burro e condimenti a piacere. Anche con le radici della bardana, come per molte altre piante della stessa famiglia (tarassaco, cicoria e crespigno di cui ci siamo occupati nei numeri precedenti) è possibile ottenere un surrogato del caffè. Le radici, inoltre, possono tranquillamente surrogare le patate o anche piatti più tipici.

Un’altra parte della pianta che si può utilizzare è il midollo del fusto quando è tenero e di sapore delicato. Questo si preleva in tarda primavera, quando ha raggiunto almeno un paio di centimetri di diametro alla base ma prima che si formino i boccioli fiorali altrimenti diventa troppo duro e legnoso. Si deve poi scortecciare il fusto e se si ha un po’ di accortezza in questa operazione si ottiene un midollo croccante e tenerissimo molto buono da usare fresco, crudo nelle insalate,  cotto come gli asparagi, o anche ridotto in pezzetti, impanato e fritto.

Anche le foglie, ma solo quelle fresche e giovanissime, sono utili, miste ad altre specie per farne verdura e minestre oppure si possono cuocere e farne una frittata.

Svariati sono gli usi che se ne possono fare in cucina sia con le radici che con il midollo dei fusti o con le foglie.

Ma la bardana è stata impiegata anche come pianta medicinale perché si credeva che migliorasse la memoria. È inoltre diuretica e depurativa, stimolante del fegato e della cistifellea e può abbassare la glicemia. Volendo si può preparare anche uno sciroppo o un elisir o un vermouth che sono eccellenti per combattere la foruncolosi. È utile anche per preparare il famoso oleolita per il trattamento del cuoio capelluto tendenzialmente grasso: basta far macerare per 15 giorni, in un litro di olio di oliva, 200 grammi di radici di bardana.

In Giappone è da lungo tempo coltivata per consumarne le radici carnose. È coltivata anche nelle Hawaii, sempre da parte di oriundi giapponesi, dove si crede che conferisca forza e virilità e si regala spesso, scherzosamente, ai giovani sposi.

Torta salata alla bardana

Ingredienti (per 4-6 persone):

400 g di pasta frolla salata surgelata; 150 g di spinaci freschi; 250 g di foglie di bardana; 50 g di uvetta sultanina; due cucchiai di olio di oliva; sale e pepe; 250 g di robiola fresca; 4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato; 40 g di pinoli; un uovo; 10 g di burro; farina q.b.

Preparazione:

fare scongelare la pasta frolla; mondare, lavare e lessare in poca acqua salata gli spinaci e le foglie di bardana. Mettere in ammollo in acqua tiepida l’uvetta. Fare insaporire in una padella la bardana e gli spinaci con due cucchiai di olio, sale e pepe; lasciare intiepidire. Passare al setaccio la robiola, quindi unirvi quattro cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato, i pinoli e l’uvetta strizzata,  incorporare l’uovo e per ultimi gli spinaci e la bardana tritata. Foderare una tortiera di circa 24 cm di diametro, imburrata e infarinata, con ¾ della pasta. Distribuire il composto e livellarlo; formare con la restante pasta una griglia, quindi passare in forno a 190° per circa 40 minuti. Servire la torta calda o fredda.

 

 

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