La cultura della legalità
9 Marzo 2024
laFonteTV (3191 articles)
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La cultura della legalità

Il 19 marzo del 1994 moriva, ucciso dai Casalesi, don Giuseppe Diana. Tra pochi giorni, saranno trent’anni. E il 21 marzo si celebrerà, come ogni anno, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, istituita da Libera. Buone occasioni, sempre, per parlare di cultura della legalità, per provare a far innamorare i nostri studenti di personaggi splendidi, che hanno dedicato la vita e la morte all’impegno per una società pulita, libera dalle mafie, pagando di persona.
Tuttavia, oggi mi piacerebbe parlare ai miei studenti con parole tanto semplici quanto sentite, sperimentate, per dire loro che la cultura della legalità (o dell’illegalità) è in mezzo a noi, basta riconoscerla per farla emergere. Sarebbe bello se piano piano, nel corso del proprio cammino scolastico, ciascuno di noi docenti, ciascuno degli studenti, potesse annotare quello che la scuola è, o diventa, se sceglie la legalità. Attingendo alla propria esperienza quotidiana. Sarebbe bello immaginare cosa potrebbe fare la scuola per continuare l’opera di don Diana, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Peppino Impastato… di tanti.
E allora, sì, direi ai miei ragazzi che la scuola lotta contro la cultura mafiosa del sopruso, della sottomissione, lotta contro “il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”
…quando educa i ragazzi ad essere liberi, a contestare con garbo e con determinazione un’insegnante per imparare a farlo di fronte a qualunque autorità, civile, politica o religiosa; quando li stimola a pensare con la loro testa e consente loro di esprimere il dissenso, affinché non confondano il rispetto con l’ acquiescenza;
…quando guida i ragazzi a scoprire che i libri di testo non sono infallibili, ma contengono errori, interpretazioni personali, lacune, giudizi talvolta arbitrari, e li abitua a utilizzarli criticamente; quando sceglie i libri di testo perché sono validi, non perché il fornitore è un amico;
…quando non punisce e non demonizza i conflitti fra compagni, ma aiuta a leggerli e a risolverli in maniera creativa, intelligente;
…quando gli insegnanti non si accontentano di quello che si è imparato da giovani per l’abilitazione, ma continuano a studiare e ad aggiornarsi per essere attrezzati a fronteggiare il presente;
…quando aiuta la vittima a dire di NO al bullo, ma dopo va dal bullo e si occupa di lui;
…quando insegna ai ragazzi il valore rieducativo della “punizione”, trasformandola in una “riparazione”, in un’esperienza di recupero della parte migliore di sé da offrire alla comunità
…quando non umilia chi non va al passo con gli altri, e non lo abbandona, ma lo aiuta a migliorare, a scoprire in sé i propri punti di forza – oltre a quelli di debolezza – e ad orientare in base agli uni e gli altri il futuro di ciascuno;
…quando non fa sconti, quando chiede molto ai ragazzi, e li convince che la strada più giusta e gratificante per raggiungere i propri obiettivi è sempre la più lunga, fatta di sacrificio e di fatica paziente, perché le scorciatoie ti fanno forse furbo ma ti condannano a restare bambino e a sopravvivere di favori personali per tutta la vita; perché affidarsi, domani, alle raccomandazioni e al potente di turno per andare avanti è deprimente, oltre che disonesto;
…quando dimostra agli alunni che sono tutti uguali, che certi cognomi o certe amicizie personali non contano in aula;
…quando applica l’art. 3 della Costituzione e smette di perpetuare in classe le disparità sociali dalle quali partono i ragazzi, riuscendo a dare a tutti le stesse opportunità di raggiungere la propria meta;
…quando scopre che le mete dei viaggi d’istruzione, accanto ai tesori artistici, possono comprendere anche Barbiana, o le terre di don Peppe Diana e che agli adolescenti piacciono un sacco!
…quando alza la testa e ha uno scatto di dignità verso i governi – di qualunque colore – che la prosciugano di risorse, trascurando la formazione dei giovani e ipotecando, in questo modo, il futuro di un intero Paese;
…quando insegna l’italiano con la consapevolezza che ogni parola in più che si conosce “è una pedata in meno nel sedere, come diceva don Lorenzo Milani, da parte del tuo padrone”. E oggi i padroni sono tanti, troppi, per i giovani;
…quando sa che occorre tempo e tenacia perché queste opportunità vengano colte e vissute fino in fondo, ma continua a camminare senza stancarsi, e senza abbassare la guardia, verso questo ideale.☺

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