La disfida di burletta
9 Maggio 2023
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La disfida di burletta

A leggere le cronache che arrivano dal Molise per le prossime elezioni regionali la formula delle candidature è quella del “gratta e vinci”. I partiti si mettono di traverso come se nella piccola regione si dovesse decidere l’avvenire dell’universo. I partiti? Si scelgono colori e coloranti (salvo rare eccezioni) ma non certo per convinzioni politiche o per una militanza partecipata. Per gran parte dei candidati si sceglie solo una targa che non diventa simbolo di condivisione dei valori (sempre più rari) ma solo per avere un lasciapassare, un biglietto di ingresso nella competizione. Il Molise con una popolazione al di sotto delle trecentomila unità, in fase calante e con una quota elevata di over 60 ha bisogno di un progetto di forte consistenza e di mirati obiettivi. Chi si presenta alla competizione per scalare la vetta del governo della regione suscita ora l’immagine di chi si sente alpinista guardando dal basso la montagna e non ha corde e ramponi per inerpicarsi lungo le pareti rocciose.

A leggere, con affanno e talvolta con nausea, le notizie sulla sfida non di Barletta ma di burletta viene spontanea una domanda. Dove sono i Molisani? Si rendono conto che sono pedine su una scacchiera costruita dai progettisti delle sarabande preelettorali senza averli consultati, senza un minimo di raccordo con le esigenze degli abitanti e, non secondariamente, quelle del territorio? Gli aspiranti ci devono mettere la faccia, presentarsi a viso scoperto e non trasformare la competizione in un maleodorante “venghino, venghino”.

I nomi sono sempre gli stessi. Tornano in ballo da una elezione all’altra, rispuntano come le lumache dopo la pioggia. Qualcuno ha la formuletta magica di qualche visionario progetto come quello di un’ autostrada a quattro corsie che avrebbe un solo risultato, cioè quello di sventrare una realtà territoriale che ha bisogno di ben altro. Sono necessari migliori collegamenti tra i vari tasselli della regione per facilitare modelli di economia condivisi in un orizzonte nel quale tanti piccoli Comuni possono disegnare la loro vita, integrare le loro attività, scambiare esperienze e conoscenze e farle diventare un tutt’uno. In sostanza c’è bisogno di costruire le condizioni per far nascere i distretti sui quali l’economia prende quota, si identifica e pone le basi per lo sviluppo. Quale e in quale direzione? Innanzitutto nell’arginare lo spopolamento e congiuntamente mettere in moto la nascita di un assetto territoriale delineato da una forte identità. Questo è il Molise e non quello che gli irriducibili candidati affidano a Roma, cioè alle sedi centrali dei partiti. Con modalità garibaldine parlano di “Roma o morte” mentre dovrebbero dire “Roma e Molise morto”.

Le voci alle quali appellarsi sono quelle delle giovani generazioni, quelle degli imprenditori coraggiosi, quelle di coloro che amano la propria terra con la consapevolezza di proteggerla  alimentando i valori della sua identità. L’autostrada? Già c’è e consente l’accesso dai due lati della penisola. È più importante far entrare  nel Molise che sostenere l’uscita. Con le ingenti somme che si spenderebbero per squarciare il territorio si possono realizzare sentieri, strutture ricettive compatibili, scuole di formazione  per dare all’ economia regionale i tesori della tradizione e per fare del territorio con i suoi valori ambientali il protagonista della transizione verso modelli di vita che hanno nella materia prima della piccola regione opportunità da  scoprire e, per fortuna, non ancora depauperate.

Il formicaio preelettorale è tutto un pullulare di ambizioni personali in una sorta di caccia al tesoro nascosto nel Palazzo D’Aimmo e nei suoi addentellati destinati alla gestione del piccolo governo regionale. Già sono in atto le previsioni e gli auspici. Chi vincerà? Un interrogativo che non deve trovare la risposta nel pullulare del formicaio ma nella consapevolezza dei Molisani se vogliono che le prossime elezioni siano come quelle file negli sportelli degli uffici nei quali si movimenta il traffico sulla base del numero che si ritira all’ingresso. Nelle prossime elezioni la precedenza deve essere data ai progetti, alle competenze, alla visione e alla condivisione. Il formicaio, ce ne rendiamo conto, non è facile da eliminare ma chi è chiamato a votare deve pretendere di avere risposte vere e responsabili. È l’antiparassitario che gli elettori hanno a disposizione e possono impiegarlo. Meglio ancora, devono impiegarlo. ☺

 

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