La maggiorana odorosa
15 Gennaio 2024
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La maggiorana odorosa

“Cingi le tempie dei fiori/ di soave maggiorana odorosa”. Così il poeta latino Catullo (carme 61, vv. 6-7) cantava la maggiorana – una pianta mediterranea conosciuta da migliaia di anni – trai fiori della ghirlanda che tradizionalmente cingeva il capo delle spose. Un’antica leggenda greca narra infatti che fu la dea dell’amore Afrodite a coltivare per la prima volta la maggiorana conferendole il suo tipico aroma. Proprio per questo tra le ragazze greche vi era anche l’usanza di mettere sotto al cuscino un rametto di maggiorana, così in sogno sarebbe apparso loro il volto del futuro sposo. Secondo un’altra leggenda, la denominazione di maggiorana come amaracus deriverebbe da Amaraco, un giovane ufficiale che viveva nel palazzo del re di Cipro e che un giorno ruppe un vaso contenente una fragranza molto pregiata, lasciandosi poi morire per il dispiacere. Questo suo gesto estremo commosse a tal punto gli dei che decisero di trasformarlo in una pianta aromatica: nacque così la maggiorana.
Se è proprio alla parola latina amaracus (o al suo corrispondente greco amárakon) che sembra risalire la seconda parte del suo nome scientifico Origanum majorana, la prima parte Origanum si deve a Linneo, che aveva definito questa pianta “splendore delle montagne”, dal greco óros (= “monte, altura”) e gános (= “gioia, delizia”). Tutta la pianta e in particolar modo le foglie, come avviene con l’origano, emanano un penetrante e gradevole odore aromatico, che si accentua con lo stropicciamento. Tuttavia il sapore e l’odore della maggiorana sono più delicati rispetto a quelli dell’origano (Origanum vulgare), che appartiene alla stessa famiglia delle Labiate e allo stesso genere (Origanum), ma le cui caratteristiche sono più intense. La maggiorana è poi conosciuta in Italia anche con i nomi volgari di “persia” o “persa”.
Diffusa qua e là come pianta spontanea, può essere anche coltivata in pieno campo in terreni leggeri, sciolti, ben esposti e fertili, oppure in vasi o germinatoi. La semina viene effettuata a marzo, e quando le piantine sono abbastanza grandi e possono essere trapiantate nei vasi. Nel loro pieno sviluppo le piante di maggiorana possono raggiungere un’altezza di 30 cm. Ma l’operazione più importante va compiuta nel mese di gennaio, ed è quella di eliminare i rami malati e di sfoltire i rami stessi, per avere una pianta più rigogliosa, con rametti sempre giovani, nei mesi successivi. La fioritura avviene quando l’estate è già iniziata, perché la maggiorana ama le temperature alte: i fiori sono minuscoli, bianchi o rosa, e riuniti in glomeruli. Le foglie, piuttosto piccole e brevemente picciolate, sono disposte lungo il fusto, legnoso alla base e a sezione quadrangolare, in modo opposto (in genere a due a due), e il loro colore è verde in entrambe le facce.
La parte commestibile della pianta è costituita proprio dalle foglie: vengono utilizzate fresche o essiccate per aromatizzare stufati, minestre, uova e formaggi, pomodori in insalata e salse per il pesce; fresche si consumano in insalata e sminuzzate sono ottime per condire agnello, maiale e vitello prima di cucinarli. Per la raccolta si consiglia di asportare le foglie al momento di usarle, mentre per l’essiccatura di tagliarle prima che si schiudano i fiori. Le parti della pianta secche possono essere conservate a lungo in un contenitore ermetico, in modo da poterle avere sempre a disposizione e utilizzarle quotidianamente: com’è noto, le erbe aromatiche conferiscono maggiore gusto ai piatti, permettendo così di limitare l’uso del sale o dei grassi da condimento.
Numerose sono anche le proprietà medicamentose di questa erba, che è considerata antiossidante e antinfiammatoria: migliora la digestione e contrasta i disturbi gastrointestinali. È considerata inoltre un vero toccasana per l’umore e contro lo stress, l’insonnia e il nervosismo. È molto ricca di vitamina C e di minerali come ferro, calcio, potassio e magnesio, che le conferiscono un effetto antispasmodico, espettorante e sedativo.
Una curiosità: prima del luppolo, l’ingrediente principale utilizzato nella preparazione della birra era la maggiorana. E durante le due guerre mondiali, quando carestia e miseria erano all’ordine del giorno, molti ricorrevano alla maggiorana al posto del tabacco.
Ma poiché la maggiorana rappresenta una delle più importanti spezie della nostra tradizione culinaria, è d’obbligo concludere con una ricetta.
Paccheri ripieni alla maggiorana
Ingredienti per 4 persone:
400 g di paccheri, 300 g di salsiccia, 400 g di ricotta, 400 g di broccoli, 1 cucchiaio di maggiorana, parmigiano grattugiato.
Procedimento:
rosolare la salsiccia sbriciolata e tenerla da parte. Lessare i broccoli e scolarli per bene. Cuocere i paccheri in acqua salata con un cucchiaio di olio e scolarli al dente. Mescolare ricotta, parmigiano, salsiccia, maggiorana e broccoli schiacciati con una forchetta. Farcire i paccheri col composto e adagiarli in piedi uno accanto all’altro (volendo li si può anche avvolgere singolarmente in una fettina di pancetta). Dare una spolverata di parmigiano e cuocere in forno a 180° per 20 minuti. Servire il piatto caldo. Buon appetito!☺

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