Impazzito di luce
4 Settembre 2014 Share

Impazzito di luce

Così Eugenio Montale, in una poesia degli Ossi di seppia, definisce questo fiore dei campi tanto amato e raffigurato in alcune celebri tele dal grande pittore olandese Van Gogh. È il simbolo della bella stagione e dell’estate: sarà per i suoi colori accesi ed estivi, sarà per la sua misteriosa vocazione a seguire sempre il sole, volgendo quasi magicamente l’infiorescenza verso il punto di maggiore illuminazione. In realtà, osservando un campo di girasoli, si può notare che tutti i fiori sono sempre rivolti in un’unica direzione: verso sud-est.

Originario delle Americhe e coltivato dagli Incas per ricavarne semi alimentari e oleosi, fu introdotto in Europa nel 1500. Ma la parola “girasole” esisteva già molto prima che venisse conosciuto dagli europei. Nella mitologia greca si racconta infatti della giovane ninfa Clizia che, innamorata di Apollo, dio del sole, ne seguiva tutto il giorno il carro durante il suo giro nel cielo, fino ad essere trasformata nel fiore che si orienta sempre verso il sole, ruotando nel corso della giornata per catturarne i raggi. Ovidio, che riporta questo mito nel poema Le metamorfosi, non precisa però di che specie di fiore si tratti, limitandosi ad accennare ad una pianta viola, identificata con l’eliotropio. Sono stati poi i pittori barocchi a raffigurare il fiore di cui parla Ovidio con il girasole, che ha assunto da allora il significato di profonda devozione.

Anche il nome scientifico Helianthus annuus, che deriva da due parole greche, helios (sole) e anthos (fiore), fa riferimento alla tendenza di questa pianta a girare sempre il capolino verso il sole, comportamento noto come “eliotropismo”.

Il girasole appartiene alla famiglia delle Composite, insieme ad altre cento specie circa, fra le quali il topinambur (vedi la fonte n. 9 del mese di novembre 2006). È una pianta annuale molto vigorosa e dall’ abbondante fioritura, conosciuta tanto per i suoi semi oleosi quanto per il valore ornamentale dei grandi fiori gialli o aranciati.

Viene giustamente apprezzato a scopo ornamentale per la bellezza dei fiori e per la facilità di coltivazione. Questi fiori crescono ovunque e si possono anche coltivare in vaso; in questo caso è opportuno scegliere le varietà nane e posizionarle al riparo dal vento e in pieno sole. La fioritura avviene da giugno a settembre a seconda del clima, della varietà e del momento della semina.

Per lungo tempo è stato considerato solo come pianta ornamentale e si è affermato come pianta da olio agli inizi del XIX secolo, quando fu messo a punto il primo metodo per l’estrazione dell’olio. Negli ultimi anni è la coltura che ha registrato la più grande espansione, soprattutto nelle regioni centrali italiane, compreso il Molise. Il girasole è una coltura a ciclo primaverile-estivo che rientra fra le cosiddette piante da rinnovo, quelle cioè che traggono il massimo profitto dalle lavorazioni profonde e dalle eventuali concimazioni organiche. Il girasole, perciò, trova il suo posto migliore in apertura della rotazione, succedendo e precedendo colture di cereali. Costituisce un buon precedente per le colture cerealicole e in modo particolare per il frumento, per diversi motivi:

– libera il terreno piuttosto presto (agosto-settembre) e così consente di prepararlo tempestivamente per la coltura che seguirà;

– lascia discrete quantità di residui organici rappresentati da radici, fusti e pule che si decompongono con relativa facilità e buona resa in humus;

– lascia il terreno libero dalle erbe infestanti.

Caratteristica è la sua infiorescenza, un capolino molto sviluppato detto botanicamente “calatide”, che può raggiungere un diametro di 15-25 cm fino ad un massimo di 40 cm. I fiori del girasole attirano molto le api che ne favoriscono l’impollinazione e sono in grado di produrre, in una apicoltura ben organizzata, decine di kg di miele per ettaro.

Gli acheni, impropriamente chiamati semi, rappresentano la parte interna del fiore e sono disposti a spirali iperboliche concentriche secondo la teoria del matematico Leonardo Pisano detto il Fibonacci. La sequenza di numeri da lui individuata è nota, appunto, come “successione di Fibonacci” (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 … – per cui ogni termine, a parte i primi due, è la somma dei due che lo precedono, ed è presente, oltre che in diverse forme naturali (per esempio, le spirali delle conchiglie) e in altre infiorescenze come la calendula, la margherita o il broccolo romanesco, anche nel girasole: infatti gli acheni sono disposti lungo due insiemi di spirali (ben visibili nella foto), che girano rispettivamente in senso orario e antiorario. Ovoidali, appiattiti, allungati e un po’ più larghi alla base, sono di colore bianco, nero, bruno, o più spesso chiari con delle striature longitudinali più scure. I semi di alcune varietà si utilizzano per il consumo alimentare diretto, come frutta secca o in diversi prodotti da forno e di pasticceria, e sono costituiti da un tessuto ricchissimo di olio (55-65%). Questa resa di olio è aumentata sempre più negli ultimi anni, soprattutto grazie ai grandi progressi del miglioramento genetico.

L’olio estratto dai semi di girasole è ricco di acidi grassi insaturi, in particolare oleico (monoinsaturo) e linoleico (polinsaturo e precursore degli omega-6). Negli ultimi decenni sono state selezionate piante con un maggiore contenuto di acido oleico, che significa una migliore resistenza alla degradazione termica ed ossidativa; di qui l’impiego in friggitoria al posto del più costoso olio di oliva. Un maggiore equilibrio tra acido oleico e linoleico garantisce al consumatore un miglior controllo del colesterolo a bassa densità (LDL), con una riduzione del rischio cardiovascolare. Sorprendente anche il contenuto in vitamina E: 60 mg in 100 grammi, pari al 300% circa della dose giornaliera raccomandata.

Ma i semi di girasole costituiscono un alimento ideale anche per il contenuto di tocoferolo, una vitamina dotata di notevole effetto antiossidante capace di rallentare l’invecchiamento e proteggere l’organismo da alcune malattie degenerative. L’elevato potere energetico li rende ideali a colazione o tra uno spuntino e l’altro, mescolati ad altri alimenti o presi singolarmente in dosi di 10-20 grammi al giorno. Se torrefatti, possono servire come surrogato del caffè e inoltre sono molto adatti per l’alimentazione dei pappagalli allevati, che ne sono ghiotti.☺

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