La primula, ’u pappecaše nel nostro dialetto, è sempre stata il simbolo della primavera. La parola primula deriva dal latino primus e sta ad indicare che è una delle prime piante a fiorire, nel periodo che va all’incirca da metà febbraio ai primi di aprile, e ad annunciare l’imminente arrivo della nuova stagione. I fiori di alcune specie si aprono già quando le giornate cominciano ad allungarsi ed il freddo pian piano diminuisce; non di rado si fanno largo tra la neve che inizia a sciogliersi. La loro bellezza, ma anche la precoce comparsa dei fiorellini in inverno, appena capita qualche giornata mite in un periodo in cui si trovano pochi altri fiori, non può non attirare la nostra attenzione e destare il nostro apprezzamento.
I fiori, disposti a cerchio, simili ad un anello pieno di chiavi, hanno dato luogo ad una leggenda secondo la quale la primula si sarebbe originata dal mazzo di chiavi del Paradiso gettato sulla Terra da San Pietro. Le primule, considerate anche le piante delle fate, hanno inoltre alimentato nel tempo varie credenze, una delle quali dice che se i bambini le raccolgono e le portano a casa, le galline non fanno più uova.
In Italia esistono una ventina di specie di primule, tutte appartenenti alla famiglia delle Primulacee; la più comune è la Primula vulgaris, commestibile come tutte le altre specie ornamentali (se non trattate con prodotti chimici). Sono piante che crescono dalla pianura alla montagna fino a notevole altitudine, nelle radure o ai margini dei boschi, ma più spesso lungo le rive dei torrenti. Sono dotate di una eccezionale resistenza al freddo: le loro foglie infatti sopportano una temperatura fino a 20-25° C sotto zero, grazie anche alla protezione delle foglie morte sempre presenti nei boschi.
Le parti di pianta che si raccolgono sono le foglie, presenti dall’autunno fino a primavera inoltrata, e i fiori, sia aperti che ancora chiusi in boccio. Le foglie più tenere sono ottime in insalata, di sapore dolciastro e abbastanza voluminose nel piatto per la loro bollosità dovuta alle nervature. Una buona insalata di foglie di primule, mista a lattuga, è gradevole, rinfrescante e stimola anche il sonno. Tutte le foglie possono essere sbollentate in acqua per 3-5 minuti, da sole o con altre verdure, e consumate come contorno, passate in padella con una noce di burro, impiegate come ripieno per arrosti, o condite con sale, aceto (o limone) ed olio. I fiori delle primule hanno un sapore gradevole e sono più o meno profumati a seconda della specie. Oltre che crudi in insalata e come guarnizione di vari piatti, i fiori possono essere utilizzati per preparare frittate, salse, minestre, risotti, frittelle, ecc.; si possono anche mettere sott’aceto come i capperi. Con le foglie e con i fiori, sia freschi che secchi, si preparano anche gradevoli infusi. Basta porre 2-4 foglie o 5-6 fiori in una tazza e versarvi sopra dell’acqua bollente; lasciar riposare per 10-15 minuti; filtrare ed eventualmente zuccherare.
Tutte le parti della pianta hanno proprietà medicinali: radice e rizoma sono ricchissime di saponine triterpeniche che donano alla pianta proprietà espettoranti e mucolitiche. La presenza di “primaverina” e “primulaverina”, che si trasformano per idrolisi in derivati dell’acido salicilico (il principio attivo dell’aspirina), è responsabile delle preziose virtù analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche della primula. Proprio per la struttura chimica di tali molecole, l’utilizzo della primula è pertanto sconsigliato ai soggetti allergici all’aspirina. I fiorellini gialli contengono invece flavonoidi e carotene (provitamina A) e svolgono attività antiossidante nell’organismo. Sono consigliati, con le foglie, in caso di emicranie e cefalee, in quanto esercitano un’azione antispasmodica e sedativa. Hanno inoltre azione diuretica e depurativa, per cui possono risultare utili in caso di gotta o litiasi urinaria.
Secondo un famoso medico e botanico inglese, l’unguento e il distillato di primule veniva usato dalle dame come preparato di bellezza, o quanto meno per ristorare la bellezza persa o sfiorita con l’età.
Alcune specie di primula (la Primula auricolaris e la Primula veris) sono protette perché rare o in via di estinzione e non devono essere raccolte: bisogna assicurarsi, pertanto, presso gli uffici competenti – quelli della tutela del territorio – che la loro raccolta sia consentita. Ma per non rinunciare a questa graziosa pianticella della stagione primaverile, assai diffusa in vasi e ciotole su terrazzi e balconi, e nei giardini nonché nelle aiuole delle piante annuali, possiamo ricorrere a quelle coltivate dai vivaisti specializzati e preparate in un miscuglio di colori di grande effetto. Le caratteristiche che rendono particolarmente attraenti queste piante sono la forma dei fiori, l’assortimento e la vivacità dei colori. In particolare la gamma dei colori è quanto mai completa e comprende diverse tonalità e sfumature delle tinte fondamentali: bianco puro, bianco crema, giallo limone, giallo zolfo, rosso scarlatto, carminio, blu medio, blu scuro, rosa chiaro, rosa scuro, albicocca, fior di melo, lilla nelle tonalità intense e in quelle pastello. Il successo di questa pianta è dovuto inoltre al basso costo d’acquisto e alla possibilità di trovarla con sempre maggiore frequenza presso la grande distribuzione.
Frittelle dolci di primule
Ingredienti: 150 g di farina bianca, sale, un pizzico di cannella in polvere, un dl di spumante, due uova, 200 g di fiori di primula, vino bianco secco q.b., olio di oliva per friggere, zucchero a velo q.b.
Preparazione: preparare la pastella raccogliendo in una terrina la farina, un pizzico di sale e una spolverata di cannella in polvere. Stemperare con lo spumante, poi aggiungere le uova sbattute amalgamando bene. Coprire e lasciar riposare un’ora a temperatura ambiente. Togliere i gambi alle primule e lavarle velocemente nel vino bianco, poi farle asciugare su un canovaccio pulito. Unire i fiori alla pastella e amalgamare bene; friggere velocemente il composto a cucchiaiate nell’olio bollente. Sgocciolare le frittelle su carta assorbente da cucina, spolverare con zucchero a velo e servire.☺
giannotti.gildo@gmail.com
La primula, ’u pappecaše nel nostro dialetto, è sempre stata il simbolo della primavera. La parola primula deriva dal latino primus e sta ad indicare che è una delle prime piante a fiorire, nel periodo che va all’incirca da metà febbraio ai primi di aprile, e ad annunciare l’imminente arrivo della nuova stagione. I fiori di alcune specie si aprono già quando le giornate cominciano ad allungarsi ed il freddo pian piano diminuisce; non di rado si fanno largo tra la neve che inizia a sciogliersi. La loro bellezza, ma anche la precoce comparsa dei fiorellini in inverno, appena capita qualche giornata mite in un periodo in cui si trovano pochi altri fiori, non può non attirare la nostra attenzione e destare il nostro apprezzamento.
I fiori, disposti a cerchio, simili ad un anello pieno di chiavi, hanno dato luogo ad una leggenda secondo la quale la primula si sarebbe originata dal mazzo di chiavi del Paradiso gettato sulla Terra da San Pietro. Le primule, considerate anche le piante delle fate, hanno inoltre alimentato nel tempo varie credenze, una delle quali dice che se i bambini le raccolgono e le portano a casa, le galline non fanno più uova.
In Italia esistono una ventina di specie di primule, tutte appartenenti alla famiglia delle Primulacee; la più comune è la Primula vulgaris, commestibile come tutte le altre specie ornamentali (se non trattate con prodotti chimici). Sono piante che crescono dalla pianura alla montagna fino a notevole altitudine, nelle radure o ai margini dei boschi, ma più spesso lungo le rive dei torrenti. Sono dotate di una eccezionale resistenza al freddo: le loro foglie infatti sopportano una temperatura fino a 20-25° C sotto zero, grazie anche alla protezione delle foglie morte sempre presenti nei boschi.
Le parti di pianta che si raccolgono sono le foglie, presenti dall’autunno fino a primavera inoltrata, e i fiori, sia aperti che ancora chiusi in boccio. Le foglie più tenere sono ottime in insalata, di sapore dolciastro e abbastanza voluminose nel piatto per la loro bollosità dovuta alle nervature. Una buona insalata di foglie di primule, mista a lattuga, è gradevole, rinfrescante e stimola anche il sonno. Tutte le foglie possono essere sbollentate in acqua per 3-5 minuti, da sole o con altre verdure, e consumate come contorno, passate in padella con una noce di burro, impiegate come ripieno per arrosti, o condite con sale, aceto (o limone) ed olio. I fiori delle primule hanno un sapore gradevole e sono più o meno profumati a seconda della specie. Oltre che crudi in insalata e come guarnizione di vari piatti, i fiori possono essere utilizzati per preparare frittate, salse, minestre, risotti, frittelle, ecc.; si possono anche mettere sott’aceto come i capperi. Con le foglie e con i fiori, sia freschi che secchi, si preparano anche gradevoli infusi. Basta porre 2-4 foglie o 5-6 fiori in una tazza e versarvi sopra dell’acqua bollente; lasciar riposare per 10-15 minuti; filtrare ed eventualmente zuccherare.
Tutte le parti della pianta hanno proprietà medicinali: radice e rizoma sono ricchissime di saponine triterpeniche che donano alla pianta proprietà espettoranti e mucolitiche. La presenza di “primaverina” e “primulaverina”, che si trasformano per idrolisi in derivati dell’acido salicilico (il principio attivo dell’aspirina), è responsabile delle preziose virtù analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche della primula. Proprio per la struttura chimica di tali molecole, l’utilizzo della primula è pertanto sconsigliato ai soggetti allergici all’aspirina. I fiorellini gialli contengono invece flavonoidi e carotene (provitamina A) e svolgono attività antiossidante nell’organismo. Sono consigliati, con le foglie, in caso di emicranie e cefalee, in quanto esercitano un’azione antispasmodica e sedativa. Hanno inoltre azione diuretica e depurativa, per cui possono risultare utili in caso di gotta o litiasi urinaria.
Secondo un famoso medico e botanico inglese, l’unguento e il distillato di primule veniva usato dalle dame come preparato di bellezza, o quanto meno per ristorare la bellezza persa o sfiorita con l’età.
Alcune specie di primula (la Primula auricolaris e la Primula veris) sono protette perché rare o in via di estinzione e non devono essere raccolte: bisogna assicurarsi, pertanto, presso gli uffici competenti – quelli della tutela del territorio – che la loro raccolta sia consentita. Ma per non rinunciare a questa graziosa pianticella della stagione primaverile, assai diffusa in vasi e ciotole su terrazzi e balconi, e nei giardini nonché nelle aiuole delle piante annuali, possiamo ricorrere a quelle coltivate dai vivaisti specializzati e preparate in un miscuglio di colori di grande effetto. Le caratteristiche che rendono particolarmente attraenti queste piante sono la forma dei fiori, l’assortimento e la vivacità dei colori. In particolare la gamma dei colori è quanto mai completa e comprende diverse tonalità e sfumature delle tinte fondamentali: bianco puro, bianco crema, giallo limone, giallo zolfo, rosso scarlatto, carminio, blu medio, blu scuro, rosa chiaro, rosa scuro, albicocca, fior di melo, lilla nelle tonalità intense e in quelle pastello. Il successo di questa pianta è dovuto inoltre al basso costo d’acquisto e alla possibilità di trovarla con sempre maggiore frequenza presso la grande distribuzione.
Frittelle dolci di primule
Ingredienti: 150 g di farina bianca, sale, un pizzico di cannella in polvere, un dl di spumante, due uova, 200 g di fiori di primula, vino bianco secco q.b., olio di oliva per friggere, zucchero a velo q.b.
Preparazione: preparare la pastella raccogliendo in una terrina la farina, un pizzico di sale e una spolverata di cannella in polvere. Stemperare con lo spumante, poi aggiungere le uova sbattute amalgamando bene. Coprire e lasciar riposare un’ora a temperatura ambiente. Togliere i gambi alle primule e lavarle velocemente nel vino bianco, poi farle asciugare su un canovaccio pulito. Unire i fiori alla pastella e amalgamare bene; friggere velocemente il composto a cucchiaiate nell’olio bollente. Sgocciolare le frittelle su carta assorbente da cucina, spolverare con zucchero a velo e servire.☺
La primula, ’u pappecaše nel nostro dialetto, è sempre stata il simbolo della primavera. La parola primula deriva dal latino primus e sta ad indicare che è una delle prime piante a fiorire, nel periodo che va all’incirca da metà febbraio ai primi di aprile, e ad annunciare l’imminente arrivo della nuova stagione. I fiori di alcune specie si aprono già quando le giornate cominciano ad allungarsi ed il freddo pian piano diminuisce; non di rado si fanno largo tra la neve che inizia a sciogliersi. La loro bellezza, ma anche la precoce comparsa dei fiorellini in inverno, appena capita qualche giornata mite in un periodo in cui si trovano pochi altri fiori, non può non attirare la nostra attenzione e destare il nostro apprezzamento.
I fiori, disposti a cerchio, simili ad un anello pieno di chiavi, hanno dato luogo ad una leggenda secondo la quale la primula si sarebbe originata dal mazzo di chiavi del Paradiso gettato sulla Terra da San Pietro. Le primule, considerate anche le piante delle fate, hanno inoltre alimentato nel tempo varie credenze, una delle quali dice che se i bambini le raccolgono e le portano a casa, le galline non fanno più uova.
In Italia esistono una ventina di specie di primule, tutte appartenenti alla famiglia delle Primulacee; la più comune è la Primula vulgaris, commestibile come tutte le altre specie ornamentali (se non trattate con prodotti chimici). Sono piante che crescono dalla pianura alla montagna fino a notevole altitudine, nelle radure o ai margini dei boschi, ma più spesso lungo le rive dei torrenti. Sono dotate di una eccezionale resistenza al freddo: le loro foglie infatti sopportano una temperatura fino a 20-25° C sotto zero, grazie anche alla protezione delle foglie morte sempre presenti nei boschi.
Le parti di pianta che si raccolgono sono le foglie, presenti dall’autunno fino a primavera inoltrata, e i fiori, sia aperti che ancora chiusi in boccio. Le foglie più tenere sono ottime in insalata, di sapore dolciastro e abbastanza voluminose nel piatto per la loro bollosità dovuta alle nervature. Una buona insalata di foglie di primule, mista a lattuga, è gradevole, rinfrescante e stimola anche il sonno. Tutte le foglie possono essere sbollentate in acqua per 3-5 minuti, da sole o con altre verdure, e consumate come contorno, passate in padella con una noce di burro, impiegate come ripieno per arrosti, o condite con sale, aceto (o limone) ed olio. I fiori delle primule hanno un sapore gradevole e sono più o meno profumati a seconda della specie. Oltre che crudi in insalata e come guarnizione di vari piatti, i fiori possono essere utilizzati per preparare frittate, salse, minestre, risotti, frittelle, ecc.; si possono anche mettere sott’aceto come i capperi. Con le foglie e con i fiori, sia freschi che secchi, si preparano anche gradevoli infusi. Basta porre 2-4 foglie o 5-6 fiori in una tazza e versarvi sopra dell’acqua bollente; lasciar riposare per 10-15 minuti; filtrare ed eventualmente zuccherare.
Tutte le parti della pianta hanno proprietà medicinali: radice e rizoma sono ricchissime di saponine triterpeniche che donano alla pianta proprietà espettoranti e mucolitiche. La presenza di “primaverina” e “primulaverina”, che si trasformano per idrolisi in derivati dell’acido salicilico (il principio attivo dell’aspirina), è responsabile delle preziose virtù analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche della primula. Proprio per la struttura chimica di tali molecole, l’utilizzo della primula è pertanto sconsigliato ai soggetti allergici all’aspirina. I fiorellini gialli contengono invece flavonoidi e carotene (provitamina A) e svolgono attività antiossidante nell’organismo. Sono consigliati, con le foglie, in caso di emicranie e cefalee, in quanto esercitano un’azione antispasmodica e sedativa. Hanno inoltre azione diuretica e depurativa, per cui possono risultare utili in caso di gotta o litiasi urinaria.
Secondo un famoso medico e botanico inglese, l’unguento e il distillato di primule veniva usato dalle dame come preparato di bellezza, o quanto meno per ristorare la bellezza persa o sfiorita con l’età.
Alcune specie di primula (la Primula auricolaris e la Primula veris) sono protette perché rare o in via di estinzione e non devono essere raccolte: bisogna assicurarsi, pertanto, presso gli uffici competenti – quelli della tutela del territorio – che la loro raccolta sia consentita. Ma per non rinunciare a questa graziosa pianticella della stagione primaverile, assai diffusa in vasi e ciotole su terrazzi e balconi, e nei giardini nonché nelle aiuole delle piante annuali, possiamo ricorrere a quelle coltivate dai vivaisti specializzati e preparate in un miscuglio di colori di grande effetto. Le caratteristiche che rendono particolarmente attraenti queste piante sono la forma dei fiori, l’assortimento e la vivacità dei colori. In particolare la gamma dei colori è quanto mai completa e comprende diverse tonalità e sfumature delle tinte fondamentali: bianco puro, bianco crema, giallo limone, giallo zolfo, rosso scarlatto, carminio, blu medio, blu scuro, rosa chiaro, rosa scuro, albicocca, fior di melo, lilla nelle tonalità intense e in quelle pastello. Il successo di questa pianta è dovuto inoltre al basso costo d’acquisto e alla possibilità di trovarla con sempre maggiore frequenza presso la grande distribuzione.
Frittelle dolci di primule
Ingredienti: 150 g di farina bianca, sale, un pizzico di cannella in polvere, un dl di spumante, due uova, 200 g di fiori di primula, vino bianco secco q.b., olio di oliva per friggere, zucchero a velo q.b.
Preparazione: preparare la pastella raccogliendo in una terrina la farina, un pizzico di sale e una spolverata di cannella in polvere. Stemperare con lo spumante, poi aggiungere le uova sbattute amalgamando bene. Coprire e lasciar riposare un’ora a temperatura ambiente. Togliere i gambi alle primule e lavarle velocemente nel vino bianco, poi farle asciugare su un canovaccio pulito. Unire i fiori alla pastella e amalgamare bene; friggere velocemente il composto a cucchiaiate nell’olio bollente. Sgocciolare le frittelle su carta assorbente da cucina, spolverare con zucchero a velo e servire.☺
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