La strada molesta
22 Marzo 2023
laFonteTV (3191 articles)
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La strada molesta

Avete letto bene. Il titolo ha assonanze foniche con l’espressione “strada maestra” ma non ha nulla da condividerne. La strada di cui parliamo è proprio molesta. Di quale strada parliamo? Della cosiddetta Autostrada del Molise che da più di 20 anni ad ogni tornata elettorale per le regionali  entra in campo sbandierata da candidati, da aspiranti candidati, da esperti del nulla, da una compagnia di giro che si presenta con un copione che come trama ha la proposta di una ferita  inferta al territorio  che purtroppo non può difendersi da solo e agli abitanti che dovrebbero farlo se vogliono salvarlo e mantenerlo integro nei suoi valori ambientali.

Quando si propone un progetto bisogna definirlo nelle sue funzioni e nelle sue conseguenze. Il progetto di questa autostrada (ma allo stato attuale è per fortuna solo uno sconsiderato proposito) viene considerato come la nascita di un nuovo volto del Molise che nella sua, come potremmo chiamarla, riservatezza ambientale conserva i suoi valori più veri e più preziosi. Parliamone, senza cadere in noiose polemiche, per prevenire danni ambientali di forte impatto e di irreversibili perniciose conseguenze. Parlare di questa autostrada è prefigurare una scenografia estranea e impropria che entra nel territorio, se ne impossessa, lo condanna a subire una trasformazione irreversibile.

Da più di 20  anni  si parla di questa autostrada come l’àncora di salvezza  per dare al Molise una  nuova vita. Questi progettisti della fantasia non si rendono conto che l’autostrada non sarebbe un  tappeto ma una sega  che taglierebbe brutalmente un territorio già di per sé fragile e lo metterebbe a disposizione del “dio traffico” in un ruolo di scorciatoia per attraversare il territorio molisano in orizzontale da un lato all’altro della penisola. Il Molise non ha bisogno di autostrade ma di una razionalizzazione viaria, in sostanza di un miglioramento della interconnessione tra un’area e l’altra sulla base delle diversità ambientali e territoriali di una regione collocata  nella colonna vertebrale dell’Appennino come una costola preziosa che ne rappresenta una delle immagini (e del ruolo) più belle. Il Molise deve poter fruire  solo di autostrade di adduzione dai due lati della penisola per  diventare motivo di approdo per le attività turistiche, per uscire dallo spopolamento, per far scoprire la sua natura, i borghi, le tradizioni, i siti archeologici, le peculiarità proprie della tipicità e -perché no? – lo spirito di accoglienza. In sintesi: la qualità della vita. Bisogna in sostanza aprire le porte ma non farsi invadere.

Dal versante  occidentale c’è l’Autosole (sono in corso i lavori per un’entrata specifica che correggerebbe quella attuale). Dal lato orientale c’è l’ entrata dall’ autostrada Adriatica a Termoli. Sono le due porte principali per invitare il viaggiatore a entrare nel Molise e renderlo partecipe della sua scoperta ambientale, di un bene che bisogna proteggere e non sperperare. Questa è l’immagine del Molise che va protetta, questa la sua vera àncora di salvezza e di rigenerazione. Parliamo di una terra chiamata Molise che sa parlare da sola con sorprendente genuinità e ha tanto da dire. Un’autostrada sarebbe come costruire in Piazza San Pietro una pista per go-kart nell’area circolare protetta dal colonnato del Bernini, con lo sfondo della facciata della basilica disegnata  dal Maderna e della cupola michelangiolesca. Non ci vuole uno sforzo di immaginazione per  ipotizzare  un traffico camionistico che sarebbe solo interessato alla comoda scorciatoia, un tapis roulant,  producendo inquinamento in un territorio che fortunatamente ha conservato la sua integrità, fatta eccezione per il traffico automobilistico all’interno di località medie e piccole nelle quali l’ impiego delle gambe è stato sostituito da quello delle ruote e dal respiro non certo ristoratore delle auto.

L’autostrada del Molise resta per ora nel libro dei sogni e, come diceva Montanelli, i sogni per fortuna muoiono all’alba. Le alternative all’immaginifico progetto sono due: voler continuare a vivere respirando aria pura, godere di un habitat sereno o, in alternativa, preferire i miasmi delle intossicazioni prodotte dal cosiddetto trasporto su gomma accolto per facilitarne le attività mettendo a disposizione un territorio che può e deve avere ben  altri compiti e non essere invaso da un traffico dannoso. Bisogna far entrare, e promuoverlo, il desiderio di conoscere una terra che non deve essere di passaggio ma deve invitare chi vuole conoscerla e scoprirla. Mettiamo da parte il tapis roulant e stendiamo i tappeti dell’ accoglienza, dell’ospitalità e della scoperta. In caso contrario avremo solo una strada molesta.  ☺

 

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