L’albero d’oro
13 Maggio 2020
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L’albero d’oro

Il Ginkgo biloba è l’unica pianta superstite di una famiglia estinta. È nato oltre 250 milioni di anni fa, precisamente nel Permiano dell’era Primaria o Paleozoica, quando comparvero le Crittogame vascolari, come testimoniano i fossili ritrovati. Di qui l’appellativo “fossile vivente”, datogli da Charles Darwin. Grazie alla sua capacità di resistenza all’inquinamento atmosferico e alla sua immunità agli attacchi parassitari, che gli hanno permesso una diffusione su tutto il pianeta, il Ginkgo può essere considerato l’albero più vecchio della Terra e può raggiungere anche i 1.000 anni di età. Sei esemplari di questa pianta, ancora esistenti, sono sopravvissuti alle radiazioni prodotte dalla bomba atomica caduta sulla città di Hiroshima, divenendo quindi dei veri e propri monumenti alla vita e simbolo della città di Tokio.
La pianta è originaria della Cina e del Giappone. Il termine “ginkgo”, attribuito alla specie dal famoso botanico Carlo Linneo e ormai fissato dalle regole di nomenclatura, deriva proprio da una erronea trascrizione dal giapponese ginkyo che significa “albicocca d’argento”, perché i suoi semi, prodotti solo dalle piante femminili e ricoperti da un involucro carnoso, a maturazione, sembrano albicocche infarinate. Si tratta infatti di una specie dioica che comprende piante femminili e piante maschili, peraltro difficilmente distinguibili alla vista. I semi di questa pianta hanno un odore molto sgradevole, quindi si cerca di scegliere esemplari maschili per evitare che tale fetore rimanga nel naso tutto il giorno. La parte interna del seme, nonostante sia nauseabonda, è commestibile dopo la torrefazione, mentre l’involucro esterno polposo è tossico e irritante al contatto con la pelle.
“Biloba” si riferisce invece alla forma della foglia, simile a un ventaglio, divisa in due lobi, dal latino bis e lobus. Le foglie sono di colore verde chiaro in estate, ma prima di cadere, all’arrivo dei primi freddi, cambiano ‘abito’ rivestendosi di un bel giallo acceso con sfumature dorate, da cui il nome “albero d’oro” con cui pure è noto il Ginkgo.
Il poeta Johann Wolfgang von Goethe, in uno dei suoi viaggi, ebbe occasione di ammirare il Ginkgo biloba nel parco del castello di Heidelberg, durante un suo soggiorno, e rimase così affascinato da dedicargli una poesia:
La foglia di quest’albero, affidato
dall’Oriente al mio giardino,
sensi segreti fa gustare
al sapiente e lo conforta.

È una cosa viva che
in se stessa è divisa?
O sono due, che hanno scelto
le si conosca in una?
In risposta alla domanda
il senso giusto l’ho trovato:
non avverti nei miei canti
che sono duplice e sono uno?
L’arcano segreto che la meravigliosa foglia del Ginkgo fa intravedere a colui che ama andare al di là dell’apparenza reale delle cose è proprio quello dell’unicità nella duplicità.
L’albero del Ginkgo, piuttosto grande, può raggiungere un’altezza di 40 metri, con una chioma larga fino a 9 metri, di forma piramidale nelle piante giovani e ovale in quelle più vecchie. Vive bene nelle aree soleggiate ed è in grado di sopportare anche temperature molto basse. Non ha particolari esigenze di terreno, ma preferisce quello acido e ben drenato; non sopporta invece gli interventi di potatura perché i rami sottoposti al taglio tendono a seccare. Pur essendo una pianta maestosa, si presta molto bene alla coltivazione in vaso, sottoforma di bonsai. È utilizzata come elemento per creare cortine frangivento o, più semplicemente, come pianta ornamentale in parchi, viali e giardini.
Un esemplare, non solo bello ma anche di una certa importanza storica e culturale, lo possiamo ammirare nel giardino annesso al Convitto Mario Pagano di Campobasso, vero orto botanico per la presenza di numerose altre specie vegetali, tra cui cedro, tasso e sequoia. Il primo Ginkgo, biloba importato in Italia nel 1750, si trova nell’Orto Botanico di Padova ed è riconosciuto come Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Nella tradizione orientale il Ginkgo è sempre stato considerato un oggetto di venerazione e di culto, simbolo della coincidenza tra gli opposti e dell’immutabilità delle cose. Si dice abbia poteri magici e sia in grado di allontanare gli spiriti maligni, e per questo veniva piantato vicino a templi e luoghi di culto.
Numerosi studi attestano le molteplici proprietà terapeutiche e salutari degli estratti di Ginkgo biloba. Questi contengono elevate concentrazioni di principi attivi che hanno mostrato efficacia nel trattamento di un’ampia varietà di condizioni patologiche, quali il declino cognitivo (diminuzione della memoria e difficoltà di concentrazione e demenza), la claudicatio intermittens, i disordini con origini vascolari e le sindromi metaboliche. Ad ogni modo, tali estratti devono essere evitati dai pazienti che assumono già terapie croniche con altri farmaci (ad esempio anticoagulanti, acido acetilsalicilico, diuretici) perché possono modificarne le percentuali di assorbimento, interferendo così con la loro efficacia. In erboristeria è utilizzato per la preparazione di tisane, infusi, succhi e decotti. In farmacia e in erboristeria si trovano, come integratori alimentari, tavolette, capsule o fialette. Il più antico trattato cinese sui farmaci cita il Ginkgo come un farmaco particolarmente importante e lo definisce “buono per il Cuore e per lo Spirito”.☺

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