L’antimafia in molise
20 Settembre 2017
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L’antimafia in molise

Le infiltrazioni mafiose nell’Isola Felice

Il 27 aprile scorso a Campobasso è venuta – per la prima volta – la Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Rosy Bindi per una verifica dello stato di salute del territorio molisano, in particolare della provincia di CB. Di qui, abbiamo apprezzato, e lo abbiamo espresso in un comunicato stampa il giorno successivo, perché ha percepito che il nostro territorio, definito a torto Isola felice, in effetti ha estremo bisogno di essere salvaguardato e difeso dalle infiltrazioni malavitose che su di esso fanno pressione.

Da numerose parti istituzionali sentiamo dire (ma lo leggiamo anche sulla stampa regionale) che nel Molise non ci sarebbero forme di radicamento di criminalità organizzata; sarebbero presenti solo isolate attività delinquenziali e mafiose. Noi di Libera dissentiamo totalmente da questa lettura, pur se ammettiamo che sul nostro territorio omicidi mafiosi e criminali come quello di San Marco in Lamis non sono avvenuti. Ma questo episodio, a ridosso di pochissimi km da Campobasso, deve pur farci riflettere, in relazione alla condizione di isola felice che si vuole mostrare del Molise.

La strage di San Marco in Lamis, a due passi dal Molise

Cominciamo proprio dall’efferata [ot-link url="http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08/10/mafia-foggia-caccia-ai-killer-della-strage-di-san-marco-in-lamis-ci-sono-tre-piste-per-lesecuzione-di-mario-romito/3787358/"]strage avvenuta nelle assolate campagne pugliesi di San Marco in Lamis[/ot-link], ad un tiro di schioppo – e forse anche meno! – dalla provincia campobassana. La strage è avvenuta per il controllo del territorio ad opera di una spietata mafia pugliese – la cosiddetta 4^ mafia – che opera, appunto, sul territorio, controllandone, in modo violento e criminale, alcune fondamentali fonti di arricchimento, come il traffico della droga e lo sfruttamento della prostituzione, puntando su due elementari espressioni dell’edoné, del piacere, spicciolo ed incontrollato a livello di pulsioni come l’uso degli stupefacenti e la fruizione di una pratica sessuale puramente meccanica e come tale solo al servizio del proprio ego. Questo, infatti, si esprime con l’annullamento della propria personalità e con un dominio, prevalentemente apparente e quindi ingannevole, pur violento e terribile, su un’altra persona. Dunque, droga e sesso come veicolo di denaro e come strumento di controllo dei corpi e del territorio appaiono le attività primitive della mafia pugliese, che, a quanto sembra, utilizza più la forza brutale della sopraffazione e delle armi che non quella sofistica e complessa insieme, pur egualmente punitiva per le fasce più deboli ed emarginate della società, della finanza, dell’usura, e di qui del controllo dei corpi e delle menti.

[caption id="attachment_19261" align="alignnone" width="675"] Mafia Foggia, caccia ai killer della strage di San Marco in Lamis (ilfattoquotidiano.it)[/caption]

Le operazioni investigative “Isola felice” e “Mafia capitale”

Ma Isola felice – espressione ironica di un sintagma! – nel Molise è stata denominata un’operazione di polizia, che nei primi giorni di settembre di un anno fa, 2016, ha portato all’arresto di 26 persone, indagate per associazione di tipo mafioso, traffico d’armi, stupefacenti, riciclaggio di denaro sporco ed estorsione. L’attività investigativa de L’isola felice è partita da Termoli, dove è stato ritrovato un arsenale all’interno di un’auto parcheggiata in un garage di una via centrale della città costiera molisana. Notevoli e di diversa natura sono stati i beni confiscati ai membri del clan, iniziativa della questura che ha letteralmente annientato il gruppo criminale e mafioso.

La cosiddetta Isola felice vede, poi, un’altra cittadina costiera, Campomarino, fatta oggetto di investigazione, in quanto vi è stata scoperta l’attività malavitosa, e dunque illegale, di un affiliato di un clan salernitano, cosa che nella cittadina ha fatto scalpore, destando anche perplessità nell’opinione pubblica locale.

Non ultimo, egualmente preoccupante però, appare il problema relativo agli appalti pubblici e alle interferenze nella pubblica amministrazione legato all’inchiesta denominata Mafia capitale, condotta dal DDA di Roma, inchiesta che ha stroncato il tentativo di un sodalizio criminoso romano d’inserirsi nell’appalto per la gestione del centro di accoglienza di immigrati presso il comune di San Giuliano di Puglia, dove il crollo della scuola elementare, dovuto al terremoto di 15 anni fa, ha provocato lutti, dolore e rabbia popolare.

Molise: terra di conquista delle organizzazioni malavitose

L’impianto e l’interpretazione di questi elementi (ma ce ne sono tanti altri che omettiamo in questa sede!) ci vuole dire che il Molise è un territorio di conquiste appetitose. Certo, non mancano reazioni e forme di mobilitazione da parte di associazioni e di cittadini sensibili e partecipi; tuttavia, il Molise presenta notevoli criticità, a causa delle quali il territorio regionale potrebbe essere conquistato con estrema facilità. Ci riferiamo, in particolare, al rischio costantemente latente di chiusura del Tribunale di Larino, come pure di un drastico ridimensionamento di quelli di CB e di IS; alla chiusura di posti di polizia, l’ultima delle quali è avvenuta nella città di Larino nel corso della primavera di quest’anno.

Ci riferiamo, inoltre, anche alla soppressione sul territorio nazionale del Corpo forestale dello Stato, integrato nell’Arma dei carabinieri, soppressione, però, che priva il territorio di un corpo di vigilanza attiva e di tutela costante dell’habitat boschivo e di quello della catena montuosa del Matese (con annesso il parco!); di difesa delle specie residue floreali ed animali, che ancora vivono e si muovono nei nostri boschi e sulle nostre montagne.

La carenza strutturale di tutela e di vigilanza porta anche a quello che stiamo vedendo in questa estate, cioè ad incendi dolosi dovuti ad atti criminali, con la distruzione di quel delicato ecosistema fra Natura ed uomo, fra il territorio e le amministrazioni.

La mafia si è insinuata nella nostra economia

Altro elemento che ci indica la lenta ma graduale infiltrazione malavitosa nell’economia del nostro territorio regionale è il provvedimento di confisca, di qualche mese fa – ai primi di aprile scorso – adottato dall’autorità giudiziaria competente, riguardante un impianto di distribuzione di carburante Eni, con annesso bar e punto vendita di tabacchi ubicato in quel di Vinchiaturo (CB), gestito da due soggetti, prestanomi, inseriti in un’associazione criminale di stampo camorristico di Secondigliano (NA). Un’ ulteriore prova di infiltrazione camorristica di questi ultimi anni è quella di un gruppo malavitoso beneventano, legato ad un imprenditore del settore movimento terra e di quello produttivo di calcestruzzi, al confine fra la Campania e il Molise, che ha cercato di mettere le mani su un terreno in territorio molisano, il cui obiettivo era quello di collocarvi le cosiddette ecoballe campane e non, e rifiuti non meglio identificati. Sul versante dell’usura, poi, c’è da fare una valutazione alquanto differente da quelle precedenti, in quanto, in relazione all’usura, c’è paura nella denuncia di vedersi esposti ad ulteriori atti estorsivi e ritorsivi.

Il tutto sarebbe anche non disagevole affrontarlo, per tentarne una soluzione, se non ci fossero come ostacolo la mafiosità dei comportamenti e la cosiddetta zona grigia, che sono di oggettivo impedimento. Ma su questo tema avremo modo di fare il punto, magari sul prossimo numero de la fonte.☺

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