L’arbitro
29 Agosto 2017
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L’arbitro

Ennio Flaiano: “L’italiano ha un solo vero nemico: l’arbitro! Perché? Perché emette un giudizio”. Prendo spunto da un articolo del quotidiano sportivo Corriere dello sport. Stadio per parlare di una piaga che fra qualche anno porterà le squadre di tutti gli sport ad avere difficoltà a vedere arrivare nei campi di periferia quell’Omarin vestito strano che entra sempre in campo ma, dentro di sé, non sa se riuscirà ad uscire sano dallo Stadio.

Tutti diranno che è una esagerazione, ma andate a vedere nei campi di periferia, nei campi in cui si giocano partite giovanili, e non sto parlando solo di calcio, ma anche di altri sport. Nel 2016 solo per fare un esempio, dato che l’Aia ha fornito statistiche aggiornate, sono stati 176 gli arbitri di calcio, minorenni, aggrediti fra atti di inciviltà, di intimidazione e di offese, e sia chiaro, non certo da parte dei giocatori, ma da parte dei genitori, madri in testa e in qualche caso da parte dei tecnici.

Clamoroso, ma reale, il caso di una partita under 18 dove sono stati i giocatori delle due squadre a far quadrato intorno al giovane arbitro, fino all’intervento della forza pubblica, per evitare che fosse picchiato da “adulti”, madri e padri, che volevano vendicare un rigore a fine partita.

Qualche esempio per far capire come gli “umani” diventano belve feroci (senza offesa per gli animali): un arbitro di calcio, Luigi D.M. minorenne, che a Recanati è stato picchiato e all’ospedale gli hanno dato una prognosi di 82 (ottantadue) giorni perché preso a calci nei testicoli. Viene da ridere se si pensa al gavettone che ha subìto un collega in quel di Mugnano (Campania), in fondo si tratta solo di un gavettone con alcuni boccali di birra mentre usciva dallo stadio… ma, tornate voi a casa in macchina, con il riscaldamento acceso, perché in pieno inverno, guidando per oltre 250 chilometri, sperando che la polizia stradale non ti fermi… poi come spieghi la puzza dentro l’auto?

Penso a Luigi R., arbitro per hobby, picchiato in campo da pseudotifosi, mentre il padre impotente assisteva sulle gradinate, senza poterlo aiutare, e quando finalmente arriva negli spogliatoi, il figlio, tremante dallo shock, dolorante per i calci e pugni ricevuti, si rivolge a lui e abbracciandolo gli sussurra: “Papà va tutto bene” .

Penso a Vincenzo L.V. aggredito da un giocatore, al termine di una partita di baseball a livello “amatoriale”, che tornando a casa la notte, ancora in stato di shock per i colpi ricevuti in testa, ha rischiato di ammazzarsi in auto, e che, quando gli chiesero perché non lo denunci, rispose: “Perché rischio di fargli perdere il lavoro”.

O la fantasia di quei tifosi che hanno urlato per tutta la partita a una collega donna: “Befana fascista”.

Tanto per non fare favoritismi, durante la Clericus Cup, torneo di calcio della Città del Vaticano, scoppiò una tremenda rissa nel corso di una partita! Il top, nel 2012, quando Sua Santità tolse addirittura il patrocinio al Campionato di calcio dedicato a preti e seminaristi: troppe le risse, gli insulti e le bestemmie (sic!) fra sacerdoti e partecipanti.

Fra gli arbitri di tutti gli sport c’è veramente di tutto, dal chirurgo che durante l’intervallo è stato costretto a sospendere la partita per correre in ospedale per un’ operazione urgente, dal camionista che smette la sera di guidare e la mattina del sabato è pronto ad arbitrare, all’avvocato con studio affermato che scende in campo nelle serie inferiori perche si diverte, al giovane che studia all’Università e che si mantiene agli studi con le partite, alla giovane madre che se chiamata a coprire qualche emergenza, lascia il figlio alla suocera e va in campo.

Se si applicassero in Italia le leggi vigenti in Canton Ticino non finirebbe un campionato, neanche nei pulcini: nel Canton Ticino basta la sola violenza verbale per sospendere il campionato.

Come dice Rizzoli, il miglior arbitro italiano ed europeo, essere arbitri vuol dire portare con sé alcuni valori come il rispetto delle regole, la correttezza, la puntualità e la dedizione. Gli arbitri viaggiano da soli, in molti casi in orari improbabili, la mattina presto o la sera tardi dopo una settimana di lavoro a volte faticoso e stressante fisicamente, e dopo una giornata, sul campo, che ti logora fisicamente e mentalmente. Ogni tanto, poco per fortuna, qualcuno di noi crolla e abbandona perché stanco di sentirsi offendere per tutta la partita, a prescindere, non perché ha sbagliato, ma perché arbitro. Ogni tanto qualcuno di noi, non torna a casa e i giornali a malapena ne danno notizia, come ha detto qualcuno, davanti a me, commentando l’avvenimento: “Ma che importa tanto è un arbitro”☺

 

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