l’assessore risponde
30 Ottobre 2013 Share

l’assessore risponde

 

I portatori di handicap, praticamente ignorati dalle trascorse legislature, che attenzione fattiva ricevono oggi dalle istituzioni regionali?

 

Le straordinarie suggestioni di questi giorni dovute all’incontro con Papa Francesco insieme ai familiari di Padre Giuseppe Tedeschi, ai volontari dell’associazione e alla comunità di Jelsi, si sommano alle forti emozioni vissute in piazza Beccaria a Milano ai funerali civili di Lea Garofalo, la testimone di giustizia assassinata e bruciata dalla Ndrangheta. Insieme ai ragazzi di Libera contro le Mafie ho condiviso l’intitolazione di un parco a questa coraggiosa donna meridionale portando la voce del Sud ad una manifestazione in cui la Regione Molise col proprio gonfalone era l’unica istituzione presente del Mezzogiorno insieme al paese d’origine di Lea. Le parole accorate di don Ciotti si confondono con quelle belle dette da Papa Francesco al fratello di Padre Tedeschi in una settimana che ha visto il Molise uscire dai propri confini per testimoniare a Roma e a Milano un impegno che parla al cuore delle persone, ai sentimenti collettivi e alla memoria che si fa storia del nostro territorio.

Tra mille vertenze complesse, un dimensionamento scolastico in itinere, la nuova legge quadro sul sociale, la riorganizzazione della pianta organica della regione, il bando sui non autosufficienti, l’attivazione delle sezioni primavera, l’avvio dei corsi triennali per l’obbligo formativo, 3 milioni di finanziamenti a sostegno dell’apprendistato e della formazione continua e 500 mila euro per finanziare i master post-laurea a cui hanno risposto 817 giovani, non mancano le iniziative concrete attivate in favore dei lavoratori, degli studenti, dei disabili, dei disoccupati e dei bambini. Se si sommano anche i fondi degli ammortizzatori sociali in deroga, l’Assessorato al Welfare ha impegnato in pochi mesi 30 milioni di euro in settori e ambiti d’intervento che favoriscono le fasce deboli, le famiglie e i minori con disabilità. In questo contesto di profondo mutamento culturale si inserisce la politica d’accoglienza per i migranti che mira a promuovere il volto di un Molise aperto, inclusivo ed accogliente.

Fatte queste rapide puntualizzazioni su un’attività intensa che non riesce ad arrivare all’esterno per un’oggettiva carenza comunicativa del governo regionale, non intendo sottrarmi al quesito posto dai lettori sulle sofferenze in cui versano i diversamente abili in Molise e su quali provvedimenti concreti possono essere assunti in corso di legislatura per affermare i diritti universali di cittadinanza per ogni persona. Sulla delicata questione occorre riaffermare una sensibilità sociale che è andata smarrendosi nell’ultimo ventennio e che è testimoniata dalle innumerevoli difficoltà incontrate nel promuovere riunioni tematiche con l’associazionismo di settore, con il volontariato, con i patronati sindacali e con le istituzioni. I corpi sociali intermedi stentano a partecipare attivamente ai tavoli di confronto su materie di tale rilievo e le organizzazioni dei disabili dialogano con difficoltà tra di loro e sono prese dalla propria missione specifica per questa o tal’altra categoria di soggetti svantaggiati. I piani sociali di zona e gli ambiti territoriali agiscono con scarse risorse finanziarie, pochi strumenti normativi e, salvo lodevoli eccezioni sono oggetto di direzione tecnica e coordinamento amministrativo che mal si conciliano, col protagonismo diffuso delle associazioni dei disabili. Bisogna adoperarsi per ribaltare questa impostazione, ripartire dai diretti interessati, collocarli al centro dell’azione istituzionale e indurli a riprendere un dialogo sistemico che sappia tenere insieme il Vangelo e la Costituzione, i fondi europei 2014-2020 ed il nuovo piano triennale sociale 2014-2016, la conoscenza del bilancio regionale e le buone pratiche realizzate in altri territori. La concertazione vive se tutti i soggetti si adoperano nel quadro generale esistente per mutarlo in positivo attraverso innovazioni legislative, nuovi appostamenti di bilancio e costruendo reti di mutualità che valorizzano ad ogni livello un modello sociale solidale.

Nei periodi di crisi la paura vince, l’egoismo si alimenta nella preoccupazione per il domani e a pagare lo scotto più duro sono i soggetti più fragili che vengono relegati ai margini di qualsiasi programmazione. Per questo serve uno scatto d’orgoglio che sappia unire le tante e belle esperienze di volontariato attivo, di autogestione dei servizi, di cooperazione sociale e di mobilitazione culturale, in un grande mosaico della solidarietà in cui il singolo tassello della specifica associazione di disabili interagisca  virtuosamente con le altre associazioni e con le istituzioni. In questi primi mesi questa è la scommessa su cui la nuova amministrazione sta investendo, sapendo tenere insieme la risoluzione delle emergenze dei servizi sociali e del taglio dei fondi con la capacità di pianificare i provvedimenti del futuro coinvolgendo attivamente la conferenza del volontariato, il no profit, il terzo settore, le organizzazioni sindacali, la cooperazione, le associazioni umanitarie e gli esperti, i tecnici e gli amministratori. Se sapremo unire le energie dell’Ente Sordomuti, dell’Unione Ciechi, degli Invalidi Civili e del Lavoro, di chi soffre di Sclerosi Multipla o di Alzheimer, dei familiari dei non autosufficienti, di chi si impegna per la vita indipendente del disabile o per la piena integrazione dei cittadini con la sindrome di Down, saremo più forti e porremo le base per una società più equa, giusta e solidale. ☺

 

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