La venuta di don Luigi Ciotti a Campobasso il 27 ottobre scorso è stata salutata con notevole entusiasmo per il significato che ha espresso la sua presenza in un momento delicato della recente storia regionale, di cui cercheremo di proporre una sintesi, ci auguriamo, condivisa. A fronte di una vertiginosa crisi politica e sociale, determinata dalla depressione economica che ha investito in questi ultimi anni il sistema capitalistico-occidentale, noi verifichiamo un dispiegarsi partecipativo di energie e di presenze nel tessuto sociale, che vogliono costituire la risposta alla débacle del sistema capitalistico, che prospetta conseguenze dolorose e terribili per i non abbienti. Le persone, i cittadini non si rassegnano al silenzio, all’inazione, ma tentano tutte le possibilità di una protesta civile e dura insieme. Eccone solo alcuni esempi: i cinque operai clandestini sulla gru a Brescia, gli operai di Pomigliano, e con una zoomata sul nostro territorio, i cittadini molisani che stanno reagendo alla svendita della propria terra ormai in balia di forti interessi privati (parchi eolici, discariche non controllate correttamente dagli enti locali ma su cui ormai stanno radicandosi affari non trasparenti).
Innanzitutto c’è un risveglio civile che si esprime attualmente attraverso un impegno sostanzioso e continuo di ampi settori della società che scendono nelle piazze e lottano contro la crisi economica, contro il degrado ambientale e lo scempio del territorio (come nel caso dello smaltimento dei rifiuti e dell’impiantistica eolica su una regione piccola, che può contare fondamentalmente sulla bellezza del suo paesaggio incontaminato). Inoltre, un rinnovato spirito partecipativo si allarga anche ad altri settori vitali della società e dell’economia del paese, quali la scuola, la ricerca scientifica, la sanità, il lavoro, l’informazione, la difesa della Carta Costituzionale in continuo pericolo. Quello che però emerge specificatamente dal panorama molisano è la non più virtuale presenza delle associazioni mafiose e camorristiche. L’infiltrazione malavitosa nella società civile viene favorita dalla crescente disaffezione per le sorti e le vicende della collettività di una parte consistente del ceto politico e finanziario; viene accreditata da ampi segmenti della società civile che nei confronti della cosiddetta “legalità” appare tiepida se non addirittura antagonista (lo testimoniano i comportamenti usuali di molti di noi ormai abituati ad atteggiamenti e a modi di fare conformi alla mentalità illegale). Inoltre, l’assuefazione al potere e la sottomissione ai suoi aurei privilegi contribuiscono ad allontanare il ceto politico e la classe dirigente dalle problematicità quotidiane del cittadino comune, che, dunque, radica ancora di più il senso del distacco da quegli ordinamenti che sono il sale della democrazia e di una comunità. L’esempio clamoroso che accredita questo percorso di analisi critica dei mali attuali della nostra regione ci viene fornito dalla lotta contro il cosiddetto “eolico selvaggio”, ossia contro una idea fallace di sviluppo energetico che al posto di essere, come in effetti dovrebbe essere, sostenibile e rinnovabile, si presenta come antagonista della società civile. Infatti, è selvaggio quel processo energetico che disfa il territorio, lo mortifica, nega la sua storia perché non gli riconosce quelle qualità specifiche, che esso da sempre possiede – la bellezza del paesaggio; le ricchezze inestimabili sul versante archeologico, culturale, storico; il vasto e ancora vivo patrimonio antropologico. Si pensi che il Molise è attraversato da tratturi e tratturelli lungo i quali è scritta la memoria della nostra civiltà contadina, dei Sanniti, dei Romani-.
La selvatichezza presunta del posto, intrinseca bellezza e valore aggiunto del nostro paesaggio (caratteristica questa che è il volano di un turismo “verde”) giustificherebbe invece la diffusione di comportamenti illegali, prepotenti e violenti come la istallazione di un numero abnorme di pali eolici. Il danaro, elargito ai contadini, che ormai gestiscono a fatica gli avanzi della civiltà agro-pastorale, non può rappresentare una linea comportamentale giustificata, ma costituisce la riprova di una prepotenza tipica della borghesia affaristica e il segno della costante infiltrazione camorristica nel nostro territorio. La camorra, le mafie sono in particolare quelle che utilizzano il danaro per convincere e corrompere; tuttavia, ed è bello dirlo, c’è gente che si contrappone a tali forme di persuasione violenta e lo fa nel silenzio, che solo talvolta viene squarciato dalla cronaca o dalla notizia: è il caso di un contadino di Matrice, che ha rinunciato a 9.000 euro l’anno non consentendo ad una azienda di istallare sul suo campo una torre eolica. Ma c’è un’altra notizia che ci preme comunicare (già nota a chi sta contrastando le aziende tutelari e sponsor dell’impiantistica eolica) ed è quella che riguarda l’avvertimento intimidatorio nei confronti di un noto esponente sindacale rappresentante dei lavoratori del settore archeologico, fatto da due individui di una ditta che commercia in pale e torri eoliche. Ad entrambi va la nostra convinta solidarietà.
Nei suoi interventi del 27 ottobre scorso don Ciotti agli studenti che la mattina hanno riempito l’aula magna della scuola media “I. Petrone” ha parlato dell’importanza della cultura come strumento essenziale della libertà. Siamo liberi pienamente, se siamo consci che la cultura sia un bene comune da coltivare e da diffondere. Cultura e libertà vanno di pari passo; infatti, la cultura ci consente di capire di più e meglio la società e gli individui che la compongono; la cultura come conoscenza dei fatti e dei comportamenti degli uomini ci consente di ridurre gli spazi delle illegalità e delle prepotenze, delle diseguaglianze. ☺
bar.novelli@micso.net
La venuta di don Luigi Ciotti a Campobasso il 27 ottobre scorso è stata salutata con notevole entusiasmo per il significato che ha espresso la sua presenza in un momento delicato della recente storia regionale, di cui cercheremo di proporre una sintesi, ci auguriamo, condivisa. A fronte di una vertiginosa crisi politica e sociale, determinata dalla depressione economica che ha investito in questi ultimi anni il sistema capitalistico-occidentale, noi verifichiamo un dispiegarsi partecipativo di energie e di presenze nel tessuto sociale, che vogliono costituire la risposta alla débacle del sistema capitalistico, che prospetta conseguenze dolorose e terribili per i non abbienti. Le persone, i cittadini non si rassegnano al silenzio, all’inazione, ma tentano tutte le possibilità di una protesta civile e dura insieme. Eccone solo alcuni esempi: i cinque operai clandestini sulla gru a Brescia, gli operai di Pomigliano, e con una zoomata sul nostro territorio, i cittadini molisani che stanno reagendo alla svendita della propria terra ormai in balia di forti interessi privati (parchi eolici, discariche non controllate correttamente dagli enti locali ma su cui ormai stanno radicandosi affari non trasparenti).
Innanzitutto c’è un risveglio civile che si esprime attualmente attraverso un impegno sostanzioso e continuo di ampi settori della società che scendono nelle piazze e lottano contro la crisi economica, contro il degrado ambientale e lo scempio del territorio (come nel caso dello smaltimento dei rifiuti e dell’impiantistica eolica su una regione piccola, che può contare fondamentalmente sulla bellezza del suo paesaggio incontaminato). Inoltre, un rinnovato spirito partecipativo si allarga anche ad altri settori vitali della società e dell’economia del paese, quali la scuola, la ricerca scientifica, la sanità, il lavoro, l’informazione, la difesa della Carta Costituzionale in continuo pericolo. Quello che però emerge specificatamente dal panorama molisano è la non più virtuale presenza delle associazioni mafiose e camorristiche. L’infiltrazione malavitosa nella società civile viene favorita dalla crescente disaffezione per le sorti e le vicende della collettività di una parte consistente del ceto politico e finanziario; viene accreditata da ampi segmenti della società civile che nei confronti della cosiddetta “legalità” appare tiepida se non addirittura antagonista (lo testimoniano i comportamenti usuali di molti di noi ormai abituati ad atteggiamenti e a modi di fare conformi alla mentalità illegale). Inoltre, l’assuefazione al potere e la sottomissione ai suoi aurei privilegi contribuiscono ad allontanare il ceto politico e la classe dirigente dalle problematicità quotidiane del cittadino comune, che, dunque, radica ancora di più il senso del distacco da quegli ordinamenti che sono il sale della democrazia e di una comunità. L’esempio clamoroso che accredita questo percorso di analisi critica dei mali attuali della nostra regione ci viene fornito dalla lotta contro il cosiddetto “eolico selvaggio”, ossia contro una idea fallace di sviluppo energetico che al posto di essere, come in effetti dovrebbe essere, sostenibile e rinnovabile, si presenta come antagonista della società civile. Infatti, è selvaggio quel processo energetico che disfa il territorio, lo mortifica, nega la sua storia perché non gli riconosce quelle qualità specifiche, che esso da sempre possiede – la bellezza del paesaggio; le ricchezze inestimabili sul versante archeologico, culturale, storico; il vasto e ancora vivo patrimonio antropologico. Si pensi che il Molise è attraversato da tratturi e tratturelli lungo i quali è scritta la memoria della nostra civiltà contadina, dei Sanniti, dei Romani-.
La selvatichezza presunta del posto, intrinseca bellezza e valore aggiunto del nostro paesaggio (caratteristica questa che è il volano di un turismo “verde”) giustificherebbe invece la diffusione di comportamenti illegali, prepotenti e violenti come la istallazione di un numero abnorme di pali eolici. Il danaro, elargito ai contadini, che ormai gestiscono a fatica gli avanzi della civiltà agro-pastorale, non può rappresentare una linea comportamentale giustificata, ma costituisce la riprova di una prepotenza tipica della borghesia affaristica e il segno della costante infiltrazione camorristica nel nostro territorio. La camorra, le mafie sono in particolare quelle che utilizzano il danaro per convincere e corrompere; tuttavia, ed è bello dirlo, c’è gente che si contrappone a tali forme di persuasione violenta e lo fa nel silenzio, che solo talvolta viene squarciato dalla cronaca o dalla notizia: è il caso di un contadino di Matrice, che ha rinunciato a 9.000 euro l’anno non consentendo ad una azienda di istallare sul suo campo una torre eolica. Ma c’è un’altra notizia che ci preme comunicare (già nota a chi sta contrastando le aziende tutelari e sponsor dell’impiantistica eolica) ed è quella che riguarda l’avvertimento intimidatorio nei confronti di un noto esponente sindacale rappresentante dei lavoratori del settore archeologico, fatto da due individui di una ditta che commercia in pale e torri eoliche. Ad entrambi va la nostra convinta solidarietà.
Nei suoi interventi del 27 ottobre scorso don Ciotti agli studenti che la mattina hanno riempito l’aula magna della scuola media “I. Petrone” ha parlato dell’importanza della cultura come strumento essenziale della libertà. Siamo liberi pienamente, se siamo consci che la cultura sia un bene comune da coltivare e da diffondere. Cultura e libertà vanno di pari passo; infatti, la cultura ci consente di capire di più e meglio la società e gli individui che la compongono; la cultura come conoscenza dei fatti e dei comportamenti degli uomini ci consente di ridurre gli spazi delle illegalità e delle prepotenze, delle diseguaglianze. ☺
La venuta di don Luigi Ciotti a Campobasso il 27 ottobre scorso è stata salutata con notevole entusiasmo per il significato che ha espresso la sua presenza in un momento delicato della recente storia regionale, di cui cercheremo di proporre una sintesi, ci auguriamo, condivisa. A fronte di una vertiginosa crisi politica e sociale, determinata dalla depressione economica che ha investito in questi ultimi anni il sistema capitalistico-occidentale, noi verifichiamo un dispiegarsi partecipativo di energie e di presenze nel tessuto sociale, che vogliono costituire la risposta alla débacle del sistema capitalistico, che prospetta conseguenze dolorose e terribili per i non abbienti. Le persone, i cittadini non si rassegnano al silenzio, all’inazione, ma tentano tutte le possibilità di una protesta civile e dura insieme. Eccone solo alcuni esempi: i cinque operai clandestini sulla gru a Brescia, gli operai di Pomigliano, e con una zoomata sul nostro territorio, i cittadini molisani che stanno reagendo alla svendita della propria terra ormai in balia di forti interessi privati (parchi eolici, discariche non controllate correttamente dagli enti locali ma su cui ormai stanno radicandosi affari non trasparenti).
Innanzitutto c’è un risveglio civile che si esprime attualmente attraverso un impegno sostanzioso e continuo di ampi settori della società che scendono nelle piazze e lottano contro la crisi economica, contro il degrado ambientale e lo scempio del territorio (come nel caso dello smaltimento dei rifiuti e dell’impiantistica eolica su una regione piccola, che può contare fondamentalmente sulla bellezza del suo paesaggio incontaminato). Inoltre, un rinnovato spirito partecipativo si allarga anche ad altri settori vitali della società e dell’economia del paese, quali la scuola, la ricerca scientifica, la sanità, il lavoro, l’informazione, la difesa della Carta Costituzionale in continuo pericolo. Quello che però emerge specificatamente dal panorama molisano è la non più virtuale presenza delle associazioni mafiose e camorristiche. L’infiltrazione malavitosa nella società civile viene favorita dalla crescente disaffezione per le sorti e le vicende della collettività di una parte consistente del ceto politico e finanziario; viene accreditata da ampi segmenti della società civile che nei confronti della cosiddetta “legalità” appare tiepida se non addirittura antagonista (lo testimoniano i comportamenti usuali di molti di noi ormai abituati ad atteggiamenti e a modi di fare conformi alla mentalità illegale). Inoltre, l’assuefazione al potere e la sottomissione ai suoi aurei privilegi contribuiscono ad allontanare il ceto politico e la classe dirigente dalle problematicità quotidiane del cittadino comune, che, dunque, radica ancora di più il senso del distacco da quegli ordinamenti che sono il sale della democrazia e di una comunità. L’esempio clamoroso che accredita questo percorso di analisi critica dei mali attuali della nostra regione ci viene fornito dalla lotta contro il cosiddetto “eolico selvaggio”, ossia contro una idea fallace di sviluppo energetico che al posto di essere, come in effetti dovrebbe essere, sostenibile e rinnovabile, si presenta come antagonista della società civile. Infatti, è selvaggio quel processo energetico che disfa il territorio, lo mortifica, nega la sua storia perché non gli riconosce quelle qualità specifiche, che esso da sempre possiede – la bellezza del paesaggio; le ricchezze inestimabili sul versante archeologico, culturale, storico; il vasto e ancora vivo patrimonio antropologico. Si pensi che il Molise è attraversato da tratturi e tratturelli lungo i quali è scritta la memoria della nostra civiltà contadina, dei Sanniti, dei Romani-.
La selvatichezza presunta del posto, intrinseca bellezza e valore aggiunto del nostro paesaggio (caratteristica questa che è il volano di un turismo “verde”) giustificherebbe invece la diffusione di comportamenti illegali, prepotenti e violenti come la istallazione di un numero abnorme di pali eolici. Il danaro, elargito ai contadini, che ormai gestiscono a fatica gli avanzi della civiltà agro-pastorale, non può rappresentare una linea comportamentale giustificata, ma costituisce la riprova di una prepotenza tipica della borghesia affaristica e il segno della costante infiltrazione camorristica nel nostro territorio. La camorra, le mafie sono in particolare quelle che utilizzano il danaro per convincere e corrompere; tuttavia, ed è bello dirlo, c’è gente che si contrappone a tali forme di persuasione violenta e lo fa nel silenzio, che solo talvolta viene squarciato dalla cronaca o dalla notizia: è il caso di un contadino di Matrice, che ha rinunciato a 9.000 euro l’anno non consentendo ad una azienda di istallare sul suo campo una torre eolica. Ma c’è un’altra notizia che ci preme comunicare (già nota a chi sta contrastando le aziende tutelari e sponsor dell’impiantistica eolica) ed è quella che riguarda l’avvertimento intimidatorio nei confronti di un noto esponente sindacale rappresentante dei lavoratori del settore archeologico, fatto da due individui di una ditta che commercia in pale e torri eoliche. Ad entrambi va la nostra convinta solidarietà.
Nei suoi interventi del 27 ottobre scorso don Ciotti agli studenti che la mattina hanno riempito l’aula magna della scuola media “I. Petrone” ha parlato dell’importanza della cultura come strumento essenziale della libertà. Siamo liberi pienamente, se siamo consci che la cultura sia un bene comune da coltivare e da diffondere. Cultura e libertà vanno di pari passo; infatti, la cultura ci consente di capire di più e meglio la società e gli individui che la compongono; la cultura come conoscenza dei fatti e dei comportamenti degli uomini ci consente di ridurre gli spazi delle illegalità e delle prepotenze, delle diseguaglianze. ☺
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