Il voto di educazione fisica vale ai fini della media dei voti? “… Per quanto riguarda la valutazione dell’insegnamento dell’educazione fisica si conferma, nella prospettiva di una specifica modifica regolamentare, che tale disciplina, come da prassi diffusa, concorre alla determinazione della media dei voti…” (estratto della Circolare n. 10 MIUR A00DGOS prot. n. 636 /R.U.U). Almeno per quest’anno scolastico, le valutazioni dei docenti di Educazione Fisica continueranno ad avere, in sede di scrutinio di ammissione agli esami, lo stesso valore delle altre materie. Il paventato “pericolo” di declassamento è stato, probabilmente, rinviato. A chiarirlo è stato, il 23 Gennaio, il Ministero dell’Istruzione.
Nelle scorse settimane è stato lo stesso MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) a chiedere al CNPI (Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione) il parere sullo «Schema di regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e per ulteriori modalità applicative dell'articolo 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169». La bozza inviata al CNPI, riportava nello specifico che: "dalla votazione complessiva – è escluso l'insegnamento della religione cattolica, ai sensi dell'art. 309 del Testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 296 nonché la disciplina relativa all'educazione fisica, ai sensi dell'art. 304 del medesimo Testo unico". Il CNPI aveva già indicato, nel parere, a dire il vero tutt’altro che diplomatico e consenziente, “la necessità di garantire la pari dignità di tutti gli insegnanti, concorrendo ciascuno alla crescita dello studente nel rispetto delle sue vocazioni ed attitudini, in modo da evitare inaccettabili differenziazioni, tra gli insegnanti di educazione fisica e religione e gli altri insegnanti”. Ora si attende il parere del Consiglio di Stato e poi sarà la volta della Corte dei Conti. Successivamente la bozza, riveduta a corretta, ma non vi è certezza, potrà essere trasformata in testo in Legge.
Nel frattempo molti addetti ai lavori sono entrati in fibrillazione. Nei giorni scorsi, l'ipotesi di escludere l’Educazione fisica da quelle che concorrono all'ammissione agli esami, ha determinato diverse proteste su più fronti. Dopo quelle delle associazioni dei docenti della materia, uniti dal motto "Non c'è Educazione senza Educazione Fisica", sono scesi in campo anche i Sindacati, i Partiti, i Centri, le Sinistre, le Destre e le Chiese.
Nei territori dei luoghi comuni, ciascheduno è libero di dire la sua ed il contrario della sua, ma il sentiero sul quale si trova la Scuola Statale e Democratica è quello della Costituzione e del sapere scientifico. Il problema è mal posto. Il primo errore: la dignità non si rivendica, bensì si afferma. È certo, che non sarò certamente né io, né quello di religione, né altri docenti, né cultori e ricercatori delle disciplina a dare una dignità ad un insegnamento, in specie a quello che racconta della Sapienza del Figlio del Padre. Nello Stato Democratico e Laico, però, il riferimento sono le norme, anche se qualcuno si è dimenticato di abrogare quella che diceva il contrario di quell’altra che stava approvando! Il secondo errore, conseguenza del primo: non è utile confondere le materie in ordinamento con l’Insegnamento della Religione Cattolica, quale materia opzionabile “confessionale” e garantita per l’accordo tra lo Stato Vaticano e quello Italiano, stabilito da un Concordato tra le parti. Il terzo errore: l’autoreferenzialità delle considerazioni e delle conclusioni, anche quando queste vengono poste in forme sibilline, non legittimano le conclusioni. Per esempio: “Saremmo curiosi di sapere l’orientamento del Ministero in proposito, tenuto conto che, a parere di chi scrive, una disposizione amministrativa, quale è quella della circolare non possa non tener conto di un preciso dispositivo legislativo quale è appunto il Testo Unico, cioè il Decreto legislativo numero 297/94”. In questo caso, mi pare, si delegittima la fonte, nelle specifico il Direttore Generale Mario G. Dutto, che non esprimerebbe l’orientamento del MIUR, ma probabilmente una propria opinione. In tal modo di fatto, si “autoreferenzia” la propria, perché “…la C.M. non poteva non tener conto di un preciso dispositivo legislativo”.
Le osservazioni espresse dal sottoscritto non sono, certamente, “neutre”. Alle ovvietà delle analisi proposte fino ad ora, comunque, non appare fuori misura aggiungere la condivisione dell’opinione che una politica di “tagli, ri-ordini, condotta, voto e maestri unici” non è affatto (!) improvvisata, ma, contraddicendo spesso le intenzioni espresse e talvolta scritte (vedi, per tutte, quelle sul voto di condotta), sembra che risponda ad un preciso disegno destabilizzante della Scuola Statale e Pubblica, cercando, appunto, consensi “papalini”, sensibili alle concessioni “cesarine”.
Leggiamo meglio, allora, quanto sta accadendo: lo schema proposto dall’attuale Ministro e condiviso da buona parte dello schieramento politico di appartenenza, non vuole significare una svalutazione degli insegnanti e della disciplina Educazione Fisica, cose che pur ci sono, certamente. Solo, non costituiscono l’oggetto del provvedimento, ma semplicemente un effetto. L’oggetto è un altro: è la volontà di sottrarsi all’impegno – necessario ma costoso, fondamentale, ma non compreso – di investire nella Scuola Pubblica per dotarla delle risorse necessarie a sostenere l’offerta formativa ed informativa che è la mission della Scuola Statale e Laica. Ma si sa, grazie anche al notevole contributo espresso da molti operatori della scuola, non esclusi buona parte dei docenti di Educazione fisica e di Religione, essa non svolge coerentemente e costituzionalmente tale funzione. Allora, è non economicamente, probabilmente si spenderà di più, ma, “esclusivamente”, politicamente più vantaggioso eliminarla progressivamente, andando a prendere in prestito le teorie estese e sottese da quanti hanno interesse a che la Scuola Statale e Laica non si riprenda l’insostituibile funzione del proprio ruolo di trasmettitore ed elaboratore di saperi critici che consenta ai propri cittadini di “esserci nella storia a fare la storia, la propria storia, anche “con e nell’Educazione Fisica e Sport”. Per ora sembra che i sondaggi diano parzialmente ragione a chi vuole tornare indietro nella storia delle Democrazie, della Chiesa e della Scuola. Nel frattempo, quest’anno giochiamo a bocce ferme: non cambia niente.☺
*docente di educazione fisica
polsmile@tin.it
Il voto di educazione fisica vale ai fini della media dei voti? “… Per quanto riguarda la valutazione dell’insegnamento dell’educazione fisica si conferma, nella prospettiva di una specifica modifica regolamentare, che tale disciplina, come da prassi diffusa, concorre alla determinazione della media dei voti…” (estratto della Circolare n. 10 MIUR A00DGOS prot. n. 636 /R.U.U). Almeno per quest’anno scolastico, le valutazioni dei docenti di Educazione Fisica continueranno ad avere, in sede di scrutinio di ammissione agli esami, lo stesso valore delle altre materie. Il paventato “pericolo” di declassamento è stato, probabilmente, rinviato. A chiarirlo è stato, il 23 Gennaio, il Ministero dell’Istruzione.
Nelle scorse settimane è stato lo stesso MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) a chiedere al CNPI (Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione) il parere sullo «Schema di regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e per ulteriori modalità applicative dell'articolo 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169». La bozza inviata al CNPI, riportava nello specifico che: "dalla votazione complessiva – è escluso l'insegnamento della religione cattolica, ai sensi dell'art. 309 del Testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 296 nonché la disciplina relativa all'educazione fisica, ai sensi dell'art. 304 del medesimo Testo unico". Il CNPI aveva già indicato, nel parere, a dire il vero tutt’altro che diplomatico e consenziente, “la necessità di garantire la pari dignità di tutti gli insegnanti, concorrendo ciascuno alla crescita dello studente nel rispetto delle sue vocazioni ed attitudini, in modo da evitare inaccettabili differenziazioni, tra gli insegnanti di educazione fisica e religione e gli altri insegnanti”. Ora si attende il parere del Consiglio di Stato e poi sarà la volta della Corte dei Conti. Successivamente la bozza, riveduta a corretta, ma non vi è certezza, potrà essere trasformata in testo in Legge.
Nel frattempo molti addetti ai lavori sono entrati in fibrillazione. Nei giorni scorsi, l'ipotesi di escludere l’Educazione fisica da quelle che concorrono all'ammissione agli esami, ha determinato diverse proteste su più fronti. Dopo quelle delle associazioni dei docenti della materia, uniti dal motto "Non c'è Educazione senza Educazione Fisica", sono scesi in campo anche i Sindacati, i Partiti, i Centri, le Sinistre, le Destre e le Chiese.
Nei territori dei luoghi comuni, ciascheduno è libero di dire la sua ed il contrario della sua, ma il sentiero sul quale si trova la Scuola Statale e Democratica è quello della Costituzione e del sapere scientifico. Il problema è mal posto. Il primo errore: la dignità non si rivendica, bensì si afferma. È certo, che non sarò certamente né io, né quello di religione, né altri docenti, né cultori e ricercatori delle disciplina a dare una dignità ad un insegnamento, in specie a quello che racconta della Sapienza del Figlio del Padre. Nello Stato Democratico e Laico, però, il riferimento sono le norme, anche se qualcuno si è dimenticato di abrogare quella che diceva il contrario di quell’altra che stava approvando! Il secondo errore, conseguenza del primo: non è utile confondere le materie in ordinamento con l’Insegnamento della Religione Cattolica, quale materia opzionabile “confessionale” e garantita per l’accordo tra lo Stato Vaticano e quello Italiano, stabilito da un Concordato tra le parti. Il terzo errore: l’autoreferenzialità delle considerazioni e delle conclusioni, anche quando queste vengono poste in forme sibilline, non legittimano le conclusioni. Per esempio: “Saremmo curiosi di sapere l’orientamento del Ministero in proposito, tenuto conto che, a parere di chi scrive, una disposizione amministrativa, quale è quella della circolare non possa non tener conto di un preciso dispositivo legislativo quale è appunto il Testo Unico, cioè il Decreto legislativo numero 297/94”. In questo caso, mi pare, si delegittima la fonte, nelle specifico il Direttore Generale Mario G. Dutto, che non esprimerebbe l’orientamento del MIUR, ma probabilmente una propria opinione. In tal modo di fatto, si “autoreferenzia” la propria, perché “…la C.M. non poteva non tener conto di un preciso dispositivo legislativo”.
Le osservazioni espresse dal sottoscritto non sono, certamente, “neutre”. Alle ovvietà delle analisi proposte fino ad ora, comunque, non appare fuori misura aggiungere la condivisione dell’opinione che una politica di “tagli, ri-ordini, condotta, voto e maestri unici” non è affatto (!) improvvisata, ma, contraddicendo spesso le intenzioni espresse e talvolta scritte (vedi, per tutte, quelle sul voto di condotta), sembra che risponda ad un preciso disegno destabilizzante della Scuola Statale e Pubblica, cercando, appunto, consensi “papalini”, sensibili alle concessioni “cesarine”.
Leggiamo meglio, allora, quanto sta accadendo: lo schema proposto dall’attuale Ministro e condiviso da buona parte dello schieramento politico di appartenenza, non vuole significare una svalutazione degli insegnanti e della disciplina Educazione Fisica, cose che pur ci sono, certamente. Solo, non costituiscono l’oggetto del provvedimento, ma semplicemente un effetto. L’oggetto è un altro: è la volontà di sottrarsi all’impegno – necessario ma costoso, fondamentale, ma non compreso – di investire nella Scuola Pubblica per dotarla delle risorse necessarie a sostenere l’offerta formativa ed informativa che è la mission della Scuola Statale e Laica. Ma si sa, grazie anche al notevole contributo espresso da molti operatori della scuola, non esclusi buona parte dei docenti di Educazione fisica e di Religione, essa non svolge coerentemente e costituzionalmente tale funzione. Allora, è non economicamente, probabilmente si spenderà di più, ma, “esclusivamente”, politicamente più vantaggioso eliminarla progressivamente, andando a prendere in prestito le teorie estese e sottese da quanti hanno interesse a che la Scuola Statale e Laica non si riprenda l’insostituibile funzione del proprio ruolo di trasmettitore ed elaboratore di saperi critici che consenta ai propri cittadini di “esserci nella storia a fare la storia, la propria storia, anche “con e nell’Educazione Fisica e Sport”. Per ora sembra che i sondaggi diano parzialmente ragione a chi vuole tornare indietro nella storia delle Democrazie, della Chiesa e della Scuola. Nel frattempo, quest’anno giochiamo a bocce ferme: non cambia niente.☺
Il voto di educazione fisica vale ai fini della media dei voti? “… Per quanto riguarda la valutazione dell’insegnamento dell’educazione fisica si conferma, nella prospettiva di una specifica modifica regolamentare, che tale disciplina, come da prassi diffusa, concorre alla determinazione della media dei voti…” (estratto della Circolare n. 10 MIUR A00DGOS prot. n. 636 /R.U.U). Almeno per quest’anno scolastico, le valutazioni dei docenti di Educazione Fisica continueranno ad avere, in sede di scrutinio di ammissione agli esami, lo stesso valore delle altre materie. Il paventato “pericolo” di declassamento è stato, probabilmente, rinviato. A chiarirlo è stato, il 23 Gennaio, il Ministero dell’Istruzione.
Nelle scorse settimane è stato lo stesso MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) a chiedere al CNPI (Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione) il parere sullo «Schema di regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e per ulteriori modalità applicative dell'articolo 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169». La bozza inviata al CNPI, riportava nello specifico che: "dalla votazione complessiva – è escluso l'insegnamento della religione cattolica, ai sensi dell'art. 309 del Testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 296 nonché la disciplina relativa all'educazione fisica, ai sensi dell'art. 304 del medesimo Testo unico". Il CNPI aveva già indicato, nel parere, a dire il vero tutt’altro che diplomatico e consenziente, “la necessità di garantire la pari dignità di tutti gli insegnanti, concorrendo ciascuno alla crescita dello studente nel rispetto delle sue vocazioni ed attitudini, in modo da evitare inaccettabili differenziazioni, tra gli insegnanti di educazione fisica e religione e gli altri insegnanti”. Ora si attende il parere del Consiglio di Stato e poi sarà la volta della Corte dei Conti. Successivamente la bozza, riveduta a corretta, ma non vi è certezza, potrà essere trasformata in testo in Legge.
Nel frattempo molti addetti ai lavori sono entrati in fibrillazione. Nei giorni scorsi, l'ipotesi di escludere l’Educazione fisica da quelle che concorrono all'ammissione agli esami, ha determinato diverse proteste su più fronti. Dopo quelle delle associazioni dei docenti della materia, uniti dal motto "Non c'è Educazione senza Educazione Fisica", sono scesi in campo anche i Sindacati, i Partiti, i Centri, le Sinistre, le Destre e le Chiese.
Nei territori dei luoghi comuni, ciascheduno è libero di dire la sua ed il contrario della sua, ma il sentiero sul quale si trova la Scuola Statale e Democratica è quello della Costituzione e del sapere scientifico. Il problema è mal posto. Il primo errore: la dignità non si rivendica, bensì si afferma. È certo, che non sarò certamente né io, né quello di religione, né altri docenti, né cultori e ricercatori delle disciplina a dare una dignità ad un insegnamento, in specie a quello che racconta della Sapienza del Figlio del Padre. Nello Stato Democratico e Laico, però, il riferimento sono le norme, anche se qualcuno si è dimenticato di abrogare quella che diceva il contrario di quell’altra che stava approvando! Il secondo errore, conseguenza del primo: non è utile confondere le materie in ordinamento con l’Insegnamento della Religione Cattolica, quale materia opzionabile “confessionale” e garantita per l’accordo tra lo Stato Vaticano e quello Italiano, stabilito da un Concordato tra le parti. Il terzo errore: l’autoreferenzialità delle considerazioni e delle conclusioni, anche quando queste vengono poste in forme sibilline, non legittimano le conclusioni. Per esempio: “Saremmo curiosi di sapere l’orientamento del Ministero in proposito, tenuto conto che, a parere di chi scrive, una disposizione amministrativa, quale è quella della circolare non possa non tener conto di un preciso dispositivo legislativo quale è appunto il Testo Unico, cioè il Decreto legislativo numero 297/94”. In questo caso, mi pare, si delegittima la fonte, nelle specifico il Direttore Generale Mario G. Dutto, che non esprimerebbe l’orientamento del MIUR, ma probabilmente una propria opinione. In tal modo di fatto, si “autoreferenzia” la propria, perché “…la C.M. non poteva non tener conto di un preciso dispositivo legislativo”.
Le osservazioni espresse dal sottoscritto non sono, certamente, “neutre”. Alle ovvietà delle analisi proposte fino ad ora, comunque, non appare fuori misura aggiungere la condivisione dell’opinione che una politica di “tagli, ri-ordini, condotta, voto e maestri unici” non è affatto (!) improvvisata, ma, contraddicendo spesso le intenzioni espresse e talvolta scritte (vedi, per tutte, quelle sul voto di condotta), sembra che risponda ad un preciso disegno destabilizzante della Scuola Statale e Pubblica, cercando, appunto, consensi “papalini”, sensibili alle concessioni “cesarine”.
Leggiamo meglio, allora, quanto sta accadendo: lo schema proposto dall’attuale Ministro e condiviso da buona parte dello schieramento politico di appartenenza, non vuole significare una svalutazione degli insegnanti e della disciplina Educazione Fisica, cose che pur ci sono, certamente. Solo, non costituiscono l’oggetto del provvedimento, ma semplicemente un effetto. L’oggetto è un altro: è la volontà di sottrarsi all’impegno – necessario ma costoso, fondamentale, ma non compreso – di investire nella Scuola Pubblica per dotarla delle risorse necessarie a sostenere l’offerta formativa ed informativa che è la mission della Scuola Statale e Laica. Ma si sa, grazie anche al notevole contributo espresso da molti operatori della scuola, non esclusi buona parte dei docenti di Educazione fisica e di Religione, essa non svolge coerentemente e costituzionalmente tale funzione. Allora, è non economicamente, probabilmente si spenderà di più, ma, “esclusivamente”, politicamente più vantaggioso eliminarla progressivamente, andando a prendere in prestito le teorie estese e sottese da quanti hanno interesse a che la Scuola Statale e Laica non si riprenda l’insostituibile funzione del proprio ruolo di trasmettitore ed elaboratore di saperi critici che consenta ai propri cittadini di “esserci nella storia a fare la storia, la propria storia, anche “con e nell’Educazione Fisica e Sport”. Per ora sembra che i sondaggi diano parzialmente ragione a chi vuole tornare indietro nella storia delle Democrazie, della Chiesa e della Scuola. Nel frattempo, quest’anno giochiamo a bocce ferme: non cambia niente.☺
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