Libri: “magnificat” di sonia aggio
13 Aprile 2024
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Libri: “magnificat” di sonia aggio

“L’argine trema. All’improvviso c’è troppa acqua, troppa acqua dal cielo, troppa acqua dal terreno. Acqua che scorre tra i sacchi […] rimbalzando e schiumando come una cascata. Acqua che ruggisce e schizza sibilando”. È il novembre del 1951, l’acqua – protagonista di queste righe – è quella del fiume Po nella zona della provincia di Rovigo, il Polesine. La notte del 14 novembre il fiume supera gli argini, a seguito delle intense precipitazioni, ed inonda le aree circostanti (campagne, villaggi, strade) con centinaia di morti e migliaia di sfollati.
Sonia Aggio, in Magnificat, rivisita questa triste vicenda nazionale – non ultima, purtroppo – attraverso le storie parallele di due cugine, Nilde e Norma, che vivono in quegli anni proprio nella zona interessata dall’alluvione. Delle due donne l’autrice ci offre un ritratto attraverso gli anni, rievocando la loro infanzia a ridosso della Seconda guerra mondiale, anni in cui bambine hanno subìto lutti e sofferenze. “Se volevano bombardare il ponte hanno sbagliato. Hanno distrutto un paese. Hanno falciato i contadini che portavano la loro verdura al mercato e le donne che facevano la spesa”: la ritirata delle truppe nazifasciste ha comportato devastazione e pericoli per la popolazione, causando morti e feriti, distruggendo famiglie e case. Nilde e Norma, ormai rimaste sole e costrette a ricostruire le proprie vite, si mostrano differenti per attitudine e per carattere; pur volendosi bene, spesso l’una non comprende gli atteggiamenti dell’altra. A sottolineare la diversità interviene poi – questa sembra la chiave di lettura che l’autrice ci offre – il patrimonio di tradizioni e leggende che caratterizza la vita attorno al fiume.
La narrazione, che trasmette di continuo un’atmosfera fluviale, con descrizioni dell’habitat e delle condizioni di vita delle persone, si intreccia nel seguire i punti di vista delle due protagoniste, riproponendo i medesimi eventi attraverso gli occhi ora di Nilde – dolce, affettuosa ma concreta e determinata – ora di Norma – idealista, forte ma totalmente suggestionabile; quest’ultima si convincerà, nel proprio delirio causato dal trauma della guerra e degli anni dell’infanzia, di immolarsi per salvare il paese dall’alluvione.
Il titolo del romanzo fa riferimento ad un’icona, cara alla famiglia delle due donne: “quel quadretto era appeso in camera di Norma. La Madonna del Magnificat”. E l’epilogo sarà tragico per una delle protagoniste: “Lei è Norma, l’inflessibile, la regola, la legge: non può scappare. Porta indietro il braccio. Nel suo sangue si annida la sua condanna. È già stata qui, ha già lottato, e così sarà sempre. Lei è il cherubino del Magnificat, un gatto selvatico. Appartiene al fiume, non può tornare a casa”. (D.C.)

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