
libri: “SIMM BRIGANTI, FACIMM PAURA MA… A CHI” di Giuseppe La Serra
prefazione
Nella seconda metà del secondo secolo d.C. un autore sconosciuto scrive una suggestiva lettera a Diogneto nella quale, tra l’altro, dice che i cristiani “abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera”. Mi è tornato in mente questo testo quando mi è stato proposto di introdurre questa raccolta di riflessioni sul brigantaggio, successivo all’Unità d’Italia, i cui autori dimostrano chiare ed appassionate competenze nelle pagine che seguono.
Non è facile vivere la passione per la propria terra e contemporaneamente il distacco come se essa non ci appartenesse. Di conseguenza i cristiani sono continuamente sottoposti a due tentazioni antitetiche: o disinteressarsi della storia, immergendosi in uno spiritualismo disincarnato che nei secoli, soprattutto attraverso certo monachesimo, diventerà fuga mundi e disprezzo delle realtà terrene, oppure calarsi completamente nella vita cercando di accaparrarsi i beni terreni, la roba, fino a far dipendere il proprio prestigio dalle cose possedute.
Nel primo caso abbiamo persone che, indifferenti agli accadimenti quotidiani, si preoccupano unicamente della salvezza dell’anima e la religione diventa un tranquillante per la coscienza, oppio dei popoli come dirà Marx; esse assistono indifferenti ai soprusi, spesso aberranti, che accadono intorno a loro senza ribellarsi, anzi rendendosi addirittura complici, tanto che il loro silenzio diventa connivenza. Dietrich Bonhoeffer, grande teologo tedesco, impiccato con l’accusa di aver partecipato all’attentato contro Hitler, scriveva con grande determinazione, per indicare che il culto staccato dalla vita è vano: “solo chi alza la voce in difesa degli ebrei, può permettersi di cantare in gregoriano”.
All’opposto abbiamo persone talmente prese dai propri affari che sono disposte a calpestare diritti e doveri pur di appropriarsi di beni e di titoli. Manipolando la storia, la chiesa cattolica si inventerà la “donazione di Costantino” per legittimare il potere temporale dei pontefici e una cattiva interpretazione della doppia predestinazione, elaborata dal riformatore Calvino, porterà a dire che il possesso dei beni materiali è la prova provata della benedizione di Dio e dunque della salvezza. Oggi sono i grandi capitali a governare a tal punto da frantumare progressivamente le democrazie, senza colpo ferire.
Questa divagazione metastorica mi è sembrata opportuna per leggere quanto accaduto nella seconda metà dell’Ottocento. Quando i piemontesi decisero di annettersi il resto dell’Italia, si ritrovarono da una parte la chiesa ufficiale che tentava di difendere il potere temporale, tanto che il papa regnante, Pio IX, vedendosi irreparabilmente depauperato del trono, impose ai cardinali di rafforzare almeno la sua autorità morale, e proclamò il dogma dell’infallibilità del pontefice. Dall’altra, sacche di resistenza, con ideali non sempre nobili, si abbandonarono al brigantaggio come estremo tentativo di resistere all’impostore.
Com’è noto, la storia la scrivono i vincitori e così si è diffusa la convinzione che i buoni fossero i conquistatori mentre i cattivi coloro che finirono per soccombere. E questo da sempre. Intere civiltà furono demolite dalle fondamenta e infatti, per fare degli esempi, il 1492 viene ricordato come la data della scoperta dell’America anziché come l’inizio di una spietata conquista e assassinio dei popoli indigeni; nel 1861 abbiamo paradossalmente che il primo re d’Italia era già secondo, con il nome di Vittorio Emanuele! E ancora, se nel 1945 avessero vinto i nazifascisti, i partigiani sarebbero passati alla storia come bande di criminali!
Quello che viene denominato brigantaggio fu un fenomeno complesso ed articolato, al quale contribuirono diversi fattori. Si trattò infatti di un movimento che prese le mosse dal rimpianto – forse nostalgia – del regime borbonico, che si diffuse soprattutto nell’ambito della delinquenza organizzata; a questi si aggiunge la profonda delusione dei sinceri patrioti circa l’esito dei moti risorgimentali e la sete di giustizia, ultima trincea contro la sopraffazione dei Savoia. Se fu un passo avanti l’Unità d’Italia non lo fu certamente il modo in cui fu condotta ed attuata. L’esercito piemontese si comportò da colonizzatore, sullo stile degli eserciti che portarono la bandiera delle loro nazioni in Asia e in Africa, senza alcun riguardo per la cultura, le tradizioni, la storia del meridione.
Questa iniziativa polifonica di rileggere la storia dalla parte degli sconfitti sul tema: Simm briganti, facimm paura, ma … a chi, seppure con la sensibilità di oggi, è interessante perché anzitutto vuole squarciare il velo dell’oblio su un capitolo della storia che ci appartiene, vuole dare il giusto onore a quanti si immolarono sognando un futuro migliore per il loro popolo, vuole indicare dei valori che dovrebbero caratterizzare ancora oggi il nostro anelito di libertà e, perché no, vuole incoraggiare la rivolta in una società come la nostra che si sta assuefacendo sempre più a una destra politica, economica e militare che tenta di reprimere le libertà conquistate con il sangue di tanti martiri che anteposero il bene collettivo alla loro stessa vita.
Non ho competenze specifiche sulla storia del nostro ‘800 ma mi anima una grande passione civile perché la storia sia riscritta dai deboli, dagli sconfitti: è fondamentale individuare e far conoscere l’angolo di lettura degli avvenimenti. Questo ci consente di far riemergere le nostre radici più autentiche. Come gli alberi privati delle radici sono destinati a cadere irreparabilmente, così noi umani, senza radici, non abbiamo alcuna possibilità di sopravvivenza. La massificazione è l’inizio della fine.
Grazie alle riflessioni di quanti hanno preso parte alla stesura di questo volume attorno alla traccia Simm briganti, facimm paura, ma … a chi, ognuno di noi è non solo interpellato, ma anche stimolato a calarsi nel ruolo del brigante per fornire risposte nell’oggi della nostra storia. Essere critici, dissentire, evitare la massificazione sono tutte azioni necessarie per non lasciarsi intruppare come pecore condotte al macello. Un’altra storia è possibile, dipende da ognuno di noi individuare i valori per cui spendersi e coscientizzare gli altri, per camminare insieme. E se anche dovesse andare male potremo sempre dire: almeno ci ho provato, non sono vissuto invano! In ogni caso saremo stati seme, perché altri ne colgano i frutti.
Mi anima, però, una certezza in questo mio invito al rischio: se un uomo sogna da solo, il sogno rimane soltanto un sogno. Ma se molte persone sognano la stessa cosa, il sogno diventa principio di realtà.☺
Antonio Di Lalla
introduzione
L’eccidio avvenuto a Fragneto Monforte il 24 agosto 1861 è pressoché sconosciuto. Sette persone furono prelevate nottetempo da una truppa di soldati piemontesi, portati in località “Cupa di Mezzo”, oggi chiamata “Passarielli” e furono fucilati. Il tutto avvenne su delazione di Francescantonio Iannelli, detto “Ciccu’u guardiano” e senza processo.
Cleto Fuschetto, senza sminuire i fatti di Pontelandolfo e Casalduni, avvenuti agli inizi di agosto e culminati con l’incendio dei due paesi il 14 agosto, mentre il Negri comunicava al Governatore di Benevento: “Ieri mattina all’alba, giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni. Essi bruciano ancora”, considera la strage avvenuta ai Passarielli altrettanto meritevole di essere ricordata.
Camminavamo lungo il tratturo Regio “Pescasseroli – Candela”, quando parlavamo di questi eventi e ricordavamo Michele Caruso, Cosimo Giordano e le due donne molisane, Maria Luisa Ruscitti e Filomena Ciccaglione. Due donne rapite dal Caruso e che hanno partecipato attivamente e con differente coinvolgimento alla guerra contro i piemontesi.
Parlavamo ancora una volta di brigantaggio e dei tradimenti avvenuti, tradimenti come quello della Ciccaglione che ha consentito la cattura del capobanda Michele Caruso. Parlarne nel 2025 può sembrare anacronistico, ma per un meridionale, per uno che ricerca la verità, le proprie radici, la storia è fondamentale. Le scelte, in qualunque ambito, sono il risultato di un sistema di forze economiche, intellettuali e sociali. Pertanto la conoscenza dei processi che hanno dato origine al presente, consente di essere protagonisti consapevoli del futuro.
Sempre più emergono documenti che comprovano una narrazione dell’Unità d’Italia omissiva, manipolatrice e falsa. È un bene parlarne e divulgare le nuove verità. Così, il confronto con Cleto fu spalmato in diversi chilometri percorsi e divenne speculativo quando tentammo di rispondere alla domanda “…ma a chi” i briganti avevano fatto paura. Le opinioni enunciate si dissolsero negli spazi attraversati e a percorso concluso, ognuno tornò alla propria dimora.
Poi, sul finire del mese di gennaio, Cleto mi scrive un whatsapp: “Simm briganti, facimm paura, …ma a chi? (mi puoi scrivere come la pensi, sto facendo un opuscolo)”.
Il consequenziale confronto ha permesso di definire meglio l’idea progettuale, scandendo i fini, gli obiettivi e i relativi contributi alla realizzazione del libro. Abbiamo raccolto le opinioni di persone con sensibilità, storie e provenienza diverse, ma accomunate dalla passione per il nostro passato e, per non fare torto a nessuno, sono riportate secondo un mero ordine alfabetico. A loro un sentito grazie per la gratuita collaborazione.
Il libro è dedicato alle donne del brigantaggio, molte delle quali hanno dato un contributo alla lotta contro gli invasori e sostenuto i loro uomini in una feroce guerriglia. Tante sono morte in totale anonimato, di altre, non esistono foto, pur conoscendo i nomi e le loro gesta.
I testi sono intervallati da foto di briganti e stampe dell’epoca recuperate dal web e dal libro Il brigantaggio meridionale di Aldo De Jaco; foto e stampe parzialmente ritoccate con un colore di fondo e integrate con didascalia.
Ecco, caro lettore, affido a te le riflessioni riportate in questo lavoro, con l’augurio che tu le faccia tue e, nella misura in cui le condividi, le approfondisci e le diffondi.
Buona lettura.☺