libri: “SONO TORNATO PER TE” di Lorenzo Marone
8 Febbraio 2024
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libri: “SONO TORNATO PER TE” di Lorenzo Marone

“È un’attesa perenne la vita”: questa massima che Palermo, compagno di prigionia, ricorda al giovane Cono sembra la chiave interpretativa del- le vicende narrate in Sono tornato per te di Lorenzo Marone (Ei- naudi).
La storia dei due protagonisti, Cono Trezza e Serenella Pinto, per buona parte del romanzo ha come sfondo gli ultimi anni della dittatura fascista e quelli della Seconda guerra mondiale con il tragico epilogo dei campi di concentramento. L’idillio dei due giovani ha breve durata perché Cono, giovane contadino di un paese del Cilento, viene arrestato perché oppositore politico e costretto a trascorrere alcuni anni – fino alla liberazione operata dalle truppe alleate – in un lager.
La prosa di Marone, semplice e chiara, che a volte prende in prestito espressioni letterarie note come gli “schiocchi di merli e frusci di serpi”, accompagna il lettore quasi con trasporto lirico: non ci si può non commuovere per l’amore contrastato di Cono e Serenella o per i drammi che si compiono nel lager dove alla violenza e alla brutalità si contrappongono la solidarietà e l’amicizia.
La prestanza fisica aiuta Cono a resistere alle asperità della prigionia: partecipando ad una gara di pugilato, per la quale è costretto ad allenarsi per diversi mesi, riuscirà a salvarsi dalle punizioni più crudeli. Il giovane entusiasta che, sorretto dal sentimento d’amore per la sua donna, immagina il proprio futuro di padre di famiglia e imprenditore agricolo, vede trasformarsi, a poco a poco, il suo animo in conseguenza della dura esperienza del lager: “questo posto ci ha reso disumani”. Ma la forza del ricordo rappresenterà l’altra sua capacità di sopravvivere e non recedere, “come se tutto il male di quel posto, il grigiore, non fosse riuscito a togliergli dal cuore il bello vissuto”.
Cono e i suoi compagni di prigionia, molti dei quali non sopravvivranno al lager, maturano giorno per giorno la consapevolezza di divenire testimoni dell’orrore vissuto: “Il compito che abbiamo noi tutti qui … è non dimenticare, tenere vivo dentro di noi il ricordo. Imparare a vedere è stato il tirocinio più lungo, e ora non posso disimparare!”. (D.C.)

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