
L’iran ovvero l’antica persia
Nelle primissime ore del mattino del 13 giugno ’25, tra le 02.00 e le 03.00, lo Stato israeliano ha aggredito, con bombe sganciate dagli aerei e con missili balistici, l’Iran, non solo sui siti atomici ma anche su quelli civili, inermi, e sulle città. L’Iran così è stato costretto alla risposta armata, anch’essa cruenta e distruttiva. E in questo modo ha avuto inizio una nuova tragedia, che provocherà dolori, sofferenze, morti ad Israele, lo Stato, che ha dato inizio ai bombardamenti sulle città iraniane, in barba al diritto internazionale e a quello umanitario, ed anche all’Iran, come pure a tutti i Paesi dell’area mediorientale.
Se sotto gli occhi abbiamo una cartina geografica e guardiamo all’Iran odierno, gli altopiani che si affacciano sul golfo persico e che hanno di fronte gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, il Bahrein, l’Arabia Saudita, il Kuwait e l’Iraq, ebbene in questo modo delimitiamo i territori che costituivano l’antica Persia, le cui capitali sono state le città di Susa e successivamente, sotto il regno di Dario, la città di Persepoli. I Persiani sono stati un popolo indoeuropeo, che si è stanziato fin dal II millennio a.C. sugli altopiani dell’attuale Iran, convivendo con un altro popolo, i Medi, fino al loro completo assorbimento intorno al VII/VI secolo a. C. I grandi re sono stati Ciro il Grande, Cambise II, Dario I. L’impero persiano sparì, quando Alessandro Magno, re dei Macedoni, lo conquistò definitivamente nel 331 a.C.. I Persiani hanno sempre posseduto capacità militari e qualità politiche, nel senso che, grazie a queste doti, hanno saputo guadagnarsi il consenso dei popoli vinti in virtù del loro atteggiamento di tolleranza, consentendo alle popolazioni annesse al loro impero chiari margini di autonomia amministrativa, esigendo quasi esclusivamente il pagamento di tributi e rispettando le loro istituzioni politiche, le loro leggi e le loro tradizioni.
Il governo monarchico persiano, specialmente sotto il re Dario I, tra la fine del VI secolo e l’inizio del V secolo a.C., avviò la costruzione di una cospicua rete di strade, sviluppata per quasi 2.500 km, allo scopo di consentire lo sviluppo dei flussi commerciali, soprattutto quelli alimentari, tra i quali primeggiavano le specie vegetali, provenienti dall’Asia orientale, quali, in particolare, il pistacchio, il sesamo, il nocciolo, il pesco, il riso. Di conseguenza, l’afflusso regolare dei tributi ebbe a favorire la realizzazione di grandi opere pubbliche. Il tutto anche con un esercito poderoso grazie al quale l’apparato statale riusciva a difendere i territori più lontani dalla capitale con un esercito potente, poderoso.
La religione persiana era in origine “politeista” e si fondava sul culto delle forze naturali, del Sole, del Cielo. Tuttavia, una religione, in particolare, si affermò sulle altre ed era quella fondata sulla dottrina di Zaratustra, profeta che si ritiene essere vissuto tra l’VIII e il VII secolo a.C.. Cosa predicava Zaratustra? Insegnava e divulgava la fede in una sola divinità, Ahura Mazda – dio del bene – da cui è derivata la denominazione di “mazdeismo” della religione persiana. L’elemento nodale di questa religione è il principio della lotta tra il bene e il male e alla fine del mondo si prevede che il bene possa prevalere sul male: i buoni acquisteranno la condizione di una eterna felicità; i cattivi guadagneranno il castigo, la punizione, che durerà in eterno.
L’Iran odierna, ex Per- sia, è la regione mediorientale dove si possono ammirare ancora le meravigliose rovine dell’antica Persepolis, complesso monumentale che spesso viene paragonato all’acropoli di Atene per il valore simbolico dell’antica grandezza dell’impero persiano. È un pae- se indoeuropeo molto diverso dai paesi arabi confinanti. L’Iran è una Repubblica islamica dal 1979. La sua cultura è molto vivace; infatti, il livello culturale iraniano è abbastanza elevato. Spesso ci chiediamo quali siano le ricchezze di questo Paese, di cui soprattutto gli Stati Uniti vorrebbero prendere possesso. L’Iran possiede l’11% delle risorse petrolifere del pianeta, occupando il quarto posto nella classifica mondiale e dispone del 16% del gas naturale, detenendo il secondo posto al mondo.
L’Iran è grande cinque volte l’Italia con una popolazione di 83 milioni circa di abitanti, la cui età media è sui 30 anni; dunque, questo Paese ha una popolazione molto giovane. Le donne, soprattutto, vantano il primato nel conseguimento delle lauree. Tuttavia, il loro contributo, pur essendo oggi cospicuo, non può né riesce, per ragioni comprensibili, ad assicurare la soluzione dei tanti problemi che angustiano da decenni la repubblica islamica iraniana. Il nostro pensiero, inquieto e preoccupato, va subito ai bassi salari, alla disoccupazione e alla corruzione – che anche i Paesi occidentali conoscono e di cui non riescono a liberarsi. Inoltre, la nostra riflessione si rivolge anche alla ricorrente e gravissima siccità, alla progressiva desertificazione di ampie zone territoriali, alla disoccupazione, giovanile, in primis.
C’è, però, una questione davvero spinosa, preoccupante, almeno a partire specialmente dalla rivoluzione islamico/repubblicana khomeinista e riguarda il ruolo e l’atteggiamento che nelle regioni mediorientali, ed in Iran specialmente, svolgono gli USA, Israele, l’Arabia Saudita, ostili all’Iran e alla normalizzazione dei rapporti socio/politico/economici fra questi Stati. Quest’area geopolitica, infatti, è estremamente instabile solo se facciamo riferimento ai conflitti e alle disarmonie ideologiche che tengono col fiato sospeso tanti Paesi non solo mediorientali, pensando a quanto sta capitando di tremendamente tragico, alla popolazione palestinese e di quanta acre e aprioristica avversione molti Paesi non solo di questa area ma anche, e soprattutto, dell’ Occidente esprimono, alimentandola a dismisura, nei confronti dell’ Iran, accusato di dispotismo e di illibertà, ma delle cui risorse, come dicevamo in precedenza, tanti Stati vorrebbero appropriarsi.
Quest’area è davvero instabile, se solo facciamo riferimento ai conflitti che oggi ci tengono col fiato sospeso, pensando anche alle tristi e dolorose condizioni di vita nelle quali sono vissuti nei decenni trascorsi i Palestinesi, privati del loro Stato – come appariva chiaro che lo possedessero a far fede dalle disposizioni dell’ONU degli anni 1947/48 – a causa della complicità dell’intero Occidente. Ma non è (stato) solo l’Occidente, in primis l’Inghilterra, a porre un freno al processo di ammodernamento dell’Iran: Londra, infatti, non ha mai sopportato che l’Iran si potesse rafforzare, mirando ad allargare la sua influenza e la sua presenza sia in direzione dell’Afghanistan, sia in quella verso il Golfo Persico. C’era, inoltre, già dai primi decenni del Novecento anche la ex URSS che aveva pretese di accrescere il suo peso e il suo prestigio nell’Asia centrale e di potersi avvantaggiare delle ingenti risorse minerarie iraniane a cominciare dal petrolio, dalle miniere di argento e finire al tabacco.
L’Iran oggi viene considerato un Paese non democratico, ed in gran parte lo è. Tuttavia, a partire dall’anno della Rivoluzione repubblicana islamica, 1979, il Paese si fonda su un sistema politico la cui leadership è di carattere collettivo. C’è, infatti, la “guida suprema” – oggi è l’ayatollah Khamenei, suffragato da vari Consigli, quello dei guardiani, quello dell’interesse regionale; poi, da un’Assemblea degli esperti, come pure da organi elettivi, quali il Parlamento nazionale e il Presidente della repubblica. Di qui, l’ostile avversione nasce dall’ignorare la storia di questo Paese, che si alimenta di “luoghi comuni”.☺