l’uovo di pasqua
15 Aprile 2010 Share

l’uovo di pasqua

 

Quando gli evangelisti scrissero il racconto della passione, intendevano non solo raccontare un evento del passato, ma interpretare attraverso di esso tutta la storia umana nella quale va in scena continuamente lo spettacolo dell’ingiustizia perpetrata nei riguardi dei deboli e degli ultimi, soprattutto quando sono innocenti. Mi si permetta, quindi, di rileggere sullo sfondo della passione un’altra “passione” che si sta consumando davanti ai nostri occhi: quella della corsa per accaparrare un posto nel cuore degli italiani, per poi avere come ricompensa (quasi come una pasqua di risurrezione, o forse sarebbe meglio dire, un uovo di pasqua) un posto nel parlamento italiano. Potrebbe sembrare, il mio, un accostamento irriverente, quasi sacrilego, che tuttavia mi permetterete di giustificare con il fatto che c’è già da parte di politici e di partiti la corsa all’accaparramento dell’esclusiva di difesa della croce e dei valori cristiani, mentre si continua allegramente a crocifiggere impunemente i cittadini più deboli.

Proviamo a ricordare cosa avviene durante la passione. Una caratteristica importante è la comparsa sulla scena di una folla di personaggi, alcuni di primo piano, altri ridotti al ruolo di comparse. Tutto inizia con un tradimento, la vendita per poco denaro del proprio maestro, salvo poi a rendersi conto, tardivamente, di essere stato l’utile idiota di un disegno molto più grande (sto parlando di Giuda, ovviamente!); vi è lo smarrimento dei discepoli, con chi si appresta a negare persino di conoscere chi invece lo aveva anche costituito capo degli apostoli. Vi è poi la presenza del clero sempre pronto a trovare l’accusa di bestemmia a causa dell’oltraggio ai sacri valori non difesi da un gruppo che spaccia per dialogo il relativismo etico. Vi è infine l’accordo segreto tra i nemici-amici: Erode, che appartiene allo stesso popolo di Gesù e Pilato, che appartiene alla parte avversa. Il quadro si arricchisce di tante comparse che, durante la crocifissione, a vario titolo hanno qualcosa da recriminare: i poveri cristi sfruttati, che non possono che prendersela con il governo ladro, i soldati, frustrati dall’ingrato compito di dover fare del male per mestiere, gli opinionisti (scribi e farisei) che devono comunque esprimere pareri che seguano l’umore della gente, per rimanere sulla cresta dell’onda e continuare a mangiare a spese dei padroni. Vi sono poi le donne silenziose, che condividono con il crocifisso il ruolo di vittime dell’arroganza dei potenti.

A scanso di equivoci non voglio identificare Gesù con il capo del governo uscente, ma solo mettere in evidenza come la storia presenti delle costanti, degli schemi magnificamente disegnati nei vangeli e nei quali di volta in volta ciascuno di noi interpreta un ruolo. Spesso quello dei cattivi o, peggio, degli indifferenti, qualche volta quello delle vittime. In una situazione sociale e politica in cui lungo i decenni non è cambiato sostanzialmente nulla, se non i nomi delle etichette e a volte le facce degli sponsor, noi cittadini comuni siamo chiamati a decifrare questi schemi e a smettere di farci trattare da pecore che fanno la sponda tra Erode e Pilato, che possono solo scegliere tra l’ipocrisia della sinistra e l’arroganza della destra. La salvezza non sta nello sperare che qualcuno si ricordi di noi, perché qualunque sia il colore, lo scopo comune è quello di gestire un potere, di ottenere dei privilegi, di macchinare per tenere buona la massa dei cittadini, che per un giorno indossano il vestito degli elettori, mentre per tutto il resto del tempo si accontentano di fare i consumatori non solo di merci, ma anche della propria vita e del futuro dei propri figli.

L’unica forza che noi abbiamo è quella di resistere a un contesto in cui chi parla in modo chiaro viene sbeffeggiato come comico delirante che non conosce i meccanismi della politica, che deve invece essere lasciata ai professionisti. Dopo la morte di Gesù i discepoli hanno saputo superare l’iniziale smarrimento, sono rimasti uniti in nome di tutto ciò che Gesù aveva loro insegnato ed è per questo che, nonostante tutte le persecuzioni, sono riusciti con la sola forza della testimonianza e di una vita controcorrente a cambiare il mondo in cui vivevano. Se avessero dato ascolto ai cinici e ai codardi che portavano tutte le prove per dimostrare che non si può cambiare nulla, la morte di Gesù sarebbe stata semplicemente una delle tante morti ineluttabili nella gestione del potere.

La storia non cambia perché chi detiene il potere si converte, ma perché chi subisce non sta più al gioco e decide semplicemente di fare a meno di questi parassiti. Ci sta davanti, quindi, una sfida enorme: comprendere che è ora di riprendere in mano la nostra vita, abbandonare tutti quegli stili che ci rendono dipendenti dalle decisioni di pochi, costruire società alternative, come lo fu per un certo tempo la comunità cristiana nascente e come lo sono stati i gruppi cristiani di riforma. Possiamo tornare a votare pure tutti gli anni, ma finché lasciamo al potere gli erodi e i pilati che fanno solo finta di combattersi, ma che in realtà da tempo sono diventati amici, non avremo molto da attenderci per il nostro futuro.☺

mike.tartaglia@virgilio.it

 

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