nata il 16 settembre
25 Febbraio 2010 Share

nata il 16 settembre

“Sposi della terra, non amanti”. E non di una terra generica, ma della propria. È in una delle suggestive immagini di Monsignor Bregantini che è possibile rintracciare il senso ultimo di quanto è accaduto nel pomeriggio di mercoledì 16 settembre, a Campobasso. Il battesimo ufficiale della sezione regionale molisana di LIBERA. ASSOCIAZIONI, NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE,  presieduto da don Marcello Cozzi (braccio destro del fondatore don Luigi Ciotti, e referente regionale di Libera in Basilicata), è stato scandito – seppure in forme, linguaggi e stili comunicativi diversi – da un unico insistente motivo, quello a sentirsi corresponsabili della sorte della propria terra: “Libera è un’esperienza che nasce dall’ amore”, ha continuato l’arcivescovo di Campobasso “e il compito che ha è quello di farsi sentinella che sappia vigilare, svegliare le coscienze, coinvolgendo, scuotendo, e intravedere infine l’alba, per infondere coraggio e speranza”.

E il dovere morale della disobbedienza civile, oggi – di fronte ad una “legalità massacrata” da ogni parte e di fronte ad una legge contro gli immigrati che puzza di leggi razziali e di 1938 -, è un tema che è balzato fuori con impeto da qualche intervento del pubblico così come dal contributo emozionato ma soddisfatto di Franco Novelli, il referente regionale neoeletto, che ha sottolineato soprattutto il suo sentirsi parte di una squadra che deve vincere la battaglia della solitudine, della cultura, aprendosi e dialogando nel quotidiano con tutte le forze in campo. Per costruire una realtà diversa, per vivere fino in fondo un cristianesimo che non deve restare nel chiuso delle sagrestie e profumare di incenso, ma deve sporcarsi le mani vivendo nel mondo.

Ringrazia tutti, Franco Novelli: i giovani che, nel comitato promotore, hanno testimoniato che qualcuno nel Molise ci resta, e gli vuole bene; così come i coraggiosi pionieri che hanno piantato il semino di Libera anni fa nella nostra terra, come don Alberto Conti e il gruppo di Trivento, fondatori della scuola di formazione politica “Paolo Borsellino”, e poi don Antonio Di Lalla (il nostro direttore), don Silvio Piccoli, Antonio De Lellis, il nucleo di Isernia, il gruppo Agesci di Campobasso, e tutti quelli che hanno lavorato in silenzio, per mesi, per anni, perché il terreno fosse dissodato.

Libera Molise conta, per ora, una cinquantina di aderenti, fra associazioni e singoli, i secondi in tendenziale aumento a livello nazionale, come ha evidenziato don Marcello Cozzi (una realtà da leggere e affrontare, poiché Libera nasce in origine come coordinamento di associazioni, e invece oggi è calamita per tanti che aderiscono a titolo persoale): una cinquantina, dunque. Ma quanto basta, per ora, per non sentirsi “soli a sognare” e per cominciare a “ricostruire quella capacità di reattività sociale” che Michele Petraroia trova in allarmante stato anoressico nella nostra regione e che, ben nota a livello nazionale, è responsabile di tutte le turbogas, o le pale eoliche che affibbiano al nostro territorio, così come di quei colpevoli silenzi sull’assenza, per esempio, dei nostri 10.000 immigrati nei piani regionali.

Credere nella possibilità di una società migliore, senza chiacchiere né velleitarismo ma anche senza paura (perché “chi ha paura muore ogni giorno”, diceva Paolo Borsellino), e lavorare su cose concrete dal basso, è d’altronde il monito che ha lanciato anche don Marcello Cozzi. Che sul nuovo volto che ormai le mafie hanno assunto ha tenuto una lezione magistrale. Bisogna aggiornarsi, pizzo e lupara sono cose d’altri tempi, vecchi fantasmi che stanno quasi bene nella vetrina di un museo, lo scrive anche Roberto Saviano in “Gomorra”. La criminalità oggi si nutre della “mafiosizzazione” delle coscienze e della mentalità comune.

È questo il nuovo nemico. È quel lento, inesorabile scivolare dell’illegalità nella normalità, che rende l’una e l’altra, alla fin fine, indistinguibili. Le infiltrazioni, la magistratura, le forze dell’ordine… il modo tradizionale, acquisito, legittimo e rispettabilissimo di immaginare e combattere le mafie, va bene, sono ancora là e guai se non ci fossero. Ma don Marcello insiste: bisogna educarsi ad una cittadinanza democratica nuova, bisogna conoscere, studiare, guadagnarsi una “visione strabica” che consenta di capire che oggi la mafia si nasconde nel torpore delle coscienze, nel confine sempre più sottile fra legalità e reato.

“Benvenuti dentro Libera”, ha esordito, accompagnato da un applauso: Libera che raccoglie l’associazionismo più variegato in un mosaico di colori i più diversi (e non è mica facile andare d’accordo tutti) e che è convivialità delle differenze nel rispetto sempre pieno delle identità di ciascuno, senza prevaricazioni; Libera che costruisce percorsi comuni, e percorsi di speranza, “senza però sostituirsi a nessuno”, ma col pallino di creare opportunità e promuovere diritti. Libera che crede che un’altra società, una comunità alternativa alle mafie ed un’altra economia siano possibili, e le bottiglie di vino o i pacchi di pasta delle cooperative di Libera Terra lo dimostrano.

Libera che, in Molise, ultimo tassello del puzzle, è nata il 16 settembre, quando il 15 di sedici anni fa moriva don Pino Puglisi.

Libera che, oggi, anche in Molise, può diventare “quel segno che deve accompagnare il sogno”. Monsignor Bregantini ci aiuta anche a chiudere. Anzi, come ormai da quasi due anni, a ricominciare.  ☺

gadelis@libero.it

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