natività
13 Aprile 2010 Share

natività

 

Il nucleo delle rappresentazioni della Natività attingono la descrizione dalle vicende narrate dai Vangeli e dalla tradizione. Gli episodi principali sono la nascita di Gesù “in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nell’albergo”(Luca 2,7); l’adorazione dei pastori, la stella e i Magi venuti dall’oriente, fanno cornice alle rappresentazioni artistiche dell’evento. A partire dal III secolo nelle decorazioni delle catacombe e nei sarcofagi, i Cristiani arricchirono la scena della natività con elementi allegorici, come il bue e l’asino, che sull’immagine della profezia del Profeta Isaia 1,3 (“Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende”), divennero simbolo del popolo ebreo e dei pagani.

L’arte iconografica

A partire dal IV secolo la Natività divenne uno dei temi più rappresentati nell’arte religiosa, come dimostrano i mosaici della Cappella Palatina di Palermo, delle Basiliche di S. Maria Maggiore  e S. Maria in Trastevere a Roma. In queste opere la scena si svolge in una grotta, utilizzata per ricovero di animali, con Maria distesa come puerpera, Giuseppe assorto in un angolo e gli Angeli che recano l’annunzio ai pastori, mentre a volte in lontananza si intravedono i Magi. Il centro della composizione è costituita dal Bambino, avvolto in fasce, talmente strette da sembrare quelle di un morto deposto in una culla, che dà l’impressione di un sarcofago, a preannunciare simbolicamente la sua morte e risurrezione.

La prima raffigurazione

La più antica raffigurazione, secondo gli studiosi, è quella che compare nel sott’arco di un arcosolio della Catacomba di Priscilla a Roma, che risale al II secolo. Maria appare vestita da una stola, il capo coperto da un mantello, è reclinato verso il piccolo Gesù, che tende un braccio verso la madre e lo sguardo è verso l’osservatore. Sulla sinistra una figura maschile indica la stella. L’interpretazione è duplice: una prima si tratta del passo di Isaia 7,14 “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio”; la seconda si tratterebbe del profeta Balaam, che in Nm 24,17 annuncia: “Io vedo… una stella spunta da Giacobbe, uno scettro da Israele”. La scena, secondo il pittore, è il compimento delle Scritture. Le raffigurazioni delle catacombe hanno uno stile rapido, incisivo e tale da essere visto nella penombra dei cubicoli, la raffigurazione dell’adorazione dei Magi si trova circa una ventina di volte.

Il primo Presepe vivente

Dal desiderio di San Francesco di far rivivere la nascita di Betlemme, coinvolgendo la gente del popolo convenuta a Greccio (Rieti) la notte di Natale del 1223, prese vita la bella tradizione del presepe, che tanto si è imposta nella pietà e nell’arte cristiana. L’episodio fu dipinto da Giotto in un affresco della Basilica Superiore di Assisi e il primo presepe tridimensionale classicamente inteso con otto statue è quello di Arnolfo di Cambio, che nel 1289 dà vita nella basilica di S. Maria Maggiore, detta “ad praesepe”, a tale rappresentazione scultorea.

Dopo il 1300 la raffigurazione plastica della natività ebbe un momento di grande splendore.

La Natività di Casacalenda

Nel XVI secolo, nella Diocesi di Larino, vede svilupparsi una corrente Fiamminga che si espande nel Basso Molise con opere di pregevole fattura. Un esempio di Sacra rappresentazione della Natività si trova nella Chiesa Parrocchiale di S. Maria Maggiore in Casacalenda. Dipinto su tavola di notevole dimensione dove l’impianto iconografico è inserito in una scenografia classica, colonne scanalate e capitelli corinzi. La Vergine è in piedi mentre il Bambino giace su poca paglia. I personaggi collocati in prospettiva, hanno forme classiche e possenti, come il personaggio posto in primo piano richiama una fattura Michelangiolesca. Il cromatismo gioca un ruolo fondamentale sia nell’incar- nato sia nel panneggio, tanto da far riscontrare una sensuale vibrazione nei gesti delle mani e nelle torsioni dei corpi.

In epoca Barocca si sviluppa il tradizionale Presepe Napoletano, esuberante, ricco di gioioso umano realismo, che l’opera dei figuranti ha trasmesso sino ai nostri giorni. ☺

 

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