il rinascimento
22 Marzo 2010 Share

il rinascimento

 

L’assenza di chiaroscuro aveva accompagnato l’arte gotica con l’annullamen- to dell’effetto dello spazio, con esemplificazioni nell’arte pittorica e nella scultura. Il verticalismo nell’architettura aveva impresso una tensione nuova nella ricerca dell’assoluto. Con il sorgere del 1400 in Europa compare una società di banchieri e mercanti. Società materialistica, più intenta alle cose terrestri che a quelle celesti. Si intravede una nuova interpretazione del vivere: la ragione si fa spazio in una sfrenata e spregiudicata interpretazione del vivere. L’uomo del Quattrocento è più intraprendente e sicuro di sé, delle proprie risorse, iniziative e capacità creative. Lo sfondo del Rinascimento è questa società trasformata. Un fenomeno culturale esclusivamente italiano nell’intento di “far rinascere a nuova vita” il passato.

Per comprendere il mutamento del XV secolo occorre tenere presente la trasformazione letteraria e sociale, meglio conosciuta come Umanesimo, definizione tratta dalle scritture classiche chiamate Humanae litterae. In campo culturale è l’Umanesimo che pone fine al Medioevo e consegna all’Italia la prestigiosa cattedra di arti e lettere nei confronti dell’Europa. Con Petrarca (Arezzo 1304 – Arquà 1374) si era già avviato un processo di elevazione dell’animo umano partendo dall’apprendimento degli antichi che dovevano fornire un esempio di vita e di arte. Nel 1401 a Firenze si svolse il concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero aggiudicata a Filippo Brunelleschi: tale opera è considerata dagli studiosi la prima testimonianza rinascimentale. Nel 1400 nacque un nuovo modo di fare e intendere l’arte, basato su diversi elementi che rinnovarono tutte le espressioni artistiche: la nascita della prospettiva e dei colori sfumati; la ricerca di proporzioni perfette; lo studio della figura umana, secondo regole di bellezza e perfezione.

Nell’architettura vengono applicate nuove regole filosofiche che gravitano attorno a questi canoni artistici. Il ponte della nuova estetica è lanciato dalle Signorìe, veri focolai di cultura. Signori, Duchi e Papi fecero a gara nella costruzione di palazzi, quale simbolo di prestigio, investendo sui migliori artisti come Brunelleschi, Donatello e Masaccio, per citarne qualcuno.

Il Rinascimento Molisano

Nel territorio molisano fiorisce una intensa attività artistica voluta e incoraggiata dalle Signorie locali. L’umanesimo artistico in questo periodo lo troviamo espresso nel Castello di Gambatesa. Situato sull’altura del colle Serrone, al centro del quartiere storico, ha subìto nel tempo diverse trasformazioni: Castello-fortezza, Castello-residenza nel medioevo, fu convertito in palazzo rinascimentale dalla famiglia Feudataria dei Di Capua a partire dal XVI secolo.

La composizione architettonica è segnata dai vari passaggi, medievale nelle merlature, nei torrioni, nelle finestre a sesto acuto e nella loggetta a tre archi; rinascimentale nel portale bugnato.

L’interno, dopo gli ultimi restauri, si presenta come una affascinante pinacoteca.

Il pittore di Gambatesa

Donato da Copertino (Decubertino) e i discepoli, su commissione di Vincenzo I Di Capua, Duca di Termoli e Conte di Gambatesa, svolgono la serie di affreschi nelle sale del castello.

I temi spaziano dal mito ai paesaggi, dalla cronaca all’allegoria, costituendo un notevole gusto manieristico nell’espressione artistica. Di particolare richiamo, per gli effetti plastici,  è l’influsso della tradizione Michelangiolesca e della scuola romana, leggibile nelle figure allegoriche delle virtù.

Per un’approfondita lettura critica dell’opera del Decubertino rimando allo studio di F. Valente: Il Castello di Gambatesa. Il Valente accompagna il lettore attraverso lo studio delle fonti classiche, le Metamorfosi di Ovidio, i raffronti con i pittori della scuola Romana, i miti di Apollodoro e gli accostamenti  alla forma di Michelangelo. Il ciclo riserva, a mio avviso, una sorta di pittura di “cronaca” in quanto l’artista nei vari riquadri dipinge avvenimenti storici, che certamente avevano impressionato il secolo come, ad esempio, la distruzione della città di Otranto da parte dei Turchi (14 agosto 1480 ), la costruzione della Basilica di S. Pietro, gli squarci con i Vulcani, quasi a voler scongiurare catastrofi.

La rappresentazione dei miti ha il compito di condurre lo spettatore ad agire con il lume della ragione. La ragione è rappresentata da un angelo con la fiaccola accesa, implicito e diretto riferimento al clima della Controriforma, che in quel tempo si respirava nei vari ambiti sia cattolico che luterano. L’artista conosce a fondo l’umanesimo dell’artista napoletano  Sannazzaro, tanto da far supporre che lo scenario esotico ricalca l’immaginario sannazzariano: gli sfondi  con l’eruzione del vulcano richiamano vedute della città partenopea. Questi accostamenti stilistici e di pensiero fanno supporre che i Di Capua, committenti, avessero contatti con l’ambiente culturale  napoletano.

Riscontriamo anche l’influsso sul Decubertino della scuola romana degli affreschi del Palazzo della Cancelleria del Vasari e dei pittori fiorentini. La riscoperta dell’anti- chità come arte e delle opere letterarie di Virgilio e dei classici latini, acquistano gusto nuovo nelle forme di poesia epica quale l’Arcadia del Sannazzaro pubblicata nel 1504.

Erotismo vegetale

È singolare l’analogia nella utilizzazione di frutti, che nella cultura delle allusioni cosiddette popolaresche che circolavano nei salotti illuminati, fanno riferimento ad un erotismo vegetale. Questi elementi decorativi si trovano presenti alla Farnesina, a Roma, dipinti da Giovanni da Udine per la famiglia Chigi. All’interno di fasce ornate, caratterizzate da finte cornici di stucco che trattengono con legacci i supporti sui quali si appoggiano, quasi fossero teste mozzate, immagini di personaggi in foggia orientale o mitologici che furono scelti seguendo una logica che oggi ci sfugge, come quella della testa mitologica di una divinità barbuta con copricapo e diadema (conf. F. Valente “Il castello di Gambatesa”).☺

parte prima.

 

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