Nel segno della tradizione
13 Marzo 2024
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Nel segno della tradizione

“Prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di struttura soffice ad alveolatura allungata, con glassatura superiore e una decorazione composta da granella di zucchero e almeno il due per cento di mandorle”. Molte lettrici e altrettanti lettori avranno riconosciuto in questa definizione, tratta dal decreto del 22 luglio 2005 del Ministero delle Attività Produttive, il dolce pasquale per eccellenza: la colomba. Ma oltre alla raffinata dolcezza e al goloso gioco di consistenze, della colomba si possono apprezzare anche le antiche origini che, come per molti altri prodotti tipici italiani, si perdono fra storia e leggenda.
Era la vigilia di Pasqua del 572 quando il re dei Longobardi Alboino, dopo un lungo assedio durato tre anni, riuscì a espugnare la città di Pavia. Spaventati, gli abitanti cercarono di ammansirne la ferocia con dei doni, fra i quali un dolce a forma di colomba, in segno di pace: il re lo apprezzò a tal punto che decise di risparmiare la loro vita – cortesia che non aveva usato qualche anno prima ai Gepidi e al loro re Cunimondo, sposandone la figlia Rosmunda e offrendole da bere in una coppa ricavata dal cranio del padre (l’efferato episodio, narrato nell’Historia Langobardorum dello storico latino Paolo Diacono, è entrato nella cultura comune grazie alla frase “Bevi Rosmunda, nel teschio tondo di tuo papà re Cunimondo”, tratto da una parodia di Achille Campanile). Del resto da sempre la colomba è un’icona di pace. Il suo primo riferimento nella Bibbia è, com’è noto, alla fine dell’episodio del diluvio, quando ritorna da Noè, che l’aveva inviata sulla terra, portando nel becco un ramoscello d’ulivo: segno che la terra non era più invasa dalle acque, perché Dio aveva fatto pace con l’umanità peccatrice (Genesi 8, 8-12).
Secondo un’altra leggenda, nel 612 il monaco irlandese Colombano si trovò a passare da Pavia, che era nel frattempo diventata la capitale del regno longobardo in Italia. La regina Teodolinda, fervente cattolica, famosa – sempre a proposito di Pasqua – per la corona ferrea che, secondo la tradizione, sarebbe stata realizzata con uno dei chiodi della croce di Gesù, fece preparare, per Colombano e i suoi compagni di preghiera, un pranzo prelibato a base di selvaggina. Ma era tempo di Quaresima e, per rispettare la penitenza senza offendere la sovrana, il santo chiese di poter benedire il cibo prima di consumarlo: la carne si trasformò in candide colombe di pane, da cui nacquero i dolci pasquali, e Teodolinda, profondamente colpita dal prodigio, decise di donare al missionario il terreno su cui sarebbe poi sorta l’abbazia di san Colombano.
Quale che sia l’origine, la colomba sembra dunque essere nata in Lombardia. Ed è sempre lì che questo prodotto tradizionale della pasticceria italiana venne commercializzato per la prima volta. Erano gli anni Trenta e il direttore della pubblicità di una nota azienda dolciaria milanese, grazie all’ invenzione della colomba, trovò il modo di mantenere attivi i macchinari impiegati per la produzione del panettone anche una volta finito il periodo natalizio. Ma questa è un’altra storia…☺

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