no, io non ridevo
7 Marzo 2010 Share

no, io non ridevo

 

 

 

 

Ho smesso di fumare.

Vivrò una settimana di più                   

e in quella settimana pioverà a dirotto
                                                   Woody Allen

Lo hanno trovato ieri mattina alle 8,45 nel magazzino della sua azienda, una piccola cooperativa nella provincia torinese. Emanuele Vatta aveva 28 anni, si è tolto la vita – impiccandosi probabilmente poco tempo prima, forse all'alba. Il sociologo Marco Revelli, profondo conoscitore del mondo del lavoro, e in particolare del torinese, ci dice che questo gesto gliene ricorda uno analogo accaduto circa due anni fa: allora a togliersi la vita, nel comune di Trofarello, era stato un operaio, più anziano rispetto a Emanuele, e con una famiglia a carico. “qui in questo momento c'è una moria continua di aziende, si stanno perdendo moltissimi posti di lavoro – spiega Revelli – abbiamo i dati più alti d'Italia”.

un altro  suicidio (?)

Ma come si fa a non urlare la nostra indignazione per il fatto che si possa morire a 31 anni, come si fa a ripetere che in Italia, in Lombardia, a Varese la crisi non colpisce come in altri paesi? quando Berlusconi, Formigoni, Bossi ripetono ogni giorno che “nessuno sarà lasciato solo”.

Ma hanno mai provato questi signori a mettersi, per un momento, nei panni di questi lavoratori e della loro più assoluta “solitudine” che li porta a morire per lavorare o a suicidarsi per la condizione umiliante della disoccupazione?

Ma come si fa, mentre una moltitudine di donne e uomini soffrono la “miseria”, a spendere 300mila euro solo per far vedere il proprio faccione sorridente con sotto la scritta “Roberto, uno di noi”.

Ma come si fa a buttare letteralmente a mare (si fa per dire perché sappiamo molto bene chi se li prende) i miliardi di euro per i ponti di Messina o altri progetti assurdi come il nucleare che non servono a creare lavoro reale mentre si chiudono le fabbriche?.

Ed ancora come si fa a sopportare la vista di cattedrali nel deserto come le costruzioni della Maddalena?

Come si fa a sopportare le ultime registrazioni che ci mostrano un mondo di corruzione economica e morale che indigna aquilani e non?

no io non ridevo

Ogni guerra, ogni fame, ogni malattia, ogni miseria sono realtà  di ingiustizia con cause ben precise. L’Abbé Pierre diceva spesso nei suoi incontri: “fate bene, amici, a dare un po’ di soldi ai missionari o alle varie associazioni di assistenza e solidarietà per ‘la salute dei bambini’. Ma ricordatevi, se non siamo decisi a mettere, contemporaneamente, tutto il nostro impegno per una vera ed efficace azione politica perché siano denunciate e sradicate le cause di queste ingiustizie, saremmo forse meno criminali a lasciar morire questi bimbi in giovane età, piuttosto che obbligarli a vivere nella disperazione più atroce?”.

Se non siamo decisi con tutte le nostre forze, con le nostre competenze di ogni tipo, a fare in modo che domani non vengano a trovarsi nella stessa, anzi peggiore e più ingiusta situazione;

se continueremo ad accettare passivamente che in poche ore si mettano a disposizione delle banche in via di fallimento cifre come 1900 miliardi di dollari mentre si dichiara, che la crisi mondiale impedisce di mantenere gli impegni presi per la cooperazione internazionale;

se continueremo impassibili e tranquilli (?) ad accettare che le mucche europee abbiano a disposizione più di quattro euro al giorno mentre gli affamati d’Africa, America latina ed Asia devono accontentarsi di meno di due euro;

se continueremo a rimanere indifferenti a criminali manovre speculative che si ammantano di beneficenza e ricostruzione;

se continueremo a limitarci ad essere soddisfatti quando spediamo il nostro munifico e benefico sms di aiuto per il mondo, per Haiti, per l’Aquila, per qualsiasi cosa ci renda meno conniventi e intanto il potente e lo speculatore  di turno (perché c’è sempre un turno, ma sempre ritornano) ridono nel proprio letto, sapendo di non essere scalfiti o visti. ☺

 ninive@aliceposta.it

 

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