Quando nel suo primo discorso Papa Ratzinger pronunciò la frase “Sono stato scelto pur con gli scarsi mezzi a disposizione”, sono stata per lungo tempo ad interrogarmi sul significato ambiguo di questa frase. Certo, a voler essere buoni, egli si riferiva a se stesso ma chi può definire che non volesse dire che “non c'era di meglio”? Come poter ingoiare un boccone così insapore dopo Karol Wojtyla col suo essere Uomo fatto di cuore, mente, chiesa, perseveranza, coraggio. Libero da schemi preordinati, alla ricerca della sola essenza umana e così vicino a Dio da trasportarci dentro la sua stessa anima? Gli ultimi anni del suo papato sono stati sofferenza, malessere fisico ma mai morale. Non abbiamo mai desiderato che si ritirasse a vita privata anche quando la sua bocca non poteva più pronunciare parole, perché egli stesso era la Parola.
La sua malattia poteva essere quella di un nostro caro al quale non avremmo mai augurato la morte, ma del quale avremmo voluto trattenere anche l'ultimo respiro.
Ho vissuto con lui il superamento reale delle differenze di razza e di religione, il sentimento profondo dell'essere Uomo nel senso di umanità.
Certo parrà strano, che in questo numero de “la fonte” che sicuramente sarà dedicato al dopo- elezioni, io parli di Wojtyla, ma è il momento di disperazione morale e materiale che porta l'anima a tendere verso qualcosa che la elevi e non la deprima.
Ancora l'eco del suo “non abbiate paura” mi sprona a non arrendermi al pensare che gli uomini possano vivere soggiogati sotto il peso di un potere che opprime e che porta al bisogno.
Non è solo colpa di chi occupa arbitrariamente il panorama politico dei nostri tempi ma di chi non ha sufficientemente fede e non offre le sue potenzialità di uomo a se stesso ed agli altri con coraggio e caparbietà. Perché non posso neppure immaginare che un esercito di uomini e donne, (sull'utilizzo delle donne ci vorrebbe un lungo discorso) si facciano guidare, nelle nostre città come nel nostro Paese, come se fos- sero sotto l' effetto dell' oppio offerto da chi gestisce denaro e potere facendoci annullare la ragione stessa del vivere.
La fonte per me è lo spazio libero dei pensieri, dei propositi e delle sofferenze di questa regione, ma ora c'è bisogno di fare di più. Abbiamo bisogno di moltiplicare il coraggio e le ragioni dello stare insieme, abbiamo bisogno di diffondere la parola ma dalla parola passare alle azioni.
Faccio appello a tutti coloro che ci leggono (chiedo venia per la mia presunzione di scrivere) di offrirci spunti, azioni, idee, contributi per fare di questo strumento, uno spaccato di vita reale vissuto da chi non si arrende allo status quo e che ha voglia di difendere e di salvare quei pochi uomini che alla politica come servizio ci credono davvero e lottano perché si resti individui liberi in libero stato. Affinché non accada ancora di vedere folle plaudenti davanti a uomini politici che qualcuno ci ha imposto di accettare come ultima spiaggia. ☺
giuliadambrosio@hotmail.it
Quando nel suo primo discorso Papa Ratzinger pronunciò la frase “Sono stato scelto pur con gli scarsi mezzi a disposizione”, sono stata per lungo tempo ad interrogarmi sul significato ambiguo di questa frase. Certo, a voler essere buoni, egli si riferiva a se stesso ma chi può definire che non volesse dire che “non c'era di meglio”? Come poter ingoiare un boccone così insapore dopo Karol Wojtyla col suo essere Uomo fatto di cuore, mente, chiesa, perseveranza, coraggio. Libero da schemi preordinati, alla ricerca della sola essenza umana e così vicino a Dio da trasportarci dentro la sua stessa anima? Gli ultimi anni del suo papato sono stati sofferenza, malessere fisico ma mai morale. Non abbiamo mai desiderato che si ritirasse a vita privata anche quando la sua bocca non poteva più pronunciare parole, perché egli stesso era la Parola.
La sua malattia poteva essere quella di un nostro caro al quale non avremmo mai augurato la morte, ma del quale avremmo voluto trattenere anche l'ultimo respiro.
Ho vissuto con lui il superamento reale delle differenze di razza e di religione, il sentimento profondo dell'essere Uomo nel senso di umanità.
Certo parrà strano, che in questo numero de “la fonte” che sicuramente sarà dedicato al dopo- elezioni, io parli di Wojtyla, ma è il momento di disperazione morale e materiale che porta l'anima a tendere verso qualcosa che la elevi e non la deprima.
Ancora l'eco del suo “non abbiate paura” mi sprona a non arrendermi al pensare che gli uomini possano vivere soggiogati sotto il peso di un potere che opprime e che porta al bisogno.
Non è solo colpa di chi occupa arbitrariamente il panorama politico dei nostri tempi ma di chi non ha sufficientemente fede e non offre le sue potenzialità di uomo a se stesso ed agli altri con coraggio e caparbietà. Perché non posso neppure immaginare che un esercito di uomini e donne, (sull'utilizzo delle donne ci vorrebbe un lungo discorso) si facciano guidare, nelle nostre città come nel nostro Paese, come se fos- sero sotto l' effetto dell' oppio offerto da chi gestisce denaro e potere facendoci annullare la ragione stessa del vivere.
La fonte per me è lo spazio libero dei pensieri, dei propositi e delle sofferenze di questa regione, ma ora c'è bisogno di fare di più. Abbiamo bisogno di moltiplicare il coraggio e le ragioni dello stare insieme, abbiamo bisogno di diffondere la parola ma dalla parola passare alle azioni.
Faccio appello a tutti coloro che ci leggono (chiedo venia per la mia presunzione di scrivere) di offrirci spunti, azioni, idee, contributi per fare di questo strumento, uno spaccato di vita reale vissuto da chi non si arrende allo status quo e che ha voglia di difendere e di salvare quei pochi uomini che alla politica come servizio ci credono davvero e lottano perché si resti individui liberi in libero stato. Affinché non accada ancora di vedere folle plaudenti davanti a uomini politici che qualcuno ci ha imposto di accettare come ultima spiaggia. ☺
Quando nel suo primo discorso Papa Ratzinger pronunciò la frase “Sono stato scelto pur con gli scarsi mezzi a disposizione”, sono stata per lungo tempo ad interrogarmi sul significato ambiguo di questa frase. Certo, a voler essere buoni, egli si riferiva a se stesso ma chi può definire che non volesse dire che “non c'era di meglio”? Come poter ingoiare un boccone così insapore dopo Karol Wojtyla col suo essere Uomo fatto di cuore, mente, chiesa, perseveranza, coraggio. Libero da schemi preordinati, alla ricerca della sola essenza umana e così vicino a Dio da trasportarci dentro la sua stessa anima? Gli ultimi anni del suo papato sono stati sofferenza, malessere fisico ma mai morale. Non abbiamo mai desiderato che si ritirasse a vita privata anche quando la sua bocca non poteva più pronunciare parole, perché egli stesso era la Parola.
La sua malattia poteva essere quella di un nostro caro al quale non avremmo mai augurato la morte, ma del quale avremmo voluto trattenere anche l'ultimo respiro.
Ho vissuto con lui il superamento reale delle differenze di razza e di religione, il sentimento profondo dell'essere Uomo nel senso di umanità.
Certo parrà strano, che in questo numero de “la fonte” che sicuramente sarà dedicato al dopo- elezioni, io parli di Wojtyla, ma è il momento di disperazione morale e materiale che porta l'anima a tendere verso qualcosa che la elevi e non la deprima.
Ancora l'eco del suo “non abbiate paura” mi sprona a non arrendermi al pensare che gli uomini possano vivere soggiogati sotto il peso di un potere che opprime e che porta al bisogno.
Non è solo colpa di chi occupa arbitrariamente il panorama politico dei nostri tempi ma di chi non ha sufficientemente fede e non offre le sue potenzialità di uomo a se stesso ed agli altri con coraggio e caparbietà. Perché non posso neppure immaginare che un esercito di uomini e donne, (sull'utilizzo delle donne ci vorrebbe un lungo discorso) si facciano guidare, nelle nostre città come nel nostro Paese, come se fos- sero sotto l' effetto dell' oppio offerto da chi gestisce denaro e potere facendoci annullare la ragione stessa del vivere.
La fonte per me è lo spazio libero dei pensieri, dei propositi e delle sofferenze di questa regione, ma ora c'è bisogno di fare di più. Abbiamo bisogno di moltiplicare il coraggio e le ragioni dello stare insieme, abbiamo bisogno di diffondere la parola ma dalla parola passare alle azioni.
Faccio appello a tutti coloro che ci leggono (chiedo venia per la mia presunzione di scrivere) di offrirci spunti, azioni, idee, contributi per fare di questo strumento, uno spaccato di vita reale vissuto da chi non si arrende allo status quo e che ha voglia di difendere e di salvare quei pochi uomini che alla politica come servizio ci credono davvero e lottano perché si resti individui liberi in libero stato. Affinché non accada ancora di vedere folle plaudenti davanti a uomini politici che qualcuno ci ha imposto di accettare come ultima spiaggia. ☺
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