onu degli scarti
1 Ottobre 2010 Share

onu degli scarti

 

Molise mai più. Questa sembrerebbe la sintesi perfetta per far comprendere la realtà guatemalteca trasponendola in quella molisana. Le ingiustizie presenti in Molise e l’aumento di coloro che non contano nulla ci fanno comprendere ancor meglio la situazione di altre realtà in cui il liberismo (leggasi politica nell’interesse dei poteri forti) ha coperto ingiustizie, torture, eccidi sotto una coltre spessa di legami militari ed economici con gli Stati Uniti.

 Nery Rodeans e Carlos Alarcòn Novoa, rispettivamente direttore esecutivo e coordinatore dell’area di cultura della pace della ODHAG (Ufficio per i diritti umani dell'arcivescovado del Guatemala) sono giunti a Termoli, dopo aver presentato a Roma, presso l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti il film sulla vita del martire per i diritti umani mons. Juan Gerardi Conedera, ucciso proprio per aver formato la ODHAG, e pubblicato il famoso rapporto “Guatemala Nunca Mas”.

Il vescovo Gerardi è stato fino al momento della sua morte, il 26 aprile 1998, vescovo titolale di Guardialfiera (CB), località che ha visitato due volte. L'esperienza di scambio culturale e spirituale con gli amici responsabili dell'Ufficio per i diritti umani dell'arcivescovado del Guatemala ci ha confermato ancor di più la necessità  di un coordinamento globale che promuova le costituzioni civili. Una sorta di Onu degli "scarti", che metta insieme le prassi dal basso più consolidate di governo dei beni comuni attuate dalla società civile. Bisogna produrre una nuova distinzione virtuosa fra il potere politico e il potere civile: al primo appartiene il compito della composizione fra le diversità (di interessi e di identità culturali) nel quadro di una costante ricerca di obiettivi comuni, e, per quanto possibile, di valori universali; al secondo appartiene il compito di ridefinire continuamente il civile per distinguerlo dall’“incivile” e farlo valere come potere nei confronti del potere politico. Significa che dobbiamo distinguere fra le costituzioni politiche e le costituzioni civili, e promuovere soprattutto queste ultime che nel mondo della globalizzazione sono le più carenti; perché dall’insieme delle costituzioni civili, per via di governance, emergano nuove costituzioni politiche che abbiano un fondamento veramente civile. Forse il mio sguardo non potrà mai neppure scorgere questo, ma spero e vivo affinché altri vedano un'alba di pace.☺

adelellis@virgilio.it

 

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