Pendolari di serie B
21 Dicembre 2018
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Pendolari di serie B

Il lavoro detta le nostre regole di vita. È il lavoro che ci induce a stabilire tabelle di marcia e programmazione della giornata. È su di esso che adattiamo la nostra vita. Nell’Anno Domini 2018 non esiste più un rapporto paritario tra impiego ed essere umano: un segno dei tempi, certo, ma anche della precarizzazione del mercato del lavoro, della meccanizzazione dei processi, di una tecnologia esasperata e non ultima, la drastica riduzione della domanda di risorse umane da parte del mercato del lavoro, figlia inevitabilmente delle variabili precedenti.

Quanto descritto finora circa il binomio essere umano-lavoro è al lordo della variabile ‘pendolarismo’, che va a rendere ancora meno paritetico un rapporto che lo è sempre meno già in partenza. Se a questa considerazione aggiungiamo poi la variabile geografica, il semplice fatto cioè di trovarsi a vivere e spostarsi sull’asse viario del Mezzogiorno e del Molise in particolare, il raggiungimento della sede di lavoro può divenire un miraggio. Questo è vero tanto per chi lavora, quanto per chi è nella condizione di studente di scuola primaria o di grado superiore, costretto, obtorto collo, a recarsi altrove rispetto al posto in cui risiede pur di assolvere al proprio dovere rispetto alla scuola dell’obbligo.

Sono testimone di tutto questo e lo rendo noto a ragion veduta, percorrendo ogni giorno per motivi di lavoro appunto, la Fondo Valle del Tappino, strada statale 645, unico asse di collegamento dal capoluogo di regione verso l’area est del Molise, dei comuni del Sub Appennino ed unico sbocco verso la Puglia, un ramo viario che pone il Molise al centro dei collegamenti da Roma verso Bari e che porta ad un parallelismo scomodo con l’incompiuta Termoli-San Vittore, argomento su cui si è consumato inchiostro a sufficienza.

Senza voler entrare nel merito della questione viabilità, che lasciamo ai tromboni della politica, maestri nel dribblare l’argomento quasi come il non curarsene affatto, quello che va ribadito e messo in evidenza è l’aspetto umano della questione.

Non è giusto che studenti appena adolescenti siano costretti a percorrere strade sinistrate e sconnesse da movimenti franosi ormai atavici, lasciate al proprio destino da rimpalli di competenze per le quali a pagare sono alla fine coloro che non possono opporsi perché costretti a non poter fare diversamente. Vedere personalmente ogni mattina numerosi bus di linea provenienti da paesi del Val Fortore e del Sub Appennino, carichi di studenti e impiegati, affrontare i dossi della frana del Tappino come se percorressero una strada vallonata del Far West a rischio incolumità sia per loro che per chi sopraggiunge in senso opposto, non è una cosa da paese civile.

Lo è ancor meno quando lo stesso scenario si ripresenta con i pulmini gialli che raccolgono i bambini delle varie contrade per recarsi nella scuola elementare del paese più vicino. Lo è ancor meno quando questo avviene in inverno, con il ghiaccio che rende ancora più impervia la percorrenza e lo è altrettanto in caso di pioggia, causa di allagamenti, smottamenti e sversamento di fango in mezzo alla carreggiata brecciata, perché di asfalto non c’è neppure l’ombra.

In questo lungo elenco di ‘pendolari di serie B’ vanno inclusi i mezzi pesanti, che appaiono equilibristi per schivare chi sopraggiunge in senso opposto, data la mole di motrici e rimorchi, e non ultimi i numerosi pendolari in auto che si spostano per lavoro, per cure mediche o per necessità di vario genere.

C’è anche chi non si rassegna a voler abbandonare la propria casa di origine in paese, e qui entra in gioco il ‘rischio spopolamento’ e spesso ci si chiede il perché i piccoli comuni si svuotino nonostante ci sia chi percorre più volte la strada per tornare comunque a casa propria, non rassegnandosi a questa verità.

La risposta è che spesso la forza di volontà è vinta dall’evidenza dei fatti. Di fronte ad una situazione per la quale affrontare un viaggio agevole per i pendolari molisani sembra un lusso conclamato, fanno sorridere i dibattiti politici sulle competenze tra Anas, Provincia e Regione o su chi sia che ostacola la messa in sicurezza dell’arteria viaria che sappiamo bene rappresenta solo la punta dell’iceberg di ciò che avviene in Molise su altre strade ridotte peggio della Fondo Valle del Tappino.

La storia che raccontiamo è la storia di ogni pendolare, vittima di una classe politica imbelle, accorta e abile nello scarico di responsabilità all’anello successivo della catena. L’utente finale, costretto da un ineluttabile destino ad affrontare giornalmente un viaggio della speranza, resta con i suoi interrogativi irrisolti e si domanda perché sia obbligato ad essere figlio di un Dio minore, rischiando la propria incolumità sotto gli occhi di chi ignora una realtà così evidente.

Il periodo elettorale, così lontano e spesso foriero di interventi spot è ancora troppo lontano e questo ci induce a considerazioni fosche, con buona pace di chi non ha altra scelta che quella di salire su quattro ruote per avere accesso al diritto allo studio o salvaguardare il proprio lavoro. ☺

 

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