Plastiche divisorie
10 Luglio 2023
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Plastiche divisorie

nel canto espropriato di madri recluse

Terra di mezzo l’attesa parenti del carcere.
L’ala donne la più affollata – sottovoce –
e figli che nascondono volti
volti bassi d’erosione. Da questa parte, prego.
Plastiche divisorie ancora non s’appannano.
Minuti che diventano ore coagulate
(mezz’ora l’adunata del mercoledì).
Asfittica sala di attese sospese
nei visi stanchi una luce traballante.
– Non era quello che volevo -.
Eppure il sole su quelle plastiche provvisorie,
lucertole dalla coda mozzata alla spicciolata.
L’odore del pane del sonno, degli affettati
gomme masticate sotto gli scranni.
Non c’è camera di sospensione
senza pareti scorticate, orme sull’intonaco
dita che contano giorni e numeri di passaggio.
Caravanserraglio di merci avariate?
L’andamento del tempo da queste parti
è un flusso d’aria variabile.
Case di correzione le chiamano
a volte neanche la benedizione d’un prete.

– Guardia, non ho nulla da dire –

Tre anni, dodici, otto anni e cinque mesi,
venti stagioni oppure sette con riduzione.
(Forse – domani – il giorno buono)
Lacrime d’inizio…
              questa pena.
Oppure fine pena mai, domani mai

oltre
s’intravede Maria che allatta Fortuna.

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