poltrone
24 Febbraio 2010 Share

poltrone

Establishment [pronuncia: isteblisc-ment]: molto frequente nel linguaggio sociopolitico, questo termine inglese piace a noi italiani perché si presta ad indicare sinteticamente una situazione più complessa.

Verrebbe naturale associare questa parola, per assonanza, all’italiano “stabilità”, ma nella lingua inglese il significato di establishment è alquanto diverso e va compreso all’interno di un contesto culturale anch’esso diverso dal nostro.

Se ci riferiamo ai significati letterali del vocabolo, dobbiamo innanzitutto identificarlo con “organizzazione, istituzione” – negli ambiti sociale, politico, economico -, sostantivo derivante dal verbo establish [pronuncia: isteblisc (con sc come in sci)], “dare inizio, impiantare”.

Il valore semantico del termine rimanda quindi a tutte quelle realtà, atti o situazioni cui le persone danno vita per adempiere determinate funzioni, conseguire obiettivi, ottenere risultati. Qualcosa che si crea dal nuovo, che è nuovo, ma che inspiegabilmente si trasforma in vecchio, stantio, persino retrò.

Lo establishment – preceduto dall’articolo determinativo the – non è altro che il gruppo delle persone più in vista o più importanti in una nazione, in una società. Una “casta” potremmo azzardare, poiché spesso il termine è utilizzato in riferimento alle classi dominanti o ai gruppi aziendali più forti e conseguentemente alle strutture che essi controllano. L’equivalente italiano “sistema” non trasmette l’identica valenza semantica perché appare più generico, mentre la connotazione negativa o dispregiativa di establishment risiede nell’immobilismo, nel contrasto verso qualsiasi forma di innovazione, nella conservazione del potere.

Un establishment, che sia di uno stato, di una formazione politica o di una professione, impone le “sue” regole, esige comportamenti, richiede la completa rinuncia a partecipare in prima persona alle scelte che riguardano tutti gli altri. I conflitti si risolvono in base al principio della scala gerarchica, per cui chi è più in basso deve sempre cedere. Non è richiesta la partecipazione, è imposta la delega.

Il passo verso una riflessione sull’establishment della nostra politica è breve. “Affinché  la politica torni a camminare sul sentiero della speranza sono necessarie alcune condizioni essenziali. Innanzitutto bisogna fare in modo che il potere che gestisce la politica resti servizio e non dominio o, peggio ancora, controllo di coscienze e di esistenze umane. È un requisito minimo e – a livello verbale – universalmente condiviso. Di fatto resta un obiettivo ancora da raggiungere. Troppe volte il potere è dominio, ambizione, poltrone… Non vogliamo negare la grande quantità di persone che spende le migliori energie e risorse con autentico spirito di servizio. È vero, però, che attorno alla politica si annidano ancora sacche di potere, spesso intese come interessi, guadagni e privilegi personali che indeboliscono la cultura del servizio… Bisogna creare le premesse perché la politica resti partecipazione e non delega” (Luigi Ciotti).☺

dario.carlone@tiscali.it

 

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