poveri di relazioni
18 Aprile 2010 Share

poveri di relazioni

 

  Stiamo vivendo una stagione povera di beni relazionali. Tutti ne cogliamo segnali diffusi e preoccupanti, ma non riusciamo a intravedere vie di uscita che possano avviare un percorso di recupero di questo patrimonio che costituisce l’essenza dell’umanità. Se è vero quel che ci hanno insegnato sui primi banchi di scuola: l’uomo è un animale socievole.

Per non vagare tra le nuvole, proviamo a leggere alcuni segnali molto allarmanti. Si può partire dal basso, vagando nelle nostre strade tra adulti, giovani e bambini per poi risalire a quelle che dovrebbero essere le sedi naturali per sviluppare un buon tirocinio di relazioni umane: famiglia, scuola,  associazionismo, politica, rapporti internazionali.

Già all’interno del primo nucleo del vivere sociale si registra un crescente deficit di relazioni. L’asse fondamentale che è alla base della società, il rapporto genitori-figli si è deteriorato quasi adeguandosi a modelli relazionali che sono tipici del mercato più bieco. “Quanto vuoi?… quanto mi dai?…”. Sembra ridursi a modelli simili il finto dialogo in molte famiglie; come ripresi dalla relazione contrattuale tipica della cultura e delle pratiche di mercato.

La scuola si dibatte tra crisi continue di riforme incompiute che non riescono a riscoprire l’antico perno centrato sull’organico legame tra istruzione ed educazione. Dove, ancora una volta, contenuti e metodi devono incontrarsi sullo sfondo di una relazionalità umanamente integrata tra insegnanti e alunni, in un clima di classe che sia aperto al dialogo, all’ascolto reciproco, all’accettazione della diversità, all’attivazione di una  didattica che diano spazio ad un serio e ben programmato lavoro di gruppo e al metodo di  integrazione e cooperazione su obiettivi condivisi.

L’associazionismo di comunità si va quasi estinguendo nell’ambito delle parrocchie, dei circoli amicali e, quando riappare, presenta sempre più marcata la dimensione della chiusura alla realtà esterna.

La politica poi, si va sempre più assestando su modelli di governo di tipo presidenzialistico in cui la carenza di partecipazione dei cittadini alle dinamiche istituzionali e l’eclisse di dialogo tra i rappresentanti dei partititi e delle istituzioni non garantiscono e, meno ancora alimentano la democrazia. Di più, la politica è divenuta un po’ dovunque prototipo di arroganza, di non ascolto, di vera e propria scuola di negazione del dialogo e del rifiuto di rapporti.

Ai livelli internazionali ciò che continua a far storia è il terrorismo, la guerra e l’interesse di lobby e di mercato. Mentre nel mondo si continua a morire per fame, per carenza di acqua e di medicinali di prima assistenza.

Abbiamo avviato in Molise la dura fatica di costruire rete tra i soggetti che hanno aderito al Forum Regionale del Terzo Settore. Proseguiremo con tenacia per ampliare gli orizzonti di dialogo e per estendere la ricaduta sul fronte della cultura e della governance politica.

Non vogliamo presumere di essere i sognatori di chissà quali ideali irraggiungibili. Vogliamo invece adoperarci perché, a partire dal piccolo, dalla quotidianità, si diano segnali che annunciano la possibilità di aprire spiragli di luce per il recupero di beni relazionali.

Alcune ipotesi di percorso sono già avviate.

Il Forum si sta adoperando per attivare rapporti con i responsabili della politica perché tentino con noi una strada che è già tracciata nella Costituzione e in alcune leggi dello stato.

Abbiamo formulato ipotesi concrete di interazione con la regione Molise e ci apprestiamo a richiedere tavoli di concertazione, non occasionali, con i presidenti delle commissioni che si occupano di politiche sociali. E non è un’operazione che si muove con la scaltrezza di chi ha interessi da  tutelare. Quel che ci preme è l’interesse di tutti, a partire dai meno abbienti. Sono già in stampa le proposte concrete sul metodo e gli spazi da utilizzare all’interno del parlamento regionale, che andremo a presentare a tutti i consiglieri a prescindere dalle appartenenze politiche.

Vogliamo coinvolgere la scuola perché si esponga anche nella sua dimensione identitaria di soggetto che educa e fornisce competenze in ambito di educazione civica, di istruzione e formazione, perché i giovani di oggi non siano più alla ribalta per episodi di “bullismo di branco”.

Partiremo da noi stessi per fornire, al nostro interno, un modello di dialogo che vada oltre i recinti che troppo spesso continuiamo a costruirci, tradendo in tal modo i valori più significativi che sono alla base dell’impegno sociale.

Quel che la politica spesso non riesce a cogliere  è la dimensione planetaria di un’etica che dovrebbe ispirare l’azione dei governi. Ed è a questo valore che si vincola l’impegno di quanti operano per una crescita di una cultura e di uno sviluppo all’insegna del sociale.

Non sarà impresa da poco, ma in un mondo che continua a dare segnali di caduta di slancio e di cedimento al fatalismo, a cui non è estranea una comunicazione massmediale a dir poco necrofila…, noi proseguiremo in un cammino che dà senso alla scelta primaria di fare rete fra quante organizzazioni vorranno aderire al nostro invito. E oggi siamo giunti al bel numero di 25 e la provenienza è varia per la tipicità e per il territorio di appartenenza.

E non navigheremo sulle nuvole. Tutto ciò che costituisce allarme sociale ci sta a cuore. Anche per questo il Forum ha aderito alla campagna per la raccolta di firme a difesa dell’acqua come bene di tutti. ☺

 

 

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