il testamento biologico
17 Aprile 2010 Share

il testamento biologico

 

Il testamento biologico é un documento scritto per garantire il rispetto della propria volontà in materia di trattamento medico (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione, etc.) anche quando non si è in grado di comunicarla.

Viene propugnato, fondamentalmente, per questi motivi:

il medico ha un grande potere discrezionale nella somministrazione delle cure (dosaggio dei farmaci, valutazione sull'opportunità di interventi chirurgici, ecc.

il diritto all'autodeterminazione del paziente è sancito dalla Costituzione italiana.

Evoluzione del rapporto medico-paziente

La posizione del medico nella società è da considerarsi da sempre collocata in un'area di ambiguità che non solo non si è dissipata nel corso dei secoli ma sta accentuandosi alla fine di questo secolo prospettando scenari futuri forse ancora più difficili.

È utile, per comodità espositiva, prendere spunto da una schematica divisione in tre fasi evolutive del rapporto medico/paziente, che è stata utilizzata nel 1985 da Mark Siegler, del Center for Clinical Ethics di Chicago.

1. Era del Paternalismo detto talora anche "genitoriale" o "sacerdotale" nel quale il rapporto medico-paziente tende ad assicurare che il paziente riceva le prestazioni che meglio garantiscano la sua salute ed il suo benessere. È il medico che valuta le condizioni del malato e stabilisce i mezzi diagnostici e terapeutici più consoni a questo obiettivo presentandogli una informazione selezionata che lo incoraggia a prestare il suo consenso agli interventi che il curante ritiene i migliori per lui: fino al punto di informarlo autoritariamente delle proprie decisioni e quindi procedere alle prestazioni. In questo sistema il medico era la sorgente dell'informazione, del supporto psicologico, e dell'assistenza sintomatica, atteggiamenti combinati alla ricerca, da parte del paziente, di un rapporto di tipo "paterno-fraterno" tuttora costante sentimento di larga parte della popolazione, a causa della componente psicologica legata alla sofferenza e alla necessità di essere rassicurati anche nei casi più gravi.

2. Era dell'Autonomia o del consenso informato. In questo modello, che corrisponde tipicamente alla dottrina dell'autonomia, l'obiettivo dell'interazione medico-paziente è per il medico dare al proprio paziente tutte le informazioni indispensabili, lasciandolo libero di scegliere le prestazioni che preferisce e che il curante eseguirà. Le informazioni concernono la possibile natura della malattia, i mezzi diagnostici e terapeutici necessari per precisarla e curarla, la natura e la probabilità dei rischi e benefici, ed ogni eventuale incertezza nelle conoscenze mediche. In questo modello si realizza una netta distinzione tra i fatti ed i valori: i valori di riferimento del paziente sono da lui conosciuti e definiti egli manca invece di adeguate notizie sui fatti. È compito del medico illustrare questi ultimi, mentre spetta alle valutazioni del paziente, in base ai suoi propri criteri, effettuare la scelta definitiva. In altri termini il medico agisce da tecnico che mette a disposizione del paziente gli elementi necessari perché egli possa decidere e possa esercitare il controllo sull'operato del professionista. In tal modo l'autonomia del paziente ha una chiara e decisiva prevalenza.

L'obiettivo della cura è risultato prevalente rispetto al "prendersi cura" ed alla prevenzione della malattia. I costi economici, connessi alla rapida evoluzione scientifica e tecnologica che ha prodotto la dottrina dell'autonomia, non sono stati considerati, per alcuni decenni, un fattore rilevante e comunque non certo da ritenere prioritario rispetto ad altri ed in particolare l'autonomia del paziente, i suoi bisogni ed i suoi desideri.

La bilancia, perlomeno teorica, del potere si è fatta pendere lentamente e progressivamente dal medico al paziente a causa, soprattutto, del nascere della dottrina del consenso informato e della minaccia potenziale dei processi contro i medici per colpa professionale e per violazione della regola del consenso.

3. Era della Burocrazia Parsimoniosa entrata a causa della progressiva forbice tra costi economici globali della medicina e disponibilità limitata delle risorse; il che sta producendo un sostanziale ridimensionamento delle libertà decisionali sia del malato che dello stesso medico.

L'era della parsimonia, nella vita quotidiana, sta ormai dominando incontrastata pretendendo il contenimento dei costi e un adeguato rapporto costo/efficacia e richiedendo pertanto analisi di natura strettamente burocratica sui rischi/benefici. La qualità delle cure, già per proprio conto difficile da definire, sta diventando un obiettivo sempre più correlato al costo dell'assistenza che è molto più facile da individuare e quantificare. In questo nuovo periodo il rapporto medico-paziente si allenta ulteriormente nelle strutture sanitarie – che si occupano delle patologie più rilevanti – perché il medico viene sempre più caricato della responsabilità di interessi multipli che includono il personale addetto all'organizzazione, gli ospedali, il mondo politico. Il medico, cui si richiede di farsi carico di un'attività che contenga i costi e di assumersi contemporaneamente anche il ruolo di manager, moltiplica i propri compiti mediante relazioni plurime e policentriche.

Questa categorizzazione, certamente utile dal punto di vista concettuale, non va però interpretata rigidamente quasi rappresentasse effettivamente il succedersi ordinato di epoche, ma piuttosto come l'individuazione di tendenze più generali, che nella realtà sovrappongono, si influenzano l'un l'altra, con continue oscillazioni conservative o evolutive

Il testamento biologico,

nella visione sempre più estremizzata della “autonomia” decisionale del paziente, da alcuni viene suggerito e richiesto (sono stati depositati diversi progetti di legge nel parlamento italiano) come ulteriore atto di protezione e di tutela delle proprie volontà con rilevanza civile e penale contro il pericolo dell’accanimento terapeutico o del prolungamento inutile della vita in uno stadio vegetativo.

Di per sé già nel principio dell’obbligo del consenso informato, ormai universalmente accettato e codificato da norme internazionali, nazionali e dai codici deontologici delle professioni mediche è data prevalenza al volere del paziente.

Anche la posizione cattolica della Congregazione della dottrina della fede in una “Dichiarazione sull’eutanasia” del 1980 metteva al centro il primato della volontà del paziente rispetto ai rischi di accanimento terapeutico.

“Si dovrà però, in tutte le circostanze, ricorrere ad ogni rimedio possibile? Finora i moralisti rispondevano che non si è mai obbligati all’uso dei mezzi “straordinari”. Oggi però tale risposta, sempre valida in linea di principio, può forse sembrare meno chiara, sia per l’imprecisione del termine che per i rapidi progressi della terapia. Per facilitare l’applicazione di questi principi generali si possono aggiungere le seguenti precisazioni:

– In mancanza di altri rimedi, è lecito ricorrere, con il consenso dell’ammalato, ai mezzi messi a disposizione dalla medicina più avanzata, anche se sono ancora allo stadio sperimentale e non sono esenti da qualche rischio. Accettandoli, l’ammalato potrà anche dare esempio di generosità per il bene dell’umanità.

– È anche lecito interrompere l’applicazione di tali mezzi, quando i risultati deludono le speranze riposte in essi. Ma nel prendere una decisione del genere, si dovrà tener conto del giusto desiderio dell’ammalato e dei suoi familiari, nonché del parere di medici veramente competenti.

– È sempre lecito accontentarsi dei mezzi normali che la medicina può offrire. Non si può, quindi, imporre a nessuno l’obbligo di ricorrere ad un tipo di cura che, per quanto già in uso, tuttavia non è ancora esente da pericoli o è troppo oneroso. Il suo rifiuto non equivale al suicidio: significa piuttosto o semplice accettazione della condizione umana, o desiderio di evitare la messa in opera di un dispositivo medico sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure volontà di non imporre oneri troppo gravi alla famiglia o alla collettività.

– Nell’imminenza di una morte inevitabile nonostante i mezzi usati, è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute all’ammalato in simili casi”.

Mezzo opportuno oppure no il testamento biologico? Può risultare una semplice conferma della prassi già consolidata del principio della autonomia del paziente, come potrebbe essere il cuneo di penetrazione del così detto diritto di morte soggettiva o di suicidio richiesto preventivamente, per non incorrere in vita vegetativa, che superi il divieto delle legislazioni che proibiscono e puniscono sia l’eutanasia come la morte medicalmente assistita e procurata.

Medici e società

I medici, da parte loro, si interrogano sulla compatibilità dei testamenti di vita con i loro doveri deontologici. Possono essi dare forma di suicidio assistito non solo auspicata, ma in qualche modo prescritta da un testamento biologico? L'argomento, indubbiamente spinoso, è  l'esempio emblematico di come sia facile, in "questioni di vita e di morte" inoltrarsi in un pendio scivoloso che, nel legalizzare situazioni estreme, problematiche e tutto sommato rare (l'eutanasia praticata su esplicita e consapevole richiesta, anche anticipata, del paziente), può finire per estendere la legalizzazione a casi solo apparentemente analoghi (l'eutanasia senza esplicita e consapevole richiesta).

Può la società consentire al singolo individuo decisioni che superino il sentire comune sul diritto fondamentale alla vita di ogni persona con il divieto assoluto per chiunque di procurare direttamente la morte?

Sono i dilemmi in cui si dibatte oggi la cultura contemporanea complicati ancor di più dallo spostamento accaduto verso una visione mercantile del concetto stesso di salute, da cui deriva una progressiva medicalizzazione dei bisogni-desideri della società. La tentazione nascosta è quella di considerare le prestazioni mediche come le uniche risorse per il miglioramento della vita individuale e collettiva: si afferma sempre più la convinzione che il naturale desiderio umano di benessere e felicità possa essere  soddisfatto  e garantito soprattutto dalla medicina e solo attraverso l’acquisto di un servizio che fornisca merci (farmaci) e prestazioni mediche. ☺

 

 

eoc

eoc