Prevenire non curare
17 Dicembre 2023
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Prevenire non curare

“Praestat cautela quam medela”, già al tempo dell’impero romano si soleva ricordare che è “meglio prevenire che curare”. In merito alla crisi climatica, sembra che i politici si siano dimenticati di questa antica, ma sempre attuale massima. Riporto alcune dichiarazioni:
– Il Capo del consiglio Italiano G. Meloni:“..noi riteniamo che nel rispetto degli impegni internazionali assunti sulla riduzione delle emissioni clima alteranti si debba mantenere un approccio pragmatico e non un approccio ideologico..”;
– Il Presidente USA J. Biden: “…guardiamo in faccia la realtà, la questione climatica non distingue tra stati blu e stati rossi, è una minaccia esistenziale…”;
– La Presidente della commissione Europea U. von derLeyen: “…ora ho tre nipoti, sono diventata nonna in questi anni, e a loro vorrei lasciare un pianeta abitabile…”;
– Il Presidente cinese Xi Jinping si è espresso dicendo “ …affrontare i cambiamenti climatici non può essere un diversivo per i paesi in via di sviluppo, che chiedono di eliminare la povertà e migliorare il loro standard di vita….”, ma i recenti accordi bilaterali con gli USA fanno ben sperare, sancendo impegni bilaterali congiunti;
– Il Presidente russo Putin, in una prima fase scettico verso il riscaldamento globale e l’origine antropica di questo fenomeno, solo di recente ha dichiarato di volersi impegnare in questa direzione.
In un panorama così articolato e contraddittorio è difficile trovare la volontà comune per un percorso unitario, al fine di scongiurare quanto di dannoso possa succedere alla specie umana. Un’espressione di quanto sopra è l’ambizioso progetto European Green Deal che per dichiarazione della Presidente von derLeyen stato presentato per “…fare dell’Europa il primo continente al mondo neutrale dal punto di vista climatico ed ecco perché si è deciso di rendere l’obiettivo climatico non solo un’aspirazione politica, ma anche un obbligo giuridico”. L’obbligo a cui si fa riferimento è quello relativo alla vendita di auto e furgoni solo elettrici a partire dal 2035. La Corte dei Conti europea, a tal proposito, ha evidenziato che ci sono enormi difficoltà a realizzare e rispettare l’obiettivo del 2035, non avendo produzioni di minerali in Europa e suggerendo le seguenti ipotesi:
1 – Accantonamento degli obiettivi enunciati;
2 – Raggiungimento degli obiettivi acquistando auto dagli Stati Uniti e dalla Cina.
Nel caso prendesse corpo la seconda ipotesi, la filiera dell’industria dell’auto europea sarebbe a rischio. È ovvio che se le materie prime sono possedute dalla Cina e le batterie si costruiscono in Cina, è molto probabile che anche le auto verranno fatte in Cina. In questa ottica è recente l’accordo tra Stellantis e Leap Motor, per utilizzare la piattaforma cinese, pensata per la realizzazione di veicoli sia BEV (100% elettrici) che EREV (Range ExtenderVehicle), questi ultimi dotati di un motore secondario a benzina che serve solamente a caricare la batteria dell’auto mentre si guida.
Delle auto elettriche ho parlato nell’articolo di settembre; mi preme evidenziare la necessità di progetti complessivamente concordati, la cui assenza rischia di far raggiungere falsi obiettivi e provocare danni superiori. Un esempio di mancanza di visione complessiva è l’ambizione ad essere il primo continente al mondo con solo auto elettriche, andando ad acquisire le batterie in zone dove vengono assemblate e dove sono reperibili i minerali (nichel, cobalto, manganese) per costruirle, senza curarsi di come tutto ciò avvenga. Seguendo la filiera e la tracciabilità del nichel, si arriva in Indonesia: primo produttore mondiale di nichel per estrazione e raffinamento e per assemblaggio dei semi-lavorati. L’intera produzione di auto mondiale prende da qui una parte del fabbisogno totale di nichel per le batterie.
Per avere un’auto non inquinante in Europa si assiste ad uno sfruttamento improprio del suolo con deforestazione di ampie zone: al momento già un milione di ettari è stato sacrificato ed in previsione c’è l’abbattimento di altri seicentomila ettari di foresta vergine. Così oltre ad inquinare l’ atmosfera per le emissioni di CO2 dovute alla lavorazione del nichel alimentata a carbone, si distrugge anche la biodiversità della regione. È un controsenso!
Per avere auto non inquinanti in Europa, deforestiamo ed inquiniamo un’altra parte del mondo, producendo rifiuti tossici stoccati a cielo aperto. Questi argomenti denotano non solo una carenza di coordinamento, ma più in generale una inesistente politica unitaria per la salvaguardia della specie umana. Il pianeta Terra andrà avanti, ma se continuiamo a privilegiare interessi locali ai benefici globali, la sopravvivenza dell’uomo avrà seri problemi. In particolare, proprio a settembre è arrivata la conferma, che il principale problema è l’impiego delle fonti fossili, da cui deriva ancora l’80 % della produzione di energia.
Papa Francesco, che nella sua lettera enciclica Laudato si’ ha sostenuto il suo mandato di affidamento biblico a custodire il Giardino sognato e plasmato da Dio, ha annunciato la sua presenza e la sua parola all’ appuntamento annuale di 197 paesi, per scongiurare l’esposizione di tutta l’umanità, specialmente dei più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico.
La Cop28 non sarà un’altra occasione perduta se, come dice Papa Francesco, politicamente garantirà “delle forme vincolanti di transizione energetica che abbiano tre caratteristiche: che siano efficienti, che siano vincolanti e facilmente monitorabili”.
Auguri a tutti noi!☺

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