profumo di rivolta
28 Marzo 2011 Share

profumo di rivolta

 

Come persone che hanno vissuto lo sconvolgimento della natura e, soprattutto, lo stravolgimento della vita, e che fanno fatica a tornare alla normalità, anche a causa di una pessima politica nazionale e locale, ignava e infingarda di fronte alla volontà di essere messi in grado di ricostruire il tessuto abitativo e relazionale, lacerato in seguito al terremoto del 2002, non possiamo non seguire con apprensione la triplice catastrofe abbattutasi in rapida successione sul Giappone. Su noi prima, e sugli aquilani poi, il dramma umano è stato presto coperto da un velo pietoso per sporchi giochi affaristici e clientelari; allo stesso modo le migliaia di vittime del sisma e dello tsunami in terra nipponica sono passati da subito in coda alle notizie per l’incombente rischio di una catastrofe nucleare. Se è giusto evitare che tragedia si aggiunga a tragedia, è altrettanto doveroso tener fermo che una persona è persona, oggetto di premura, perché unica e irripetibile, anche quando sorgono altre minacce: merita la massima attenzione sempre. Non può essere mai subordinata a interessi altri perché non ne esistono di più alti. È necessario contestare e contrapporci a una cultura ognora più individualista che ci ha portati alla convinzione che le palle nostre vengano prima della pelle degli altri. In fondo è la filosofia avvelenata del berlusconismo che ci viene inoculata giorno per giorno e che abbiamo finito per fare nostra, magari a nostra insaputa. Altrimenti non starebbe ancora al governo. Per i suoi affari sta distruggendo l’Italia: federalismo, privatizzazione dell’acqua, riforma della giustizia e della scuola, costruzione di centrali nucleari, svuotamento della Carta costituzionale, ecc. Tutti sanno, ma…

È tempo di uscire allo scoperto. E se è vero che una caratteristica della persona è la spina dorsale eretta, allora non possiamo continuare a stare proni o tollerare che altri vi restino. Potrà pure comprarsi tutti i deputati e senatori che vuole, ma non i circa cinquanta milioni di elettori. E il primo atto che possiamo fare è dire tutta la pena che ci fanno i parlamentari, nominati, non eletti, che lo assecondano prostituendo la loro coscienza. Inondiamoli di lettere, mail, fischi, risate a tal punto da far desiderare loro le vacanze romane in parlamento più che il ritorno a casa tra la loro gente che non è assolutamente come loro. Se avessero un minimo di dignità, se fossero al servizio delle loro comunità, se lavorassero per il bene degli italiani non avrebbero paura dei referendum, anzi nella volontà popolare vedrebbero confermato il loro impegno. Ostinatamente chiediamo che i referendum non siano relegati a cenerentola, scegliendo date scomode e il più tardi possibile, ma siano svolti insieme alla tornata elettorale per le amministrative, non solo per risparmiare – che siano benedetti comunque i soldi spesi per una maggiore democrazia partecipativa! – soprattutto perché il maggior numero di votanti partecipi e non si disaffezioni alla gestione della cosa pubblica. Continuino pure a giocare di sotterfugi, se hanno dimenticato la fiaba, qualcuno ricordi loro che Cenerentola è diventata principessa e che noi, cittadinanza attiva, impiegheremo tutte le nostre forze per dire no alla privatizzazione dell’acqua perché è un bene privo di rilevanza economica. Diremo no al legittimo impedimento e di nuovo no all’energia prodotta col nucleare. Oggi spudoratamente dicono che sull’onda emotiva per quello che sta succedendo in Giappone è meglio non prendere decisioni e quindi continuare a individuare i siti e a progettare centrali nucleari. Ma c’era bisogno di Cernobyl e del Giappone per sapere quanto è pericoloso per l’incolumità e quanto danneggi irrimediabilmente la terra con le scorie che produce? Un apparente e momentaneo benessere è decisamente falso e illusorio se mette a repentaglio vite umane e habitat.

Saranno i nostri sì alla vita, alla natura, alla solidarietà, al bene comune a spazzarli via, senza la benché minima nostalgia. Sarà come risvegliarsi dopo un incubo notturno. La luce del giorno dissipa tutte le paure e sarà nuova vita.

E nuova vita viene dal profumo della rivoluzione dei gelsomini che, iniziata dalla Tunisia, sta incendiando tutto il Mediterraneo. Come non sentirci coinvolti? Popoli che hanno ritrovato fiducia in loro stessi, che vogliono prendere in mano il loro destino, che dicono basta a oppressioni e repressioni. La folla gridava nelle piazze tunisine: “siamo pronti a mangiare anche solo pane e acqua, ma vogliamo libertà e dignità”. Ad animarli è la speranza che il cambiamento è possibile. I nostri governanti, frastornati dal bunga bunga notturno, anziché andare in soccorso di questo anelito di vita vera e piena, tentano di terrorizzarci sui possibili sbarchi di profughi a centinaia di migliaia. Non riusciranno a chiudere le porte in faccia alla ventata di libertà e dignità che ormai spira dappertutto e ci ha afferrati irresistibilmente perché la respiriamo anche noi a pieni polmoni. Da subito allora diciamo a Berlusconi che il 6 aprile vada dai giudici e non tra gli aquilani a commemorare il sisma di due anni fa. Anche nel dolore abbiamo una dignità che non sopporta maschere, farse e vacue promesse. Vogliamo giustizia, non ipocrita commiserazione. La ricostruzione non si fa con belle parole e brutti ceffi.

Siamo già in strada, le piazze gremite di persone lo attestano. E saremo sempre più numerosi e irrefrenabili. Anche se stentano a capirlo, non siamo a disposizione dei loro loschi affari. ☺

 

eoc

eoc