rappresentazione del mistero di Gaetano Jacobucci | La Fonte TV
L’arte di Giacomo Colombo nel 1718 incontra la spiritualità di Francesco Antonio Fasani, chiamato dai suoi concittadini di Lucera (Fg) Il Padre Maestro. Seguendo le indicazioni del Santo lucerino il Colombo espresse nell’Immacolata quanto di più alto uno scultore devozionale sapesse imprimere. L’Immacolata di Lucera racchiude in prototipo la teologia francescana della Vergine dell’Apocalisse e della “Senza Peccato Originale”. L’impianto scultoreo, di grandioso effetto, sfocerà in seguito in rappresentazioni dello stesso soggetto addolcito dalla leggerezza del panneggio, dai mappamondi e puttini svolazzanti, serpenti attorcigliati, come l’Immacolata degli Osservanti del Convento di Gesù e Maria a Foggia. È una sacra rappresentazione quella che inventa il Colombo tanto da sortire in un rinnovato gusto del sacro, che gli scultori successivi, specie nell’area molisana, imposteranno con un gusto raffinato di spaziale leggerezza e aerea vaporosità di linee e torsioni dei corpi.
È più bella che mai
Da un recente restauro, la statua dell’Immacolata è ritornata dalla foschia del passato alla resa cromatica del volto che esprime al meglio dolcezza e stupore della Vergine. La testa dolcemente reclinata all’indietro e gli occhi fissi al cielo, rapita da visione celeste, accompagnano dolcemente chi la contempla alla quiete e all’affidamento. La tradizione rimanda all’estasi del Santo di Lucera in preghiera davanti a questa immagine. Ricco è il panneggio, ripreso dalla foggia degli abiti d’epoca. I consueti colori delle vesti dai toni rosati e dal manto stellato di azzurro, secondo l’iconografia canonica, vengono esaltati dall’effetto della sopraveste fiorata, che in seguito sarà una guisa di dalmatica, leggera e avvolgente, serica e fluida quasi creata per esaltare il privilegio che racchiude. Il leggero e lezioso ancheggiare pare animato dallo spirito tardo barocco che lega quest’opera alla migliore lezione di dinamismo declinante verso il roccocò partenopeo.
Il colore simbolico
Il simulacro si presenta come una maestà vestita di sole, posizione eretta su un corno di luna d’argento, tipico dello schema iconografico dei francescani. Il colore vivace, pieno, ricco, coinvolgente sul piano emozionale, viene usato in modi diversi, anche in funzione simbolica. La Vergine raffigurata con la mano destra sul seno e la sinistra implorante, in atteggiamento di preghiera, si eleva su un globo appena accennato, schiacciando la testa dell’antico serpente, con puttini riccioluti che sorreggono giocondi l’aereo peso. I tratti somatici, la delicata bellezza e il morbido incarnato, uniti all’aristocratica gestualità e alla flessuosa impostazione formale rimandano a tanti dipinti dei pittori contemporanei come il Solimena, De Matteis e Vaccaro. L’effetto plastico di grande suggestione, con vibranti sbattimenti di luce e ombre, dei pieni e dei vuoti, messi in risalto anche dalla tremula luce delle candele accese, dovevano impressionare non poco il pio fedele.
Il segreto di un successo
Le sculture del Colombo hanno una chiara sensibilità verso il dato psicologico, che sottolinea la sua conoscenza della scultura in legno spagnola, di gusto spiccatamente teatrale dove il protagonista principale, il Santo o la Vergine, si protende verso il fedele che supplica grazie e protezione. Hanno la medesima espressione declamante degli esperti oratori, come si evince dalle bocche semiaperte. Questo è un carattere stilistico ed espressivo abbastanza ricorrente nei personaggi del Colombo, e non solo. Nella composizione delle opere colombiane ritroviamo la persistenza del gusto della teatralità barocca, pur incastonato in un composto classicismo di fondo; si tratta di una teatralità vicina alla pietà e alla sensibilità del popolo, finalizzata a mettere in evidenza il prestigio dell’insegnamento della fede per raggiungere la salvezza. Il Colombo dimostra di conoscere la statuaria antica, dell’arte classica, nella riproposizione della tecnica plastico-scultorea tesa alla vibrante resa plastica del panneggio, della trama senza posa delle linee che descrivono le increspature dei tessuti colorati e febbrilmente mossi, quasi a porsi in gara con la stessa pittura.☺
jacobuccig@gmail.com
L’arte di Giacomo Colombo nel 1718 incontra la spiritualità di Francesco Antonio Fasani, chiamato dai suoi concittadini di Lucera (Fg) Il Padre Maestro. Seguendo le indicazioni del Santo lucerino il Colombo espresse nell’Immacolata quanto di più alto uno scultore devozionale sapesse imprimere. L’Immacolata di Lucera racchiude in prototipo la teologia francescana della Vergine dell’Apocalisse e della “Senza Peccato Originale”. L’impianto scultoreo, di grandioso effetto, sfocerà in seguito in rappresentazioni dello stesso soggetto addolcito dalla leggerezza del panneggio, dai mappamondi e puttini svolazzanti, serpenti attorcigliati, come l’Immacolata degli Osservanti del Convento di Gesù e Maria a Foggia. È una sacra rappresentazione quella che inventa il Colombo tanto da sortire in un rinnovato gusto del sacro, che gli scultori successivi, specie nell’area molisana, imposteranno con un gusto raffinato di spaziale leggerezza e aerea vaporosità di linee e torsioni dei corpi.
È più bella che mai
Da un recente restauro, la statua dell’Immacolata è ritornata dalla foschia del passato alla resa cromatica del volto che esprime al meglio dolcezza e stupore della Vergine. La testa dolcemente reclinata all’indietro e gli occhi fissi al cielo, rapita da visione celeste, accompagnano dolcemente chi la contempla alla quiete e all’affidamento. La tradizione rimanda all’estasi del Santo di Lucera in preghiera davanti a questa immagine. Ricco è il panneggio, ripreso dalla foggia degli abiti d’epoca. I consueti colori delle vesti dai toni rosati e dal manto stellato di azzurro, secondo l’iconografia canonica, vengono esaltati dall’effetto della sopraveste fiorata, che in seguito sarà una guisa di dalmatica, leggera e avvolgente, serica e fluida quasi creata per esaltare il privilegio che racchiude. Il leggero e lezioso ancheggiare pare animato dallo spirito tardo barocco che lega quest’opera alla migliore lezione di dinamismo declinante verso il roccocò partenopeo.
Il colore simbolico
Il simulacro si presenta come una maestà vestita di sole, posizione eretta su un corno di luna d’argento, tipico dello schema iconografico dei francescani. Il colore vivace, pieno, ricco, coinvolgente sul piano emozionale, viene usato in modi diversi, anche in funzione simbolica. La Vergine raffigurata con la mano destra sul seno e la sinistra implorante, in atteggiamento di preghiera, si eleva su un globo appena accennato, schiacciando la testa dell’antico serpente, con puttini riccioluti che sorreggono giocondi l’aereo peso. I tratti somatici, la delicata bellezza e il morbido incarnato, uniti all’aristocratica gestualità e alla flessuosa impostazione formale rimandano a tanti dipinti dei pittori contemporanei come il Solimena, De Matteis e Vaccaro. L’effetto plastico di grande suggestione, con vibranti sbattimenti di luce e ombre, dei pieni e dei vuoti, messi in risalto anche dalla tremula luce delle candele accese, dovevano impressionare non poco il pio fedele.
Il segreto di un successo
Le sculture del Colombo hanno una chiara sensibilità verso il dato psicologico, che sottolinea la sua conoscenza della scultura in legno spagnola, di gusto spiccatamente teatrale dove il protagonista principale, il Santo o la Vergine, si protende verso il fedele che supplica grazie e protezione. Hanno la medesima espressione declamante degli esperti oratori, come si evince dalle bocche semiaperte. Questo è un carattere stilistico ed espressivo abbastanza ricorrente nei personaggi del Colombo, e non solo. Nella composizione delle opere colombiane ritroviamo la persistenza del gusto della teatralità barocca, pur incastonato in un composto classicismo di fondo; si tratta di una teatralità vicina alla pietà e alla sensibilità del popolo, finalizzata a mettere in evidenza il prestigio dell’insegnamento della fede per raggiungere la salvezza. Il Colombo dimostra di conoscere la statuaria antica, dell’arte classica, nella riproposizione della tecnica plastico-scultorea tesa alla vibrante resa plastica del panneggio, della trama senza posa delle linee che descrivono le increspature dei tessuti colorati e febbrilmente mossi, quasi a porsi in gara con la stessa pittura.☺
L’arte di Giacomo Colombo nel 1718 incontra la spiritualità di Francesco Antonio Fasani, chiamato dai suoi concittadini di Lucera (Fg) Il Padre Maestro. Seguendo le indicazioni del Santo lucerino il Colombo espresse nell’Immacolata quanto di più alto uno scultore devozionale sapesse imprimere. L’Immacolata di Lucera racchiude in prototipo la teologia francescana della Vergine dell’Apocalisse e della “Senza Peccato Originale”. L’impianto scultoreo, di grandioso effetto, sfocerà in seguito in rappresentazioni dello stesso soggetto addolcito dalla leggerezza del panneggio, dai mappamondi e puttini svolazzanti, serpenti attorcigliati, come l’Immacolata degli Osservanti del Convento di Gesù e Maria a Foggia. È una sacra rappresentazione quella che inventa il Colombo tanto da sortire in un rinnovato gusto del sacro, che gli scultori successivi, specie nell’area molisana, imposteranno con un gusto raffinato di spaziale leggerezza e aerea vaporosità di linee e torsioni dei corpi.
È più bella che mai
Da un recente restauro, la statua dell’Immacolata è ritornata dalla foschia del passato alla resa cromatica del volto che esprime al meglio dolcezza e stupore della Vergine. La testa dolcemente reclinata all’indietro e gli occhi fissi al cielo, rapita da visione celeste, accompagnano dolcemente chi la contempla alla quiete e all’affidamento. La tradizione rimanda all’estasi del Santo di Lucera in preghiera davanti a questa immagine. Ricco è il panneggio, ripreso dalla foggia degli abiti d’epoca. I consueti colori delle vesti dai toni rosati e dal manto stellato di azzurro, secondo l’iconografia canonica, vengono esaltati dall’effetto della sopraveste fiorata, che in seguito sarà una guisa di dalmatica, leggera e avvolgente, serica e fluida quasi creata per esaltare il privilegio che racchiude. Il leggero e lezioso ancheggiare pare animato dallo spirito tardo barocco che lega quest’opera alla migliore lezione di dinamismo declinante verso il roccocò partenopeo.
Il colore simbolico
Il simulacro si presenta come una maestà vestita di sole, posizione eretta su un corno di luna d’argento, tipico dello schema iconografico dei francescani. Il colore vivace, pieno, ricco, coinvolgente sul piano emozionale, viene usato in modi diversi, anche in funzione simbolica. La Vergine raffigurata con la mano destra sul seno e la sinistra implorante, in atteggiamento di preghiera, si eleva su un globo appena accennato, schiacciando la testa dell’antico serpente, con puttini riccioluti che sorreggono giocondi l’aereo peso. I tratti somatici, la delicata bellezza e il morbido incarnato, uniti all’aristocratica gestualità e alla flessuosa impostazione formale rimandano a tanti dipinti dei pittori contemporanei come il Solimena, De Matteis e Vaccaro. L’effetto plastico di grande suggestione, con vibranti sbattimenti di luce e ombre, dei pieni e dei vuoti, messi in risalto anche dalla tremula luce delle candele accese, dovevano impressionare non poco il pio fedele.
Il segreto di un successo
Le sculture del Colombo hanno una chiara sensibilità verso il dato psicologico, che sottolinea la sua conoscenza della scultura in legno spagnola, di gusto spiccatamente teatrale dove il protagonista principale, il Santo o la Vergine, si protende verso il fedele che supplica grazie e protezione. Hanno la medesima espressione declamante degli esperti oratori, come si evince dalle bocche semiaperte. Questo è un carattere stilistico ed espressivo abbastanza ricorrente nei personaggi del Colombo, e non solo. Nella composizione delle opere colombiane ritroviamo la persistenza del gusto della teatralità barocca, pur incastonato in un composto classicismo di fondo; si tratta di una teatralità vicina alla pietà e alla sensibilità del popolo, finalizzata a mettere in evidenza il prestigio dell’insegnamento della fede per raggiungere la salvezza. Il Colombo dimostra di conoscere la statuaria antica, dell’arte classica, nella riproposizione della tecnica plastico-scultorea tesa alla vibrante resa plastica del panneggio, della trama senza posa delle linee che descrivono le increspature dei tessuti colorati e febbrilmente mossi, quasi a porsi in gara con la stessa pittura.☺
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