Referendum costituzionale: tutte le ragioni del No
26 Settembre 2016
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Referendum costituzionale: tutte le ragioni del No

L’incontro di Termoli col Prof. Pace

Riuscitissimo l’incontro con il Prof. Alessandro Pace, Presidente del Comitato Nazionale per il No al Referendum Costituzionale, organizzato ieri a Termoli dalla Fondazione “Lorenzo Milani” ONLUS e dalla R@P Molise. In una sala – quella della Parrocchia di San Timoteo – strapiena e attentissima, il relatore, costituzionalista di fama europea e professore emerito di Diritto Costituzionale all’Università La Sapienza di Roma, ha elencato e chiarito tutti i punti più deleteri del “pasticcio” che ci viene presentato come una rivoluzionaria innovazione e semplificazione dell’organizzazione dello Stato.

 

Verso una minore partecipazione popolare

Partendo dal punto fermo che la Costituzione è la carta fondamentale dei diritti democratici e nostra casa comune, il prof. Pace ha dimostrato come questa legge sia volta non ad includere i cittadini e a dar loro nuovi spazi di democrazia diretta, come viene sbandierato dai fautori del Sì, ma ad escludere: le procedure e i numeri necessari per presentare disegni di legge di iniziativa popolare e referendum vengono infatti complicati ed ampliati enormemente.

  

14355038_10208894483418236_8036583292106937360_nUn parlamento delegittimato ad agire dalla Corte Costituzionale

Proseguendo nella sua analisi, il relatore ha demolito le basi stesse della riforma, gravemente incostituzionale perché formulata da un Parlamento delegittimato ad operare dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il Porcellum, lasciando a deputati e senatori un tempo  di funzionamento di non oltre tre mesi unicamente per approvare una nuova legge elettorale; questo parlamento non aveva dunque alcuna autorità per modificare la Costituzione. Altra grave anomalia è il fatto che la legge sia stata proposta dal governo e non dal Parlamento.

 

Il Senato rischia il “caos”

La legge Renzi-Boschi è stata definita “estremamente pasticciata” dal punto di vista giuridico, anticostituzionale in quanto viola gli articoli 1 e 3 della Costituzione. Il Senato, non più elettivo, sarà gravato di doppie funzioni per i 100 componenti (che saranno contemporaneamente senatori e sindaci o consiglieri regionali). Aggiungendo i limiti di tempo strettissimi per intervenire sui disegni di legge approvati dalla Camera, si può immaginare che i senatori avranno difficoltà nel produrre risultati.

 

Si complica il procedimento legislativo e si accentrano i poteri

La legge prevede inoltre che i tre tipi di provvedimento legislativo attualmente previsti passino ad otto, nonostante il dichiarato obiettivo della semplificazione. Ma l’aspetto più grave, quello sul quale le parole del Professor Pace si sono fatte più veementi e accorate, è la pesante svolta centralistica e autoritaria che la velenosa commistione di riforma costituzionale e legge elettorale determinerebbe, portandoci di fatto in un regime che definire autoritario non è eccessivo: con un premierato assoluto in grado di controllare totalmente sia il Parlamento (ridotto ad un ruolo meramente esecutivo di decisioni governative), sia la Presidenza della Repubblica (dato il numero esorbitante di deputati assicurati dal ballottaggio e dal premio di maggioranza), sia la Corte Costituzionale (dato il meccanismo di elezione dei suoi membri).

Le Regioni e gli enti di prossimità saranno svuotati di ogni autorità, in quanto lo Stato avocherà a sé tutte le competenze in materia di sanità, ambiente e territorio.

 

Un quesito referendario ingannevole

Le numerose e circostanziate domande del pubblico hanno evidenziato altri aspetti, come la formulazione chiaramente ingannatrice del quesito referendario che troveremo sulla scheda, ultimo atto di questa colossale mistificazione alla quale ci auguriamo che il popolo italiano sappia sottrarsi: nella scheda vengono infatti elencati i punti della legge, in modo tale da evidenziare la supposta semplificazione dei procedimenti e il contenimento delle spese (molto ma molto inferiore ai numeri sparati sui media e limitati a circa 60 milioni di euro dai calcoli della Corte dei Conti). Ma come ha fatto notare il professor Pace, il contenimento delle spese non può essere in se stesso oggetto di revisione costituzionale, esso è tutt’al più la conseguenza di una revisione. img_1774

 

Un Comitato per il No in Basso Molise

A conclusione della serata, l’impressione generale è stata quella di una occasione importante di informazione e chiarimento, alla quale le due associazioni promotrici si propongono di farne seguire altre, con personalità di pari rilievo, per offrire a tutti i cittadini l’opportunità di non arrivare impreparati a questo appuntamento fondamentale per la nostra democrazia. L’auspicio è anche quello di costituire anche a Termoli e Basso Molise un Comitato per il No collegato con quello nazionale, in modo da coordinare e rendere più efficaci le iniziative fino al giorno del Referendum. La Fondazione Milani e la R@p sono a disposizione della cittadinanza per questo scopo.

 

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