Fin da piccola ho sempre guardato quel paese con occhio curioso. Mi affascinava come la tradizione si mescolasse armoniosamente con la modernità. Man mano la mia curiosità è cresciuta sempre più, nutrita da quell'antico affetto che ogni bambino segretamente coltiva dentro sé, frutto di una profonda gratitudine verso quel paese lontano per averci regalato i migliori cartoni animati del mondo.
Il fascino del Giappone per me si riassume in diversi nomi: bonsai, manga, sushi, onigiri, kimono, okonomiyaki, sashimi, Banana Yoshimoto, samurai, geisha, kendo, karate, i giardini zen… Quel mondo così diverso e così particolare mi ha sempre incuriosita e la voglia di visitare quella terra non ha fatto che aumentare negli anni. Gli unici ostacoli che finora mi hanno impedito di metterci piede sono due. Uno di carattere meramente economico – si può dire ogni cosa sul Giappone tranne che sia un posto per tutte le tasche – l'altro di carattere puramente fobico: ho una grande paura dei terremoti.
Quando nei nostri telegiornali scorrevano le immagini dei terremoti giapponesi, mi venivano i brividi per l'intensità di quelle scosse e, allo stesso tempo, ammiravo la calma con la quale la popolazione locale li affrontava, in un misto di abitudine, rassegnazione e grande razionalità. Vedere i loro grattacieli barcollare come navi durante una mareggiata, mi ha sempre trasmesso ansia e spavento. A conti fatti, era una paura infondata viste le conseguenze, di solito senza vittime e senza crolli. Questo fino al marzo del 2011, quando la terra nipponica è stata stravolta da un sisma di magnitudo 9 della scala Richter, a cui ha fatto seguito un disastro di dimensioni spaventose.
Dall'oceano si è abbattuta, nei pressi di Sendai, un'onda anomala di circa 10 metri, radendo al suolo interi villaggi. Decine di migliaia di morti, paesi distrutti, treni dispersi, l'asse della Terra spostato di dieci centimetri e, come se non bastasse, problemi anche alle centrali nucleari, in particolare in quella di Fukushima, dove non si riesce a raffreddare i reattori. E mentre si innalzano i livelli di radioattività nell'aria, dovuti soprattutto alle diverse esplosioni della centrale stessa, l'Europa si interroga sul futuro di questa energia. La Merkel, pur continuando a sostenere l'energia nucleare, fa chiudere alcune centrali per verificarne la sicurezza. E da noi in Italia? I sostenitori dell'energia nucleare, governo compreso, non solo minimizzano, ma ribadiscono: nessun ripensamento.
Seguono una raffica di dichiarazioni, a tratti anche ridicole. Si va avanti con il progetto perché la nostra tecnologia è più avanzata di quella nipponica. Ma come? Ma non era il Giappone il paese tecnologicamente più avanzato del mondo? Andiamo avanti perché il nucleare è sicuro. Ma come? E le esplosioni delle centrali? Il nucleare è l'unica risposta alla crisi energetica. E le energie rinnovabili? Ai telegiornali si sentono politici che ripetono filastrocche a memoria, omettendo sempre due questioni fondamentali. La prima: perché tornare al nucleare quando nel 1987 il popolo italiano si è espresso chiaramente contro nel referendum a tema? La seconda: dove vanno a finire le scorie? Come vengono smaltite? Che danni generano all'ambiente? Scena muta, si cambiano argomento, punto di vista, angolazione della domanda.
E mentre sono convinta che il geologo Mario Tozzi abbia perfettamente ragione quando dichiara che "la politica farebbe meglio a stare zitta", non posso non pensare al Giappone e alla sua gente. Ora più che mai visitare la terra nipponica è improponibile, ma quell'antico fascino e quel segreto affetto continuano a vivere in me. Un nuovo incubo dopo quello del dopoguerra ha scosso la terra del sol levante, ma sono sicura che anche stavolta questo popolo ne uscirà fuori con grande dignità. Fino ad allora, oltre a esprimere solidarietà, posso solo dire: resisti, Giappone! ☺
bonsai79@katamail.com
Fin da piccola ho sempre guardato quel paese con occhio curioso. Mi affascinava come la tradizione si mescolasse armoniosamente con la modernità. Man mano la mia curiosità è cresciuta sempre più, nutrita da quell'antico affetto che ogni bambino segretamente coltiva dentro sé, frutto di una profonda gratitudine verso quel paese lontano per averci regalato i migliori cartoni animati del mondo.
Il fascino del Giappone per me si riassume in diversi nomi: bonsai, manga, sushi, onigiri, kimono, okonomiyaki, sashimi, Banana Yoshimoto, samurai, geisha, kendo, karate, i giardini zen… Quel mondo così diverso e così particolare mi ha sempre incuriosita e la voglia di visitare quella terra non ha fatto che aumentare negli anni. Gli unici ostacoli che finora mi hanno impedito di metterci piede sono due. Uno di carattere meramente economico – si può dire ogni cosa sul Giappone tranne che sia un posto per tutte le tasche – l'altro di carattere puramente fobico: ho una grande paura dei terremoti.
Quando nei nostri telegiornali scorrevano le immagini dei terremoti giapponesi, mi venivano i brividi per l'intensità di quelle scosse e, allo stesso tempo, ammiravo la calma con la quale la popolazione locale li affrontava, in un misto di abitudine, rassegnazione e grande razionalità. Vedere i loro grattacieli barcollare come navi durante una mareggiata, mi ha sempre trasmesso ansia e spavento. A conti fatti, era una paura infondata viste le conseguenze, di solito senza vittime e senza crolli. Questo fino al marzo del 2011, quando la terra nipponica è stata stravolta da un sisma di magnitudo 9 della scala Richter, a cui ha fatto seguito un disastro di dimensioni spaventose.
Dall'oceano si è abbattuta, nei pressi di Sendai, un'onda anomala di circa 10 metri, radendo al suolo interi villaggi. Decine di migliaia di morti, paesi distrutti, treni dispersi, l'asse della Terra spostato di dieci centimetri e, come se non bastasse, problemi anche alle centrali nucleari, in particolare in quella di Fukushima, dove non si riesce a raffreddare i reattori. E mentre si innalzano i livelli di radioattività nell'aria, dovuti soprattutto alle diverse esplosioni della centrale stessa, l'Europa si interroga sul futuro di questa energia. La Merkel, pur continuando a sostenere l'energia nucleare, fa chiudere alcune centrali per verificarne la sicurezza. E da noi in Italia? I sostenitori dell'energia nucleare, governo compreso, non solo minimizzano, ma ribadiscono: nessun ripensamento.
Seguono una raffica di dichiarazioni, a tratti anche ridicole. Si va avanti con il progetto perché la nostra tecnologia è più avanzata di quella nipponica. Ma come? Ma non era il Giappone il paese tecnologicamente più avanzato del mondo? Andiamo avanti perché il nucleare è sicuro. Ma come? E le esplosioni delle centrali? Il nucleare è l'unica risposta alla crisi energetica. E le energie rinnovabili? Ai telegiornali si sentono politici che ripetono filastrocche a memoria, omettendo sempre due questioni fondamentali. La prima: perché tornare al nucleare quando nel 1987 il popolo italiano si è espresso chiaramente contro nel referendum a tema? La seconda: dove vanno a finire le scorie? Come vengono smaltite? Che danni generano all'ambiente? Scena muta, si cambiano argomento, punto di vista, angolazione della domanda.
E mentre sono convinta che il geologo Mario Tozzi abbia perfettamente ragione quando dichiara che "la politica farebbe meglio a stare zitta", non posso non pensare al Giappone e alla sua gente. Ora più che mai visitare la terra nipponica è improponibile, ma quell'antico fascino e quel segreto affetto continuano a vivere in me. Un nuovo incubo dopo quello del dopoguerra ha scosso la terra del sol levante, ma sono sicura che anche stavolta questo popolo ne uscirà fuori con grande dignità. Fino ad allora, oltre a esprimere solidarietà, posso solo dire: resisti, Giappone! ☺
Fin da piccola ho sempre guardato quel paese con occhio curioso. Mi affascinava come la tradizione si mescolasse armoniosamente con la modernità. Man mano la mia curiosità è cresciuta sempre più, nutrita da quell'antico affetto che ogni bambino segretamente coltiva dentro sé, frutto di una profonda gratitudine verso quel paese lontano per averci regalato i migliori cartoni animati del mondo.
Il fascino del Giappone per me si riassume in diversi nomi: bonsai, manga, sushi, onigiri, kimono, okonomiyaki, sashimi, Banana Yoshimoto, samurai, geisha, kendo, karate, i giardini zen… Quel mondo così diverso e così particolare mi ha sempre incuriosita e la voglia di visitare quella terra non ha fatto che aumentare negli anni. Gli unici ostacoli che finora mi hanno impedito di metterci piede sono due. Uno di carattere meramente economico – si può dire ogni cosa sul Giappone tranne che sia un posto per tutte le tasche – l'altro di carattere puramente fobico: ho una grande paura dei terremoti.
Quando nei nostri telegiornali scorrevano le immagini dei terremoti giapponesi, mi venivano i brividi per l'intensità di quelle scosse e, allo stesso tempo, ammiravo la calma con la quale la popolazione locale li affrontava, in un misto di abitudine, rassegnazione e grande razionalità. Vedere i loro grattacieli barcollare come navi durante una mareggiata, mi ha sempre trasmesso ansia e spavento. A conti fatti, era una paura infondata viste le conseguenze, di solito senza vittime e senza crolli. Questo fino al marzo del 2011, quando la terra nipponica è stata stravolta da un sisma di magnitudo 9 della scala Richter, a cui ha fatto seguito un disastro di dimensioni spaventose.
Dall'oceano si è abbattuta, nei pressi di Sendai, un'onda anomala di circa 10 metri, radendo al suolo interi villaggi. Decine di migliaia di morti, paesi distrutti, treni dispersi, l'asse della Terra spostato di dieci centimetri e, come se non bastasse, problemi anche alle centrali nucleari, in particolare in quella di Fukushima, dove non si riesce a raffreddare i reattori. E mentre si innalzano i livelli di radioattività nell'aria, dovuti soprattutto alle diverse esplosioni della centrale stessa, l'Europa si interroga sul futuro di questa energia. La Merkel, pur continuando a sostenere l'energia nucleare, fa chiudere alcune centrali per verificarne la sicurezza. E da noi in Italia? I sostenitori dell'energia nucleare, governo compreso, non solo minimizzano, ma ribadiscono: nessun ripensamento.
Seguono una raffica di dichiarazioni, a tratti anche ridicole. Si va avanti con il progetto perché la nostra tecnologia è più avanzata di quella nipponica. Ma come? Ma non era il Giappone il paese tecnologicamente più avanzato del mondo? Andiamo avanti perché il nucleare è sicuro. Ma come? E le esplosioni delle centrali? Il nucleare è l'unica risposta alla crisi energetica. E le energie rinnovabili? Ai telegiornali si sentono politici che ripetono filastrocche a memoria, omettendo sempre due questioni fondamentali. La prima: perché tornare al nucleare quando nel 1987 il popolo italiano si è espresso chiaramente contro nel referendum a tema? La seconda: dove vanno a finire le scorie? Come vengono smaltite? Che danni generano all'ambiente? Scena muta, si cambiano argomento, punto di vista, angolazione della domanda.
E mentre sono convinta che il geologo Mario Tozzi abbia perfettamente ragione quando dichiara che "la politica farebbe meglio a stare zitta", non posso non pensare al Giappone e alla sua gente. Ora più che mai visitare la terra nipponica è improponibile, ma quell'antico fascino e quel segreto affetto continuano a vivere in me. Un nuovo incubo dopo quello del dopoguerra ha scosso la terra del sol levante, ma sono sicura che anche stavolta questo popolo ne uscirà fuori con grande dignità. Fino ad allora, oltre a esprimere solidarietà, posso solo dire: resisti, Giappone! ☺
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