
Sanità, un affare per pochi
“Perché la sanità molisana è commissariata da 14 anni? E perché il nostro debito sanitario cresce senza sosta, mentre i servizi si riducono?” Con queste due semplici domande il capogruppo del Movimento 5stelle in consiglio regionale ha lanciato un approfondimento sulla sanità regionale. Frutto di un lavoro di ricerca durato mesi, con decine di accessi agli atti. Ma, sinceramente, mi aspettavo avesse un’eco maggiore.
Invece, al di là della copertura mediatica imponente nel giorno del lancio, nessuno ne ha più parlato. Nessuno si è preso la briga di fare domande, di provare ad approfondire quanto denunciato. Questo, a mio modesto avviso, ci restituisce l’ immagine di un Molise dormiente, dove tutto viene accettato passivamente. Come a confermare quanto riportato nel famigerato dossier in cui si sceglieva il basso Molise come sede ideale per il rilancio del nucleare, perché la popolazione era poco incline alla protesta. Ma torniamo ai fatti che, almeno finora, non sono stati smentiti.
Oltre alla pessima gestione dei rapporti con i privati accreditati, sulla sanità molisana gravano tante inefficienze, dovute a gare d’appalto mai iniziate o mai concluse. Come accade ovunque, l’Azienda sanitaria molisana affida all’esterno anche i cosiddetti servizi ‘non sanitari’, tipo le pulizie e la mensa negli ospedali. Un giro d’affari totale di circa 40 milioni di euro l’anno. Una cifra che è lievitata di circa 10 milioni solo tra il 2015 e il 2019. Questa ghiotta torta è stata, per così dire, spartita tra un gruppo ristretto di aziende. In molti casi senza passare per una regolare gara d’appalto, ma tramite affidamento diretto. Con un contratto insomma. Tutti i contratti citati, tra le vecchie ASL e le ditte private, sono stati siglati tra gli anni ‘90 e i primi 2000. Solo per l’ospedale Cardarelli, denuncia Greco, c’è stata una regolare gara, sebbene prorogata per dieci anni, una volta scaduti i nove del contratto originario. Dunque, stando alle carte in possesso dei 5stelle, tutti gli affidamenti sono “scaduti da decenni, in barba a tutte le leggi in materia di appalti pubblici”.
Fa impressione leggere quei documenti, molti scansionati da cartacei ingialliti dal tempo, che riportano i prezzi in lire. Ovviamente i costi sono stati adeguati col passare degli anni, ma non ci sono evidenze di procedure regolari, ovvero di gare d’appalto. Tutto questo è avvenuto nel silenzio più totale, almeno fino al recentissimo intervento della Consip, che ha riguardato però il solo servizio di pulizia. Fa specie anche ritrovare sempre gli stessi nomi, di aziende che operano da decenni – bene o male non sta a noi stabilirlo – su tutto il territorio regionale. Aziende che, è bene rimarcarlo, danno da vivere a tantissime famiglie e che, fino a prova contraria, hanno agito in buona fede. Ma il punto è un altro.
Se la Legge stabilisce che la proroga di un contratto stipulato tra il pubblico e il fornitore privato debba essere un’eccezione, c’è un motivo. Se, per legge, il decisore pubblico deve passare necessariamente per una gara d’appalto, c’è una ragione valida. Una regolare gara ad evidenza pubblica serve a garantire la regolarità delle procedure, ma anche il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività. Serve a non prestare il fianco ad opachi sistemi clientelari, dove il politico di turno potrebbe garantire ricche commesse alle ditte “amiche”, magari in cambio dei voti dei loro dipendenti, quasi sempre assunti in cooperative. Sono giochetti noti in Italia, ma altrove sembrano destare interesse, suscitare scandali. In Molise no. In Molise la proroga di un contratto senza gara non sembra essere l’eccezione, quanto piuttosto la regola. E nessuno parla, nessuno s’indigna.
Chiariamoci, questo non è un j’accuse all’attuale governo regionale o all’ASREM, che hanno ereditato un problema annoso. Né un attacco bolscevico all’imprenditoria privata, che potrebbe anche essere impeccabile, per quanto ne sappiamo. Vuole piuttosto essere un umile appello ai molisani: informatevi, adiratevi, rifiutate di accettare come “normale” ogni sorta di clientelismo, reale o anche solo potenziale. Il Molise è una terra bellissima, ma intrappolata nella sindrome di Cenerentola, che non può farcela senza chiedere un “piacere” alla fatina. E allora i molisani rientreranno sempre a casa a piedi scalzi, visto che la carrozza si sarà ormai tramutata in zucca.☺