satyagraha
17 Aprile 2010 Share

satyagraha

 

Non c’è trasformista più abile

né mago più prestigioso del bosco.

M’incanta con filtri di foglie,

di bacche, di pioggia, di raggi,

di stagioni che ruotano pian piano…

L’inverno stanotte ha dato battaglia

tra fischi e scoppi e raffiche di neve.

Ora un’alba sì timida s’affaccia

sull’algido scialbo scenario

che sembra volere ritrarsi

in cieli più sereni e portar via

con sé la speranza umiliata.

Gli alberi hanno un’aria smarrita, come

soldati sconfitti che scendono il colle

l’uno all’altro stretti: è alta la neve

e dura al passo di chi non anela

ad altro che a fuggire dal dolore

d’aver ucciso. Alla neve abbandonano

l’orribile peso delle armi.

Ma ecco spuntare l’aurora

e ravvivarsi la speranza audace.

Alla nuova luce s’anima il bosco

di ben altri guerrieri: monaci

in vermiglie tuniche, oranti,

nudi i piedi, le scodelle dell’obolo

rovesciate… La povertà

si fa compassione, arma la preghiera,

lotta la contemplazione e il bosco

tempio della  satyagraha.

Ester

 

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