
Scelte inderogabili
Scrivere mentre è in forse la vita di papa Francesco è cosa che mi riesce difficile. Non riesco ad immaginare questo nostro mondo senza la presenza di papa Bergoglio, meglio lo immagino con grande preoccupazione.
Questo Papa è umano, è un Papa che ha vissuto le sofferenze, le disgrazie e le speranze della nostra epoca, un Pontefice che ha sempre rappresentato e sostenuto le ragioni dei più deboli, che ha dato razionalità e sentimento all’ecologia inte- grale, che ha posto al centro del vivere sociale “la cura della casa comune”. Non solo, un Papa che ha denunciato con chiarezza l’arbitrio e gli abusi del potere e dei potenti, che non ha avuto indulgenza nei confronti di quel consumismo che è divenuto un totem delle nostre società.
È difficile non smarrirsi di fronte all’idea che papa Francesco possa non essere più un nostro compagno di viaggio nel complicato cammino delle nostre vite. Eppure, come recita un antico canto di lotta, “fischia il vento, urla la bufera eppure bisogna andare”.
L’aspetto più evidente di questi nostri tempi è il disvelamento della brutalità del sistema, il manifestarsi di quelle verità che spesso il potere ha abilmente occultato. La vittoria di Trump almeno un merito l’ha: quello di aver reso il re nudo, di aver posto fine al balletto delle menzogne e delle doppie verità. La coppia Musk-Trump non si preoccupa di celare le proprie vergogne.
La prima delle quali è la penosa vicenda Ucraina. Noi – la comunità de la fonte – da sempre sosteniamo la necessità di una soluzione politica, diplomatica, delle amare contraddizioni che la guerra fredda ci ha lasciato in eredità e l’Ucraina è una di quelle. Il nazista battaglione Azov che massacrava i russofoni ucraini del Donbass sono l’altra faccia dell’invasione russa, due facce di una stessa medaglia che sarebbe dovuta andare rapidamente fuori corso nella storia. Così non è stato, così non si è voluto fare, e l’amministrazione americana di ciò porta enormi responsabilità. Una politica, quella americana che ieri era ispirata da una chiara strategia, ovvero indebolire e isolare la Russia, affogare il can che stava affogando. Gorbacev fu la prima vittima illustre di quella strategia e la guerra in Ucraina è figlia della stessa logica.
Con l’elezione di Trump sono cambiate le priorità americane, l’obiettivo numero uno è divenuta la Cina, e la Russia paradossalmente può divenire un possibile alleato. L’Ucraina viene abbandonata al suo destino così come fu per l’Afghanistan e per l’Iraq. Per Trump e per gli americani la libertà e la democrazia sono foglie di fico che nascondono ben altri interessi.
La seconda vergogna è la tragica vicenda palestinese. Qui i protagonisti sono molti: Netanyahu e il governo israeliano, i coloni che imperversano in Cisgiordania, l’amministrazione americana, gli stessi governi arabi, l’avventurismo cieco e macabro di Hamas. In molti portano sulle spalle la responsabilità dei 50.000 morti palestinesi, la distruzione di Gaza, le scorribande criminose dei coloni israeliani in Cisgiordania. Anche in questo caso Trump rivela senza infingimenti la natura profonda dell’animus americano. Non bastano le migliaia di morti e la distruzione di un territorio, l’opera deve essere compiuta senza alcun pudore, senza le titubanze di Biden e le accortezze della diplomazia. Il messaggio del nuovo presidente americano è chiaro: i Palestinesi vanno deportati in Egitto e in Giordania e Gaza va trasformata in uno splendido resort.
La terza vergogna è l’Europa. Come nel film di Brian de Palma, l’Europa è il fantasma del palcoscenico e come “lo ciuccio in mezzo ai suoni” gli europei non sanno cosa dire e fare.
Non c’è fatto di grande importanza, dall’Ucraina al Medio Oriente, sul quale l’Europa manifesti un pensiero, una volontà, una strategia d’intervento. L’Europa conferma con il suo vuoto politico e culturale di essere ridotta sempre più ad una semplice “espressione geografica”. La sola cosa sulla quale gli europei avevano manifestato una certa vitalità e lungimiranza, ovvero le misure economiche ed ambientali per contrastare il cambiamento climatico, si stanno rivelando giorno dopo giorno un flatus vocis, parole al vento.
Il quadro che si presenta è molto preoccupante, eppur tuttavia non mancano contraddizioni e possibilità per tenere aperta una prospettiva democratica e di sinistra. Perché ciò sia possibile sono necessarie scelte non più derogabili: chiudere la stagione dei tatticismi e dei politicismi. Recuperare quei valori dell’umanesimo che partirono da Firenze e finirono per contagiare l’intera Europa. Ritrovare quel filo solido della nostra storia recente che tiene insieme i valori della democrazia e dei grandi diritti sociali. Utilizzare le nuove rivoluzioni tecnologiche come linfa vitale di una civiltà che abbia al centro l’eguaglianza, il bene comune e la partecipazione sociale. Infine dell’antica Roma dobbiamo riprendere non quel saluto adottato da fascisti e nazisti, ma la straordinaria lungimiranza romana nell’integrare genti, razze e popoli diversi.
L’Europa ha nelle sue radici, nella sua storia lunga tutte le energie per contribuire ad un nuovo Rinascimento nel mondo, e in questa rivoluzione, perché tale è, il pontificato di papa Francesco, il suo insegnamento, il suo coraggio possono esserci di grande aiuto.☺